Unioni civili, Andare oltre chiede incontro a sindaco Cittanova, Domenico Fonti: "Adottare una delibera come atto ufficiale"
In rete ho voluto diffondere un messaggio prendendo spunto delle due manifestazioni nazionali che si sono svolte a Roma. La prima qualche settimana fa, dove hanno partecipato migliaia di cittadini Italiani a favore di una legge che regolamentasse le unioni civili. La seconda manifestazione “family day” si è tenuta domenica scorsa ed hanno partecipato migliaia di famiglie. E’ un argomento, quello sulle unioni civili, che a mio avviso bisogna portare fuori dal terreno scivoloso e dei pregiudizi incrociati da parte di chi, assumendo un atteggiamento a difesa del progresso e dello “Stato Civile”, lamenta che la difesa della famiglia tradizionale sia una crociata religiosa più che una questione di carattere culturale, antropologico e sociale. Argomenti che per quanto possano essere di carattere nazionale, toccano la vicino la società, anzi, l’avvolgono fino a penetrare nelle nostre coscienze. Tutta via, bisogna affrontare tali argomenti lontano da pregiudizi.
Sono Cristiano per convinzione e Cattolico per tradizione, e siccome l’Italia non è uno Stato che si fonda sulla Teocrazia, ma, sulla Libertà e Democrazia, questi pregiudizi che i sostenitori delle “unioni civili” accusano sono più che strumentali. Allora ritengo che bisogna spostare l’argomento su un terreno Laico, lontano da pregiudizi incrociati, se realmente vogliamo trovare una sintesi ed una risposta. Non servono sociologi o presunti tali a farci capire che la società, fisiologicamente, è soggetta a mutamenti nel trascorrere del tempo. Basta essere cittadini attenti, inseriti nella nostra società che viviamo quotidianamente e capire che, se da un lato vi è l’esigenza di una legge che regoli le “unioni civili” attraverso leggi artificiali, dall’altra, c’è l’esigenza della maggior parte del popolo Italiano che chiede che, queste leggi tengano conto delle “leggi di natura” che non possiamo sottovalutare, insite nella natura stessa della società della quale la famiglia è pietra miliare, non creata dalle leggi artificiali dello Stato.
Su questo argomento sarebbe stato utile che la politica, che parla tanto di “partecipazione dei cittadini alla vita pubblica”, tranne che in alcuni casi per soddisfare gli egoismi dei “piccoli principini” di turno, si confrontasse con i cittadini attraverso forum locali e referendum popolare sia per dare la possibilità ad ognuno di esprimere la propria opinione e non solo, dare la possibilità ai noi cittadini di poter esercitare il “diritto alla sovranità” che in parte deleghiamo allo Stato e alle Istituzioni, i quali la esercitano sui cittadini attraverso le leggi. Dunque, su temi così delicati, sarebbe stato opportuno che il governo, i loghi di rappresentanza nazionale, ascoltassero l’Italia e promulgassero una legge, quella sulle unioni civili, tenendo conto della volontà della maggioranza dei cittadini, questo significa partecipazione, questo significa realmente esercizio di una vera sovranità. Ed è proprio sulla partecipazione e sovranità, che lamento, anche da parte della politica locale, una presa di posizione a favore del confronto sociale.
Sia chiaro, in un epoca in cui si fa appello ai “diritti internazionali dell’uomo”, io faccio appello ai “diritti non negoziabili di un bambino” di poter vivere e crescere in una famiglia naturale con un padre ed una madre. Questa “legge artificiale” deve trovare una sincresia con la legge di natura, ma, soprattutto deve trovarla a livello sociale evitando contrapposizioni che non credo siano utili a garantire le pretese dell’una e dell’altra parte della nostra società nazionale che, in quanto tale, deve trovare una radice comune di identità e valori che siano anche espressione di leggi condivise. Va da se che i diritti che le cosi dette “coppie frutto dell’unione civile” siano differenti da quelli della famiglia tradizionale che in più rispetto a queste, dal punto di vista sociale ed antropologico, ha in più il vincolo di rispondere a dei doveri bene precisi con l’educazione dei figli con il supporto importante di tutti gli istituti scolastici. Dunque, il solco profondo, tra la natura della famiglia tradizionale ed il suo ruolo sociale e la coppia omosessuale non può essere colmato da una legge che deve distinguere e non pretendere di equiparare due mondi diversi dal punto di vista sociale.
E’ chiaro che questa sia una “legge specchietto per le allodole” a favore delle coppie omosessuali, altrimenti, dovrebbero spiegarmi le coppie eterosessuali che si richiamano a questa legge, e verso le quali non c’è alcun pregiudizio, il motivo per cui da un lato rinunciano ad assumere i vincoli nomali dal punto di vista legali di una famiglia tradizionale e dall’altro, rivendicano il diritto di poter essere equiparati con gli stessi vincoli ad una famiglia tradizionale. E’ un controsenso, considerato che la famiglia non deve essere vista sulla base di un vincolo e che tali obblighi non sono riservati ai coniugi ma alla prole, ecco dove sta la differenza, ecco il controsenso alle richieste di equiparare le coppie omosessuali alla famiglia tradizionale che forse spiega in sostanza il vero obiettivo alla loro richiesta e strategia di poter adottare anche il figlio del partner, questo è assurdo, bisogna rispettare un ordine naturale delle cose. Esistono per legge donazioni o contratti notarili per lasciare i propri averi a chi meglio ci aggrada in questo caso per una coppia omosessuale, che bisogno c’è di varare una legge simile.
Voglio a questo punto lanciare più che una provocazione un appello, considerata l’insistenza di una legge che permetta ad una “coppia” omosessuale di adottare il figlio del partener. Sarebbe opportuno a questo punto, che a tutela della parte debole, il minore, la legge intervenga sulla patria potestà genitoriale, considerato l’inganno causato alla persona sposata e alla società e la strumentalizzazione del voler mettere a mondo un figlio, manifestando in un secondo momento una tendenza omosessuale. Dico ciò perché in Italia, lo Stato, interviene con le leggi sulla patria podestà di una famiglia naturale e tradizionale, per motivi limitatamente economici, anziché intervenire a sostegno della stessa famiglia. Perché non ci occupiamo di una legge che tuteli l’unità della famiglia stessa e ponga un limiti di abuso della legge in merito alla patria potestà?
Su questo argomento importante, anche se ormai l’iter parlamentare è arrivato alla lettura del Senato, proprio perché è un tema che riguarda da vicino la società, chiedo al Sindaco del Comune di Cittanova, dal quale mi sarei aspettato la sua partecipazione con una delegazione al “Family Day”, di voler dare l’esempio agli altri amministratori e politici locali, convocando un consiglio comunale od anche un forum, coinvolgendo tutti i cittadini ed affrontare insieme un argomento così importante e delicato dal punto di vista sociale, dando realmente un impulso, all’assessorato sulle “pari opportunità” che erroneamente consideriamo sia soltanto rivolto all’universo donna e che invece, dal mio punto di vista politico, abbracciai cittadini di entrambe i sessi e anche ad un modello di partecipazione concreta del cittadino alla cosa pubblica e deliberare con atto pubblico nei confronti del governo quella che è la volontà popolare dei cittadini su questo importantissimo tema sociale.
Il Presidente Andare oltre Cittanova Domenico Fonti