Truffa ai danni dello Stato ed infiltrazione mafiosa, confiscati beni a società operante al porto di Gioia Tauro Provvedimento eseguito dai Finanzieri del Gruppo di Gioia Tauro
I Finanzieri del Gruppo di Gioia Tauro hanno eseguito – su ordine della Procura della Repubblica di Palmi – un provvedimento di confisca per equivalente disposto con sentenza del Tribunale alla stessa sede a carico della società “Il Corriere Group S.r.l.”, condannata per responsabilità amministrativa da reato in relazione al delitto di cui all’art. 640 bis C.P., per aver indebitamente percepito contributi di cui alla legge 488/1992, in misura pari a € 1.204.899,40, destinati alla realizzazione di uno stabilimento industriale nei pressi del porto di Gioia Tauro (RC).
Il provvedimento a carico della società è l’epilogo di una complessa indagine – a suo tempo coordinata dalla stessa Procura della Repubblica e sviluppata nell’ambito dell’azione di contrasto della Guardia di Finanza ai fenomeni delle frodi a danno del bilancio pubblico e delle infiltrazioni mafiose nelle imprese insediatesi nella zona del locale porto – che aveva consentito di individuare un sodalizio criminale dedito alla commissione di reati di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, bancarotta fraudolenta, frode fiscale continuata – posta in essere anche attraverso un vorticoso giro di fatture per operazioni inesistenti – e riciclaggio di proventi da attività illecita, neutralizzato attraverso l’applicazione di misure cautelari personali e patrimoniali reali a carico delle persone fisiche e giuridiche coinvolte nella vicenda, disposte con ordinanza a firma del G.I.P. dott. Fulfio ACCURSO ed eseguita in data 19.02.2014.
Le indagini esperite consentivano di acclarare, tra l’altro, che “socio occulto” della società Il Corriere Group S.r.l. era tale PEPÈ Domenico detto “Mimmo” – pregiudicato per il reato di cui all’art. 416-Bis C.P., in quanto ritenuto affiliato di rilievo delle cosche PIROMALLI / PESCE di Gioia Tauro e Rosarno -, famoso per essere stato, a suo tempo, protagonista nei tentativi di estorsione perpetrati dal medesimo ed altri, sotto la regia delle principali cosche della zona, ai danni della MEDCENTER CONTAINER TERMINAL S.p.a. (richiesta della famosa tangente di 1,5 dollari a container movimentato nel porto di Gioia Tauro).
Nella vicenda di cui trattasi risultavano coinvolti, tra gli altri, anche i figli di PEPÈ Domenico, i germani Ferdinando e Salvatore; quest’ultimo (PEPÈ Salvatore) era stato tratto in arresto in data 08.03.2011 per associazione mafiosa, nell’ambito dell’operazione “Crimine 2”, in quanto ritenuto affiliato alle cosche PIROMALLI – PESCE – OPPEDISANO. Nell’occasione, le manette ai polsi scattarono per CACCAMO Michele (classe 1959), PEPÈ Domenico (classe 1955), GUZZI Anna Maria (classe 1963), PEPÈ Ferdinando (classe 1984), PEPÈ Salvatore (classe 1985), CASTAGNA Rocco (classe 1967). Il provvedimento di confisca odierno, eseguito mediante acquisizione al patrimonio dello stato dell’immobile / capannone industriale a suo tempo oggetto dei finanziamenti accertati quali indebitamente percepiti, costituisce un’ulteriore conferma dell’efficacia dell’azione dello Stato a contrasto della criminalità economico-finanziaria e mafiosa.