Tre donne di Seminara nell’olimpo dell’olivicultura Prestigioso riconoscimento per l’azienda agricola delle sorelle Garzo alla quarta edizione del contest oleario internazionale “Evo Iooc”
SEMINARA – Prestigioso riconoscimento per l’azienda agricola delle sorelle Consuelo, Alessia e Maria Rosa Garzo alla quarta edizione del contest oleario internazionale “Evo IOOC” svoltosi nei giorni scorsi a Palmi. Il concorso, presieduto dal calabrese Antonio Giuseppe Lauro, si distingue nel panorama mondiale dell’olio extravergine di oliva di qualità, visto che, sin dal primo anno, è stato inserito dalla WREVOO (World Ranking Extra Virgin Olive Oil) tra i primi cinque più importanti concorsi internazionali dedicati all’olio extravergine di oliva. L’azienda familiare gestita dalle tre donne seminaresi, oltre a ricevere tre medaglie d’oro e trovarsi con ben due oli tra i cinque finalisti per le best in class (premi assoluti) selezionati tra più di 430 campioni in concorso, ha conquistato il prestigioso special award “Gaetano Avallone Best Italian monovarietal” con il loro prodotto di punta: l’olio Dolciterre Monocultivar di ottobratica. L’impegno in azienda delle tre sorelle Garzo, che ereditano dal padre la grande passione per questo antico mestiere, inizia nel 2008 ed è subito caratterizzato da grande dinamismo e innovazione. Consapevoli del grande valore storico e culturale che ha l’olivicoltura in Calabria e, soprattutto, a Seminara non rinunciano all’innovazione iniziando un percorso di crescita, di formazione e di miglioramento agronomico e tecnologico finalizzato al raggiungimento di un livello qualitativo del prodotto sempre più alto.
La loro missione aziendale è e continua ad essere quella della valorizzazione delle cultivar autoctone, convinte fermamente che il ruolo cruciale che oggi deve avere l’agricoltura è quello di preservare il grande patrimonio di biodiversita di cui il territorio è ricchissimo. La cura meticolosa degli olivi secolari, l’espressione fortemente identitaria dei loro oli, le pratiche agronomiche sostenibili con cui l’azienda agricola viene condotta hanno inoltre consentito alle sorelle Garzo di superare i rigidi protocolli previsti per l’ottenimento del presidio nazionale Slow Food per la varietà ottobratica. I Presìdi Slow Food sostengono le piccole produzioni tradizionali che rischiano di scomparire, valorizzano territori, recuperano antichi mestieri e tecniche di lavorazione, salvano dall’estinzione razze autoctone e varietà di ortaggi e frutta. I Presidi Slow Food dell’olio, grazie ai livelli di eccellenza raggiunti vengono esportati in tutto il mondo e sono presenti sulle tavole dei più importanti gourmane. Gli oli delle sorelle Garzo riconosciuti con il brand , molto evocativo, Dolciterre, da anni conquistano il podio dei più importanti concorsi anche in annate non particolarmente facili come questa appena trascorsa, a dimostrazione che l’impegno, la passione per un mestiere e la ricerca dell’alta qualità portano al raggiungimento dei risultati.
“Anni fa, forse come reazione al grande vuoto che si prova quando un genitore ci lascia ho cominciato questa avventura convincendo le mie sorelle e lasciando la professione per cui avevo studiato per tornare alla terra -racconta Consuelo-. Quando si parla di terra si contemplano i sacrifici, la costanza, la pazienza, le ricompense ma anche il senso di impotenza di fronte a fenomeni incontrollabili che vanificando gli sforzi e, spesso, non si curano della fatica e dell’impegno. La terra è tutto questo ma, soprattutto, è la grande occasione di capire il suo senso più profondo, che comprendi solo quando ne stai a stretto contatto, che non ci appartiene perché siamo noi ad appartenere alla terra. Siamo dei devoti custodi con il compito di tramandarla. Mi viene in mente una frase della bellissima lettera che nel 1854 scrive il capo indiano Seattle al presidente USA che si offrì di acquistare una parte del territorio indiano con l’impegno di istituirvi una riserva: “noi siamo una parte della terra e la terra fa parte di noi” ancora oggi -conclude- è considerata la più profonda dichiarazione mai fatta sull’ambiente”.