Uil Calabria, La proroga della scadenza del Durc è un pugno in faccia Ma non solo. Questa scelta, che va nettamente in contrasto con quanto pattuito dalle Segreterie nazionali di FenealUill, Filca-Cisl e Fillea-Cgil con i ministri Catalfo e De Micheli, finisce per riverberare i suoi effetti nefasti anche sulle imprese
La proroga della scadenza del Durc, varata dalla Commissione bilancio alla Camera, è un pugno in faccia ai lavoratori del settore edile, maestranze che, in un periodo non certo roseo per l’economia del settore, rischiano di non vedersi riconosciuti i loro diritti essenziali.
Ma non solo. Questa scelta, che va nettamente in contrasto con quanto pattuito dalle Segreterie nazionali di FenealUill, Filca-Cisl e Fillea-Cgil con i ministri Catalfo e De Micheli, finisce per riverberare i suoi effetti nefasti anche sulle imprese, quelle imprese sane che, da sempre, si sono mosse nel rispetto delle regole, finendo, invece, per favorire i caporali e le aziende scorrette.
Le conseguenze dell’abolizione del comma 1 dell’articolo 81 del Decreto Rilancio sono paradossali e pericolose: un’impresa edile, infatti, risulta regolare e può lavorare fino a fine anno senza pagare i contributi Inps, Inail e gli accantonamenti in Cassa edile (ferie, permessi, ratei di tredicesima). Può addirittura tenere i lavoratori in nero ma partecipare ad appalti pubblici e beneficiare di incentivi.
Un’azienda che nasce oggi, invece, potrebbe lavorare senza aver mai pagato un contributo e risultare regolare, al pari di chi invece fa impresa seriamente pagando i lavoratori e rispettando leggi e contratti.
Con un tratto di penna, irresponsabilmente, si rischia di cancellare anni di lotta al lavoro nero, all’illegalità, allo strapotere delle mafie. Con un tratto di penna si cancella l’impegno del Governo che, davanti ai rappresentanti delle Organizzazioni sindacali di categoria, aveva assicurato un rafforzamento del Durc e degli strumenti di contrasto alla piaga del lavoro nero.
Come è facilmente intuibile, poi, questa decisione applicata al mercato del lavoro edile calabrese rappresenta un colpo mortale alle speranze di normalizzazione di un settore, storicamente, contrassegnato dal mancato rispetto delle regole, dalle lucrose ambizioni della criminalità organizzata e segnato da una crisi senza precedenti.
Per questo chiediamo al Governo di rispettare gli impegni presi e al Parlamento di rimediare alla scelta sciagurata appena compiuta.
Per le specificità rappresentante dalla Calabria, una terra ancora in attesa di infrastrutture in grado di rilanciarne l’economia e ridurre il gap con il resto del Paese, chiediamo alla deputazione parlamentare calabrese di attivarsi, da subito, per rimediare a questo errore e cancellare una norma che assesterebbe un colpo mortale al settore edile, ad un comparto che nella nostra regione ha subito un pesante tracollo ma che, pur sempre, rappresenta l’assett fondamentale dell’economia regionale. In caso contrario come Sindacato faremo sentire la nostra protesta in tutte le sedi e nelle piazze.