Un “branco” di imbecilli che sa parlare solo con la violenza Vibo, teatro di risate, applausi e la vergogna?
La coscienza civile e la cultura della legalità del rispetto, dovrebbero prendere il posto ancor prima delle manifestazioni e delle parate contro la mafia ed i suoi derivati. E come si dimostra sempre, senza alcuna legge etica, non ci potrà mai essere una società ma un “branco”. Lo stesso branco sorridente, imbecille e “acefalo” che, a Vibo Valentia l’altro giorno ha pestato violentemente e rapinato due coppie di giovani (tra i quali un minorenne), solo per il banale motivo di una mancata precedenza stradale e che gli stessi, ovvero gli “imbecilli violenti” perché di imbecilli si tratta, hanno recepito come uno “sgarro”. E quindi, legittimati ad inseguire questi ignari giovani (come loro), a picchiarli selvaggiamente e come se non bastasse rubarli e quindi privarli dei loro effetti personali.
Quattro giovani tra i 18 ed i 23 anni, vittime anch’essi di una società malata senza etica né cultura del rispetto sono stati arrestati (fortunatamente) dalle forze dell’ordine perché avvisati da questi altrettanto giovani, vittime della carenza culturale di loro coetanei. Ma la cosa che più ci coglie inermi e basiti, è nelle loro facce gioiose e sorridenti nelle foto di rito durante gli arresti e pubblicati sulla stampa.
Si possono fare centinaia di convegno, incontri, dibattiti ed interventi sociologici e criminologi (questi oramai c’entrano dappertutto), ma la sostanza non cambia, finchè non si cura la società da un male in metastasi qual è la prepotenza. Per fare posto all’educazione civica che i genitori stessi dovrebbero impartire come maestri di vita e di buon comportamento. Sicuramente non quello di “applaudire” quei figli o parenti, perché c’è stata una natura crudele con loro in quanto gli ha donato il seme dell’imbecillità e del non rispetto per la vita (degli altri ma anche della loro vita stessa). Le parole del questore Filippo Bonfiglio sono agghiaccianti, “Ridevano quando si trovavano in questura nel momento in cui incrociavano i loro sguardi”. Questa gente, dopo aver pestato violentemente dei giovani come loro, invece di pentirsene e piangere per quanto accaduto, come non avere nemmeno il coraggio di guardarsi allo specchio, ridevano cazzo! E i loro parenti (più imbecilli di loro), applaudivano a questo “eroico gesto” dei loro congiunti invece di prenderli a calci in culo, almeno nei prossimi dieci anni per quello che hanno combinato (sic!).
Certo poi, quando leggi dai siti giornalistici che, agli arrestati (imbecilli ridenti ed applauditi), a seguito di perquisizioni la squadra Mobile guidata dal vicedirigente Marco De Bartolis, vengono rinvenuti “in un’auto abbandonata 350 grammi di droga, munizioni per pistola cal 7,65, cartucce per fucile, mentre altro stupefacente suddiviso in dosi”, allora alzi le mani e pensi, ma in che diavolo di società stiamo vivendo?
Oriana Fallaci in un suo libro scrisse questa frase che dovrebbe essere una sorta di esempio, ma anche di monito che desidero farla mia e dedicarla non a questi incoscienti che ridono, ma anche ai loro parenti, «Cultura significa anzitutto creare una coscienza civile, fare in modo che chi studia sia consapevole della dignità. L’uomo di cultura deve reagire a tutto ciò che è offesa alla sua dignità, alla sua coscienza. Altrimenti la cultura non serve a nulla».
E dire che quando si va in galera o si viene arrestati, o meglio si incorre in procedimenti giudiziari per reati di violenza, mafia ed altri crimini, non c’è nulla di cui rallegrasi o vantarsi: Perché i veri sentimenti, dovranno essere la vergogna ed il pentimento, almeno su questo come intelligenza ce la fate ad arrivarci? Su dai, non è così difficile!