Editoriale di Bartolo Ciccardini
Uscite, parlate e sopportate!
Editoriale di Bartolo Ciccardini
Papa Francesco ha ricevuto le organizzazioni cattoliche romane riunite per il Convegno
speciale della Diocesi di Roma il 17 Giugno 2013. La Sala Nervi era piena di persone
attente e commosse.
Fuori della Sala Nervi uno schermo appoggiato ad uno dei muri della Basilica proiettava
le immagini della Sala per coloro che non vi sono potuti entrare. E sono tanti.
Il Papa non siede al centro, sotto la grande statua del Cristo Risorto di Fazzini.
Ma parla da un piccolo leggio, sistemato alla estrema sinistra del grande palco.
Lo assiste un sacerdote solo. La schiera dei porporati è in prima fila sull’altro
lato della sala, alla estrema destra. Al centro e a sinistra della prima fila ci
sono i malati, i diversamente abili, i ciechi con i loro cani guida, silenziosamente
accovacciati.
Nella rappresentanza giovanile, non eccessivamente numerosa, prevalgono le suorine
belle, sorridenti, e piene di entusiamo, per lo più straniere. Il Papa parla pacatamente,
con linguaggio familiare. Legge alcune frasi da un pacco di fogli che gira e rigira
fra le mani, si sofferma ad illustrare con esempi e con battute le cose che legge
con attenzione e tenerezza, come è nel suo costume.
Per esempio dice: “Siamo tutti peccatori!”. E poi, con una pausa da grande oratore:
“Alzi la mano chi è peccatore!”. Una suorina non alza la mano, forse non ha capito
bene l’invito. Il Papa la guarda, la indica e dice: “Siamo qui a lavorare tutti per
lei”.La sala esplode in un applauso.
Ad un certo punto i fogli si accartocciano in mano e lui, sorridendo, si giustifica:
“Lo so, sono stato un po’ lunghetto!”.
L’argomento del Papa è il battesimo. È il tema che quest’anno la diocesi ha scelto
per celebrare l’anno della fede. Il Papa svolge il tema: il battesimo è la fonte
della Grazia e la Grazia è il dono di Dio. Gridate a tutti: “Abbiamo un Padre. Non
siamo orfani. Abbiamo un Padre che ci ama e ci fa continuamente questo dono”. La
Grazia è Gesù Cristo, morto in Croce e Risorto, che ci libera dalla schiavitù del
peccato.
Proclamiamo a tutti che siamo felici, gioiosi, perché siamo liberi. Tutti siamo peccatori,
ma non solo Dio ci perdona e non si stanca mai di perdonarci, ma ci rinnova continuamente
il suo dono, la Grazia, se noi lo chiediamo.
Il Papa cita il profeta Ezechiele quando dice: “Toglierò da voi il cuore di pietra
e vi darò un cuore di carne”. Il Papa si ferma e comincia a parlare con una voce
bassa e raccolta: “Questo è il grande dono!”. E qui cita Papa Benedetto che ha scritto:
“E’ la più grande mutazione della storia dell’umanità”. Il Papa appoggia le carte
stupito sul leggio ed appassionatamente questa volta, aggiunge: “Lo capite questo?
Un cuore di sangue, un cuore che ama, un cuore che soffre, un cuore che sa capire.
Questa è la rivoluzione cristiana. La vera rivoluzione di tutti i tempi. Chi non
ha questo cuore, chi non è rivoluzionario, non è cristiano”. L’assemblea è commossa.
Esplode in un grande applauso.
La telecamera maliziosa spia il volto dei porporati. Sono commossi anche loro, ma
uno guarda di sottecchi il suo vicino. Ha un cuore di sangue e d’amore anche lui,
ma non può fare a meno di avere un po’ di paura.
Questa è la notizia, questo è il messaggio da portare a tutti. Questa è la notizia
che non possiamo nascondere, come quando San Paolo diceva: “Ho l’urgenza di annunciare
il Vangelo!”.
Il Papa procede seguendo la lettura di alcune righe, a cui aggiunge sempre un commento
diretto, esemplificativo.
La Grazia è gratis, non si vende e non si compra. E, rivolto alle suorine, le coccola
trattandole come bambine: “Non dovete andare a chiedere: dov’è che si compra la Grazia?”.
