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TAURIANOVA (RC), MARTEDì 26 NOVEMBRE 2024

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Tutto è permesso anche se è vietato La morale e il paradosso della libertà nella riflessione di don Leonardo Manuli

Tutto è permesso anche se è vietato La morale e il paradosso della libertà nella riflessione di don Leonardo Manuli
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In quanto esseri morali siamo guidati nel nostro agire da criteri che chiamiamo valori, principi, terreno dove si realizza l’esperienza umana. Essi hanno qualcosa di oggettivo, un modo di essere nel mondo, in una cultura, in uno spazio e in un tempo. La condivisione attorno ad essi non sempre è unanime. Se ci sono dei principi o dei valori universalmente accettati, ad esempio, non uccidere, non rubare, che fanno parte della legge naturale, in continuità con il comandamento dell’amore, altri dipendono dal contesto culturale. Noi siamo esseri morali, abitiamo un corpo, anzi siamo corpo, siamo storia, siamo anima. Nella tradizione ecclesiale cattolica la vita non è solo corpo ma anche spirito, luogo di incontro con Dio: “l’ambivalenza del corpo non è che la cifra dell’ambiguità dell’esistenza, dove convivono e si manifestano libertà e dipendenza, scelta e situazione” (Persona, corpo, natura, G. Piana, Brescia 2016). Il corpo è possibilità e limite. Ha una sua simbolicità, ci si prende cura: viene esaltato quando è bello, forte e giovane; ad essere occultato quando è malato o privo di energie.

Si va in palestra, si va dall’estetista, si va dal medico, insomma ci si prende cura dei corpi. Siamo corpi viventi animati. Nella fede cristiana il corpo occupa un posto centrale (l’incarnazione, la risurrezione, l’umanità e la divinità di Cristo), unito allo spirito, unità sopraffatta dalla tentazione del dualismo corpo-anima. Anche la società mostra la sua ambiguità, la modernità vede la salvezza fuori dal corpo, il mondo virtuale può portare al disprezzo del corpo. Molti gesti sono animati dai nostri corpi, rimandano all’etica che ha come obiettivo la ricerca del bene possibile. Non sempre si consegue il fine per il ridimensionamento dell’etica, conseguenza che porta alla trivializzazione della sessualità e al disprezzo del corpo, oltre all’idea di una sua eternizzazione in una mentalità tecno-scientifica. Nella vita morale cristiana l’aspetto della sessualità indica l’amore e la cura del corpo, incarna la generosità del donarsi ma anche la sua fragilità.

Quest’ultima diviene un limite che si ha paura di abbracciare, nella malattia, nella disabilità, nella morte e in alcune scelte etiche che sfidano il senso comune. se da un lato il corpo ha delle potenzialità, dall’altro presenta delle vulnerabilità che soffrono di pregiudizi. La visione morale comune, nella complessità del nostro tempo, proclama il trionfo della libertà, senza riferimenti valoriali, etici, un paradosso in una società che non riesce a fare delle differenze e tende solo ad uniformare. La cultura attuale è ossessionata dal sesso, della superficialità in nome della libertà, di omofobia per chi si oppone alle unioni omosessuali, accusando la società e le istituzioni religiose non solo di anacronismo ma anche di discriminazioni e di pregiudizi.

L’esempio è quello inerente alle relazioni omosessuali, dove si tirano a volte in ballo una morale di divieti e di permessi, aumentando l’intolleranza e ponendosi sulla difensiva, in un tema che presenta la sua complessità. La morale cristiana non è un libro di regole, forma persone libere, considerando però il paradosso che la nostra società ha della libertà. Il teologo domenicano T. Radcliffe sostiene che esiste una doppia comprensione della libertà: d’indifferenza e d’eccellenza. La “prima” è quella che ci vede come individui solitari, consumatori, di fare ciò che si vuole. La libertà per “eccellenza”, è quella di realizzarsi, la libertà di essere, di diventare se stessi. Incentrata sulle virtù, questa si svolge in base a come ci si dona: questa è la libertà di amare” (Alla radice della libertà, Bologna 2018). Questa è una concezione più profonda della libertà, che rispetta le scelte individuali, anche se non si è d’accordo. È una visione adulta e mostra che siamo individui in comunità e la moralità non è “devi” e “non devi” ma l’essere in continua crescita.