Image Image Image Image Image Image Image Image Image Image

TAURIANOVA (RC), VENERDì 22 NOVEMBRE 2024

Torna su

Torna su

 
 

Un giovane pachistano “richiedente asilo” si getta sui binari della stazione di Lecce Dramma della disperazione e della malaburocrazia

Un giovane pachistano “richiedente asilo” si getta sui binari della stazione di Lecce Dramma della disperazione e della malaburocrazia
Testo-
Testo+
Commenta
Stampa

Stazione di Lecce, una mattina tra le tante con le fila di disperati provenienti
da ogni parte del globo dove vi sono conflitti, carestie e crisi umanitarie. Un ragazzo
di meno di quarant’anni dalla pelle olivastra, si sdraia sui binari non appena inizia
a prendere la sua corsa il treno dei migranti italiani, quel Lecce – Torino che da
decenni porta i nostri connazionali nell'(ex) ricco Nord, e quasi in trans si lascia
dilaniare. Una scena orribile e straziante. L’ennesima tragedia della disperazione
di un migrante scappato dalla propria terra, dalle persecuzioni cui potrebbe o é
stato sottoposto alla ricerca di una speranza in Europa, non in Italia, che come
più volte abbiamo ripetuto é rimasta solo terra di transito e ponte verso altre
mete migliori, per dimostrare che ciò che una parte della politica xenofoba e populistica
agita come spauracchio, non sussiste. Non é possibile invogliare una guerra tra
poveri che non dovrebbe esistere perché chi giunge nel Belpaese, non lo fa per restare
e sfruttare il nostro sistema assistenziale a danno degli “indigeni”, ma per andare
a lavorare dove lavoro c’è e per sfuggire da guerre, povertà e fame spesso causate
dallo sfruttamento del mondo occidentale.Si scappa per inseguire un sogno e troppe
volte si muore o si decide di farla finita, come l’ultima vittima pachistana quasi
certamente esasperata dalle trafile che un richiedente asilo, quasi sempre legittimato
a chiederlo, é costretto e che lo costringono – nell’estenuante ed asfissiante attesa
di rientrare nei progetti Sprar, il sistema di protezione per richiedenti asilo e
rifugiati, che gli avrebbe consentito di sopravvivere – a fare nulla per ore, giorni,
ed anche mesi senza una dimora ed un pasto quotidiano. Rosi Bove D’Agata, responsabile
del settore immigrazione dello “Sportello dei Diritti [1] ” e dello Sportello Immigrazione
dell’ente “Provincia di Lecce” in un’intervista apparsa su una testata online, ha
voluto chiarire cosa sta accadendo: “Sono mesi che combattiamo per far rientrare
questi ragazzi nei progetti. Sono impossibilitati a lavorare e disperati, non hanno
la possibilità di sopravvivere. E’ un miracolo che non sia accaduto prima. In ospedale
c’è un altro ragazzo immigrato, mutilato, costantemente piantonato perché ha già
manifestato intenti suicidi. E noi cosa facciamo, continuiamo a temporeggiare? Al
momento la situazione è ingestibile, passano mesi prima che i richiedenti possano
ottenere anche solo il cedolino che attesta la regolarizzazione in corso, che consente
l’accesso alle strutture di accoglienza. A questo punto sono intenzionata ad andare
fino in fondo per non permettere più che succedano tragedie simili, se è il caso
presenterò un esposto in Procura per far capire a chi di dovere che non si può
giocare con la vita delle persone.”.Precisiamo e ribadiamo, evidenzia Giovanni D’Agata
presidente dello “Sportello dei Diritti [2]”che non é colpa degli uffici locali
delle istituzioni come Questura e Prefettura deputate a smaltire l’enorme mole di
lavoro e di adempimenti burocratici richiesti dalle difficili procedure in materia,
ma delle limitate risorse anche in termine di capitale umano messe a disposizione
dall’Italia che sta dimostrando sempre più la scarsa voce che ha nel resto d’Europa
e a livello internazionale per affrontare i flussi immigratori massicci cui siamo
abituati da tempo.