C’è uno spettro che si aggira a Taurianova ed è la cementificazione selvaggia che sta seriamente minando un concetto di “decoro urbano” sempre più in preda a molteplici significati. Mai termine fu così vituperato dal suo originale significato letterario. In principio fu una delega dal sapore evanescente e fulgido come una nebbia che c’è ma non si vede, in una “programmazione” silenziosa e solitaria che solo pochi hanno il dono del sapere. A noi umili umani alcune questioni, compreso l’interpretazione variabile e ballerina del Codice degli Appalti (oscura anche per chi l’ha scritto), sono incomprensibili. Sembriamo nell’atmosfera di Blade Runner, tra tanti “replicanti”.
Ma oggi, chi c’è dietro che gestisce quella manutenzione cementizia? Qualcuno dice, ma io non ci credo, che l’artefice-direttore dello scempio, come quello dei marciapiedi di via Isonzo (e che il cielo ce la mandi buona affinché la questione si fermi lì), sia opera di un uomo, un’ipotesi tra le ipotesi, quello che era definito “ Nino il Moro”, oggi è “Un uomo chiamato cemento” che fa selfie di celebrazione come facevano i cecchini dei safari dopo aver catturato una povera preda. Per una volta, anche noi abbiamo deciso di occuparci del “brodo dei finocchi di timpa”, quando abbiamo sempre detto che i veri problemi sono altri e non la luce che non si accende o la buca da tappare e altre baggianate varie. Visto che per la questione “affidamenti professionali ai forestieri”, il silenzio ha fatto da padrone, tranne per qualcuno, uno o due al massimo. Ma ciò lo facciamo solo per una questione di meraviglia e indignazione urbana, dove tutti parlano ma nessuno si espone. E perché crediamo che qualcosa sia sfuggita di mano.
Comprendiamo bene che i marciapiedi erano pericolosi perché sprofondati in una condizione carsica, comprendiamo che la questione si è risolta (provvisoriamente perché alle prime piogge il lavoro fatto svanirà), ma fare delle colate di cemento sopra la pavimentazione esistente danneggiata. Ma ci chiediamo, ma perché non ripristinare con altrettante piastrelle in cemento del cui costo si aggira a meno di tre euro a metro quadrato? Comprendiamo pure il dissesto comunale, ma compromettere ancora un decoro cittadino più di quanto è per scempi datati, quando poi basterebbe qualche piccola accortezza, non è una cosa, onestamente, più accettabile.
(GiLar)
Ps. A tal proposito, faccio appello al mio amico quarantennale Peppe Cardona, responsabile del settore, pregandolo sentitamente di fermare “l’uomo cemento e sabbia” prima che sia troppo tardi!