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TAURIANOVA (RC), MARTEDì 03 DICEMBRE 2024

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Unitas Reggio Calabria: Marziale smonta la bufala de “L’Espresso” Certi figli non dovrebbero stare lontani dalla loro terra

Unitas Reggio Calabria: Marziale smonta la bufala de “L’Espresso” Certi figli non dovrebbero stare lontani dalla loro terra
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di Agostino Pantano

Da una parte il settimanale L’Espresso, dall’altra il sociologo calabrese Antonio Marziale; da una parte il sospetto sensazionalismo sulle condizioni di vita dei minori nella struttura reggina dell’Unitas, dall’altra l’autorevole testimonianza di uno dei massimi esperti italiani di tutele per i bambini che, dopo aver visitato il Centro, smonta il presunto scoop giornalistico. Non una polemica agostana buona solo per riempire pagine di giornali altrimenti vuote, quella sollevata dal presidente dell’Osservatorio sui Diritti dei Minori, ma un grido d’allarme su come i media confezionano certe immagini, incuranti del sacrosanto obiettivo di tenere la vita dei bambini e la tranquillità delle loro famiglie al riparo da ogni strumentalizzazione. Il presidente Marziale, e con lui l’avvocato Aurelio Chizzoniti che difende gli interessi della direzione della struttura oggi affidata mons. Antonello Foderaro, non ha certamente bisogno di farsi pubblicità nel momento in cui – per accertare se e quanto corrisponda al vero la ricostruzione giornalistica offerta in piena estate da uno dei colossi dell’editoria italiana – decide di compiere un sopralluogo, non annunciato, nei locali definiti “lager”. Sarebbe più una rogna che altro, effettuare alla vigilia di Ferragosto e con la politica distratta dalle ferie una visita nel bel mezzo di una bufera mediatica che ha superato i confini regionali, col rischio di finire al centro lui stesso di una controffensiva fatta di controrepliche, smentite, inviti più o meno palesi a mollare la presa da quel “vero giornalistico” che il settimanale, balzato di recente agli onori della cronaca per “l’inesistente intercettazione” che ha inguaiato il governatore siciliano Rosario Crocetta, certamente avrebbe avuto modo di fargli intendere. Eppure, il sociologo taurianovese non solo c’ha messo la faccia – inventariando, accompagnato dal giornalista Luigi Longo di Approdonews.it, nel servizio per il Tgr Calabria e una situazione che non è quella descritta dall’Espresso, non solo: c’ha messo il cuore perché, quando ci sono di mezzo dei bambini, bisogna evitare che le cose scivolino addosso all’opinione pubblica e che il tempo lasci in vita gli stereotipi che certa stampa vuole “vendere”, ma è andato oltre offrendoci spunti di riflessione sulla dinamica dei fatti che ora sta a noi non lasciare cadere. Le precisazioni sugli scatti immortalati all’interno di alcune stanze chiuse e non alla portata degli ospiti, così come la denuncia dei ritardi con cui la solita burocrazia regionale liquida le spettanze dell’Unitas, devono quindi diventare i due nuovi “casi” che bisogna imporre nel dibattito intorno ad una gestione che ha fatto del rigore dei conti e della centralità dei servizi il suo tratto distintivo. Se non possiamo non credere al presidente Marziale, quando senza venire smentito ha declassato il servizio giornalistico al rango di sospetta “bufala” – informandoci sul misterioso ritrovamento dentro locali inutilizzati, ma a favore di flash e taccuini, di una serie di suppellettili precedentemente scomparsi – allo stesso modo dobbiamo pretendere che non venga mai meno nella nostra Regione la caratura morale, la competenza professionale, l’immediatezza dell’azione di chi per missione ha il compito di tutelare i minori, sgomberando il campo da equivoci, dubbi di sorta e campagne medianiche che hanno il sapore della beffa. Il sopraluogo del presidente Marziale, offrendo nuove e questa volta complete chiavi di lettura sulla vita di quello che non è un “lager” ma è una struttura decorosa, ci sembra il segno di una Calabria che reagisce, fa fatti e non parole, sfida i luoghi comuni di un Sud che molti vorrebbero condannare nell’immaginario collettivo a corpo indistinto ed inefficiente. Saranno il tempo e la tenacia di un legale come Chizzoniti – noto per il coraggio delle sue denunce quando a capo della Commissione Vigilanza del Consiglio Regionale – che da solo accese i riflettori su molti gangli del potere opaco calabrese, a ristabilire quella verità documentale che purtroppo nessuna nuova inchiesta giornalistica, ne siamo certi, sarà pronta a rilanciare con la stessa enfasi, ahinoi!, demolitoria, notata in questi giorni. Ma, intanto, al presidente Marziale dobbiamo riconoscere la capacità non solo di aver fatto un’informazione corretta nell’interesse esclusivo dei bambini, ponendosi degli interrogativi leciti su un lavoro giornalistico che ha messo sotto ingenerosi riflettori una gestione che invece va senz’altro sostenuta, ma anche di aver scosso l’opinione pubblica chiedendo l’unica cosa che una società civile vigile e un sistema informativo scevri da condizionamenti antimeridionali avrebbero dovuto chiedere, ovvero che la politica affianchi l’opera meritoria che sta conducendo mons. Foderaro. Tutto questo avviene nel bel mezzo di un’estate passata come a solito a misurare il grado d’inquinamento dei mari calabresi, lo stato del dialogo tra questa o quella parte politica, la capacità della classe dirigente di disincagliare la regione dal fondo delle classifiche sugli indicatori economici. Tutti temi certamente importanti che, però, vanno sempre affrontati senza perdere di vista che la missione principale di chi ci governa è quella di difendere i più deboli, elevare le condizioni di vita di chi è più svantaggiato, migliorare i servizi e dare risposte immediate. Tutte cose che la “battaglia di verità” del presidente Marziale ha centrato in pieno.
Certi figli non dovrebbero stare lontani dalla loro terra!