Una buona notizia per i pazienti oncologici Pubblicato uno degli studi più innovativi nel trattamento del tumore polmonare non a piccole cellule
Cari lettori, una buona notizia per i nostri pazienti oncologici. Oggi, sulla prestigiosa rivista New England Journal of Medicine, è stato pubblicato uno degli studi più innovativi nel trattamento del tumore polmonare non a piccole cellule (NSCLC). Il fumo di sigarette è senza dubbio il più rilevante fattore di rischio per l’insorgenza di un carcinoma del polmone: ad esso, infatti, è attribuibile l’85-90% di tutti i tumori polmonari. Come dimostrato da importanti studi epidemiologici, il rischio aumenta con il numero delle sigarette fumate e con la durata dell’abitudine al fumo. Il rischio relativo dei fumatori rispetto ai non fumatori è aumentato di circa 14 volte, e aumenta ulteriormente sino a 20 volte nei forti fumatori (oltre le 20 sigarette al giorno). Importanti studi hanno anche dimostrato che la sospensione del fumo di sigarette, anche dopo molti anni di fumo, produce nel tempo una forte riduzione del rischio.
Molti pazienti alla diagnosi hanno tumori polmonari non aggredibili chirurgicamente. Lo standard di cura è quello di trattare il tumore con radioterapia e chemioterapia. Quasi tutti i pazienti dopo tale trattamento hanno una progressione (crescita) della malattia. Lo studio PACIFIC ha incluso pazienti con NSCLC trattati con chemioterapia e radioterapia. Coloro che non hanno avuto una progressione del tumore durante la terapia sono stati casualmente assegnati (randomizzati) a 2 gruppi di terapia: 1) Terapia con durvalumab per un anno (un inibitore di PDL1: anti–programmed death ligand 1 antibody); 2) terapia con placebo (sostanza priva di principio attivo) per un anno. Dei 713 pazienti inclusi nello studio 473 hanno ricevuto durvalumab e 236 placebo. La sopravvivenza libera da progressione, ovvero il tempo di controllo della malattia, è stato di 16.8 mesi nei pazienti trattati con durvalumab e di 5.6 mesi nei pazienti trattati con il placebo.
Come funziona l’immunoterapia nei tumori? Il nostro sistema immunitario è programmato per riconoscere come “nemico” qualsiasi “invasore” che abbia contatto con il nostro organismo: batteri, virus, miceti ed ovviamente le cellule tumorali. I tumori sviluppano meccanismi di “mimetizzazione”, non si fanno riconoscere dal sistema immunitario e disattivano i meccanismi di sorveglianza, di fatto neutralizzano i check-point, i punti di controllo del sistema immunitario! Un check-point per definizione è un posto di controllo: se il sistema immunitario riconosce il nemico lo neutralizza e lo uccide.
La capacità dei tumori è quella di disattivare i check-point del sistema immunitario, crescendo quindi in modo incontrollato ed invadendo per via ematica gli altri organi. Esistono molti check-point: CTLA-4, PD-1, PDL-1, LAG3, GITR. Ognuno di loro ha una missione specifica, tutti hanno quella di regolare l’attivazione del sistema immunitario in modo equilibrato: armare i linfociti per eliminare ed uccidere le cellule tumorali quando serve, spegnere la risposta immunologica per evitare danni da fuoco amico, quando non serve. Il durvalumab fa parte di una nuova generazione di farmaci che riattiva il sistema immunitario contro il tumore, armando i linfociti che attaccano (i linfociti citotossici) e diminuendo il numero dei linfociti sentinella (i linfociti regolatori). Questi farmaci sono una rivoluzione nella cura dei tumori.
E’ una nuova classe di farmaci (gli inibitori degli immune-checkpoint: durvalumab, nivolumab, pembrolizumab, atezolizumab) che non attaccano il tumore ma piuttosto riattivano il nostro sistema immunitario armandolo, consentendo di riconoscere il tumore come nemico e quindi di neutralizzarlo e bloccarne crescita ed evoluzione. Questi farmaci, quando attivano in modo costante e permanente il sistema immunitario, possono indurre come effetti collaterali delle reazioni auto-immuni, ovvero i nostri organi sani (cute, intestino, tiroide, polmoni) sono colpiti dal fuoco amico del nostro sistema immunitario.
L’immunoterapia negli ultimi anni ha rivoluzionato la cura di molti tumori solidi: melanomi, tumori polmonari non a piccole cellule, tumori renali, tumori della vescica e delle vie urinarie, linfomi, tumori solidi con instabilità dei microsatelliti, tumore di Merkel, tumori del distretto testa collo. E’ diventata realtà la lunga e tortuosa ricerca mirata a riattivare le nostre difese immunitarie per curare i tumori. Una tortuosa strada è ancora da percorrere: il nostro sistema immunitario è stato creato per prevenire l’insorgenza di infezioni o di tumori tramite il suo meccanismo di sorveglianza costante ed attiva. Il sogno sarà quello di avere dei vaccini che educhino il nostro sistema immunitario a riconoscere in anticipo qualsiasi cellula che può evolvere verso un tumore. I vaccini come prevenzione del cancro sono già realtà nei tumori della cervice uterina e molti studi sono in corso su altre patologie. Il futuro della medicina oncologica passerà dalla cura dei malati (sick-care) al prendersi cura dei soggetti sani perché non si ammalino (health-care).
(Studio: PACIFIC ClinicalTrials.gov number, NCT02125461, Referenza:
http://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa1709937?query=TOC )