I batteri antibiotico-resistenti sono in aumento in tutto il mondo. Insieme ad essi
cresce la preoccupazione per le malattie batteriche, che diventano difficili o addirittura
impossibili da trattare. Causano “25’000 decessi l’anno, spese sanitarie e perdite
di produttività per 1,5 miliardi di euro” e “entro il 2050 potrebbero uccidere una
persona ogni tre secondi, “più del cancro”. La resistenza agli antibiotici, dunque,
è una “minaccia globale”. Lo sostengono i commissari Ue alla salute e alla ricerca,
Vytenis Andriukaitis e Carlos Moedas, nel decimo anniversario della Giornata europea
degli antibiotici. I commissari hanno ricordato i progressi compiuti dal piano d’azione
Ue per contrastare il fenomeno, con linee guida sull’uso prudente degli antimicrobici
in medicina umana, l’iniziativa comune sulle infezioni associate all’assistenza sanitaria
che coinvolge 28 paesi, e la costruzione da parte di 3 agenzie europee (Ecdc, Efsa
e Ema) di indicatori affinché Ue e Stati membri possano misurare progressi e carenze
nella lotta all’antibiotico-resistenza. Vedersi prescrivere una cura di antibiotici
della durata di cinque giorni, stare bene dopo tre e interromperla. Oppure andare
a ripescare le pastiglie avanzate dall’ultimo grave mal di gola per darle a nostro
figlio che ha sintomi simili. Sembrano comportamenti innocui, osserva Giovanni D’Agata,
presidente dello “Sportello dei Diritti, ma stanno rendendo noi stessi e il
resto dell’umanità molto più vulnerabili. Favoriscono infatti il fenomeno della
resistenza agli antibiotici, ovvero la capacità dei batteri di imparare a difendersi
da questi medicamenti per esempio dopo una cura non completata. L’appello, infine,
è a un uso “mirato” di questi medicamenti.