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Tutti a nanna senza Carosello!

Tutti a nanna senza Carosello!

| Il 02, Mar 2011

La nostra scrittrice alle prese con il mestiere più difficile, quello dei genitori

di MIRELLA MARIA MICHIENZI

Tutti a nanna senza Carosello!

La nostra scrittrice alle prese con il mestiere più difficile, quello dei genitori

 

Gentile Direttore,

tempo fa, rimasi molto perplessa per un’ intervista, apparsa sul settimanale Grazia, che era intitolata “Tutti a nanna senza Carosello“.  La perplessità aumentò a dismisura quando lessi che l’intervistato era il direttore della pubblicità di un famoso marchio di abbigliamento, nonché docente universitario che si occupa di problematiche educative legate ai media.

Costui sosteneva che la pubblicità è così deleteria, da un punto di vista educativo, che aveva preferito non avere in casa la televisione. Al riguardo aveva scritto un libro intitolato: “La pubblicità non è cosa da bambini “,  La Scuola editrice – Brescia.

 Sia come pedagogista, sia come mamma, sento il bisogno di esprimere il mio assoluto dissenso alla suddetta soluzione che, poiché non trovo nessun aggettivo adeguato, definisco inqualificabile.

“Carosello “ non c’è più, ma non c’è più tutta una realtà sociale che c’era all’epoca di Carosello.

Tutto cambia. Il mondo cambia a volte in peggio, a volte in meglio. Tutto si trasforma per legge biologica (l’adulto diviene anziano, il bambino diviene adulto), ma si trasforma anche per “leggi tecnologiche” che investono ogni campo dello scibile.

La società risente di quest’ultimi cambiamenti e si deve adeguare per non essere considerata anacronistica.

La televisione, il computer, la playstation, il cellulare…, che hanno invaso il mondo, ci condizionano, ma ci creano anche dei vantaggi. Sta all’uomo non farsi condizionare a tal punto da divenire “uomo-macchina”.

Sono nate nuove forme di linguaggio: il linguaggio dei mass-media.

La scuola e, prima ancora, i genitori devono essere solerti ad affrontare queste nuove forme di comunicazione, onde saper adeguatamente indirizzare i bambini, i ragazzi, i giovani affinché la tecnologia non abbia mai il predominio sull’uomo.

Non è spegnendo la televisione, non è proibendo la televisione che si aiuta il bambino a crescere e ad affrontare ciò che lo attornia. Tra l’altro non bisogna dimenticare che c’è sempre accesa una televisione in casa degli amici e dei vicini. Le vie, poi, offrono uno spettacolo continuo di cartelli pubblicitari, anzi di maxi-cartelli.  Proprio chi cura la pubblicità di un famoso marchio se n’è dimenticato? Oppure pensa che dobbiamo far uscire i nostri figli con i paraocchi?

Un buon genitore non deve proibire e  “scantonare come si fa con argomenti che non vogliamo affrontare” (ho ripetuto le parole dell’intervista), ma deve stare a fianco dei propri figli e stimolare commenti, siano essi positivi che negativi.

Tenere la televisione spenta o non comprarla è soltanto una soluzione opportunistica…di comodo, che non costa nulla. E’ una soluzione troppo “facile”.  Il difficile è tenerla accesa e passare un certo tempo con i propri figli avendo, così, occasione e motivo di dialogo e di raffronto.

Divenire genitori non vuol dire “sparpagliare” spermatozoi per farli incontrare con ovociti, chiudendoli prima in un habitat e, poi, in un altro!

Rousseau, qualche secolo fa, decise di portare Emilio in campagna, lontano dalla società corruttrice! Ma fu una giusta scelta? Emilio non si trovò un bel giorno a vivere in una società in cui non si riconosceva, in cui si sentiva avulso, perché era stato educato anacronisticamente?

Non è scantonando che si risolvono i problemi, ma affrontandoli sin dall’ infanzia con una continua e vigile guida.

La famiglia e la scuola debbono educare , secondo i tempi, ad affrontare i tempi.

L’umanità dei bambini e dei ragazzi deve essere protetta e valorizzata facendola entrare consapevolmente nel contesto sociale, preparandola e fortificandola a fronteggiare i pericoli della società, siano essi il linguaggio dei mass-media, siano essi le droghe, siano essi “ il mondo del sesso”.

Dall’Editrice La Scuola, la cui rivista, Scuola Italiana Moderna, per i suoi contenuti pedagogici e didattici, è stata per decenni – e spero che ancora lo sia – un’ottima guida metodologica per la classe insegnante,  mi aspettavo ben altro.

Forse sarebbe stato più utile proporre e battersi per inserire nelle scuole un’adeguata educazione sessuale da parte di ginecologi; una giusta informazione sui pericoli delle droghe da parte di tossicologi; una corretta guida a saper decifrare il linguaggio dei mass-media da parte di pedagogisti.

Per queste mie idee, che ancora sono una chimera, proprio l’ editrice La Scuola, nell’Anno Internazionale dell’ Educazione, mi insignì, molti anni fa, del diploma di lode.

Mirella Maria Michienzi

redazione@approdonews.it