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TAURIANOVA (RC), LUNEDì 16 DICEMBRE 2024

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Un calabrese ha scoperto il sensore che rileva il cancro Professore ordinario di fisica a Cleveland ha guidato il gruppo che ha scoperto l'importante funzione per scopi preventivi

Un calabrese ha scoperto il sensore che rileva il cancro Professore ordinario di fisica a Cleveland ha guidato il gruppo che ha scoperto l'importante funzione per scopi preventivi
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di Angela Galluccio e Maria Caterina Napoli 

Un sensore capace di rilevare il cancro ad uno stadio iniziale è la rivoluzionaria scoperta fatta dal team guidato dal calabrese Giuseppe Strangi. Originario di Cirò Marina, laureatosi e conseguito il dottorato di ricerca all’Università della Calabria, da quattro anni è professore ordinario di fisica a Cleveland. E’ ad Arcavacata che ha iniziato nel 2002 la sua attività, prima come postdoc e poi ricercatore. Nel 2011 per il fisico calabrese arriva la chiamata da Cleveland e dalla Case Western Reserve University, ateneo che vanta 200 anni di storia e una prestigiosa scuola di medicina, nel quale gli viene offerta la posizione di docente ordinario e la guida del “Nanoplasm Lab”, dove portare avanti ricerche, con il finanziamento del governo degli Stati Uniti, sulle nanotecnologie. Nel 2013 diviene membro dell’Istituto di Nanotecnologie del Cnr e riceve la chiamata diretta come professore associato dal Dipartimento di Fisica dell’Università della Calabria; entrambe le strutture – il Cnr e il Dipartimento di Fisica dell’Unical – hanno contribuito alla ricerca del “Nanoplasm Lab”, i cui risultati stanno avendo grande eco sulla stampa internazionale.

Strangi, però, non ama definirsi un cervello in fuga. Semmai un “brain in progress”. «La ricerca non si fa nel chiuso di un laboratorio. Si fa in ambito multidisciplinare – spiega – con collaborazioni internazionali, conference call e archivi condivisi. Fare ricerca non è come costruire un palazzo. Se tiro su un edificio a Cosenza, so che saranno i cosentini a trarne beneficio. Nei laboratori di ricerca si costruisce invece per l’umanità intera. Io costruisco là dove le condizioni me lo permettono, sapendo che i risultati raggiunti non si fermano davanti ai confini geografici. Non sono legato ad un posto, sono legato ad un’idea».
E dopo tre anni e mezzo di studio il gruppo di ricerca ha sviluppato un sensore capace di rilevare il cancro ad uno stadio iniziale, un milione di volte più efficace delle tecnologie al momento disponibili: «Al nostro laboratorio era stato chiesto di abbattere dei limiti fisici per individuare le molecole che il cancro secerne già in una fase iniziale e arrivare così ad una diagnosi precoce della malattia. Abbiamo studiato la barriera, individuato la strategia migliore per superarla e disegnato le proprietà che ci avrebbero consentito di abbatterla. Il sensore è stato realizzato da zero, perché non esiste nulla di simile in natura, utilizzando – spiega Strangi – metamateriali nanostrutturati con particolari proprietà ottiche». Il sensore è stato testato per ora sul cancro alla prostata e verrà sperimentato sui tumori del pancreas e del colon-retto, i cosiddetti tumori silenti, o indolenti per usare la terminologia statunitense, tumori tra i più letali proprio per la difficoltà che presenta in questi casi la diagnosi precoce. «Stiamo seguendo i protocolli statunitensi, per poter arrivare alla sperimentazione clinica ma contiamo di poter estendere il lavoro anche all’Europa, per l’interesse che sta suscitando tra gli oncologi». A giugno della ricerca si discuterà anche in Calabria, a Cetraro, in occasione della NanoPlasm Conference, il congresso internazionale sulle nanotecnologie organizzato con cadenza biennale e presieduto dai professori Giuseppe Strangi, Roberto Bartolino, docente dell’Unical e dell’Accademia Nazionale dei Lincei, Antonio De Luca, docente Unical e coautore del progetto.