Tutta la sala ride commossa, conquistata dal suo Vescovo-parroco. La Grazia non si
vende e non si compra e poi, con una pausa, abbassando la voce: “Qualcuno qualche
volta ha tentato di venderla ed ha fatto grandi danni”. E nella voce c’è il dolore
della grande frattura fra i cristiani per un’antica polemica sulle indulgenze.
Due cose sono necessarie, secondo Papa Francesco: la parola e la testimonianza.
Bisogna dare la notizia con gioia, ma la parola da sola non basta, si disperde nell’aria.
Vicino alla parola è necessaria la testimonianza. E qui inizia un lungo racconto
sulla semina. “Noi siamo seminatori, altri raccoglieranno”. È rivolto verso l’angolo
dei fratelli Cardinali, dice con intenzione: “Noi seminiamo, verranno altri preti
a raccogliere. Noi gettiamo il seme, ma sarà Dio che lo nutrirà e lo farà crescere.
Noi dobbiamo solo innaffiarlo con la nostra testimonianza”. E qui il Papa ricorda
sottovoce che la testimonianza ha un nome: è solo la traduzione di un nome che vuol
dire “martirio”. “Ogni nostro attimo è martirio, anche se solo ad alcuni è richiesto
il martirio di sangue. (.) Per seminare dobbiamo uscire dalla nostra casa. Dobbiamo
portare la notizia ai poveri, nel luogo dove stanno i poveri. In quei luoghi lontani,
che io chiamo periferie”. Qui la voce del Papa trema un poco e si sente la sua “cum-passione”
per “coloro che hanno fame”. Ma hanno fame anche i dotti, quelli che hanno studiato,
che hanno la saggezza, ma che non conoscono il dono di Dio. Anche a loro nel rispetto
e nell’attenzione dobbiamo dare la notizia. E qui Papa Francesco diventa dolcemente
severo e porta in giro i suoi preti: la volta scorsa vi ho detto che il pastore deve
avere l’odore delle sue pecore, oggi vi dico che il pastore deve lasciare le 99 pecore
che ha per raggiungere la centesima, quella che ha perduto.
Ma che farà il pastore che ha perduto 99 pecore e ne ha una sola e la cura, la accarezza
e la custodisce, la pettina? “Siamo dei pastori, non delle pettinatrici!”. Dobbiamo
uscire e cercare le altre 99. Abbiamo bisogno di coraggio per uscire. Siamo una minoranza,
dobbiamo uscire da noi stessi, avere pazienza e sopportazione. Sopportazione significa
“portare su, prendersi sulle spalle”. Fuori c’è anche il nemico, lo spirito del male,
che adopera contro di noi, la sua arma: la paura. La paura, la delusione, lo scoraggiamento,
la lamentela.
E qui Papa Francesco recita una piccola scena di imitazione, sollevando gli spiriti
preoccupati dei suoi ascoltatori ed imita “Suor Lamentola”, un personaggio di sua
invenzione, recitando: “Va tutto male, cosa sta succedendo, non c’è niente da fare”.
Ed ancora: “Ah! Questi giovani, poi!”. L’assemblea si scuote in una risata di liberazione.
Come si sa, il diavolo non sopporta il ridicolo.
Il Papa conclude: “Coraggio, parlate della Grazia e testimoniate Gesù! Al resto penserà
Dio”.
Sono conquistato e commosso, felicemente trasbordato alla fine del mondo. Avevo in
mente 150 anni di cattolicesimo politico in un paese guelfo, scelto dalla Provvidenza
per dare casa alla Chiesa di Cristo con tutti i suoi drammatici ed eroici risvolti,
dall’ira degli intransigenti alle persecuzioni dei democratici cristiani, dal miracolo
dei popolari al tradimento dei clerico-fascisti, dal grande miracolo dei cattolici
nella Resistenza al documento di Camaldoli ed infine alle vicende appassionate del
secolo democratico-cristiano, con i suoi eroi, i suoi martiri ed i suoi giuda, al
dolore del gregge disperso nella diaspora, tutto scompare di fronte alla fede di
questo Papa della fine del mondo.
Uscite, parlate e sopportate! Al resto, ci penserà Dio!