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TAURIANOVA (RC), SABATO 19 OTTOBRE 2024

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Ventennale omicidio coniugi Aversa, la Polizia li ricorda con una manifestazione

Ventennale omicidio coniugi Aversa, la Polizia li ricorda con una manifestazione

| Il 04, Gen 2012

Il sovrintendente venne ucciso insieme alla moglie, in un agguato di mafia il 4 gennaio del 1992

di ANTONIETTA BRUNO

Ventennale omicidio coniugi Aversa, la Polizia li ricorda con una manifestazione

Il sovrintendente venne ucciso insieme alla moglie, in un agguato di mafia il 4 gennaio del 1992

 

di Antonietta Bruno

 

i fratelli_Walter_Giulia_e_Paolo_Aversa

I figli Walter, Giulia e Paolo

 

 

“Con il loro sacrificio, quello di un uomo che difende e salva la legalità e di una donna che segue amorevolmente il marito, Salvatore Aversa e Lucia Precenzano sono diventati un fondamentale modello di condanna all’arroganza mafiosa, a difesa dei valori fondamentali della legalità”. E’ con queste parole che la polizia di Stato di Lamezia Terme e l’intera città, ricorderà questa sera la figura dei coniugi Aversa barbaramente uccisi in una via centrale della città, il 4 gennaio del 1992.

Un duplice omicidio e un attacco allo Stato, che ha segnato per sempre la vita della città così come dei tre fratelli Aversa, Walter, Paolo e Giulia, presenti come ogni anno ormai, alla messa di suffragio in onore ai genitori periti. Sono vent’anni esatti, infatti, che il locale Commissariato della Polizia di Stato assieme alla città e alle più alte cariche istituzionali ai vari livelli, ricorda l’uomo, prima ancora che poliziotto, Salvatore Aversa e sua moglie Lucia.  E lo farà stasera, ancora, in questo freddo 2012 con la Santa messa officiata in loro memoria. E ancor una volta, grande sarà la commozione dei presenti per quel sacrificio che vent’anni fa colpì lo Stato e l’intera comunità per bene di Lamezia

Dopo la cerimonia religiosa, il corteo in onore al sovrintendente Aversa e alla sua consorte, si sposterà nella vicina piazzetta della chiesa Madre per depositare una corona di alloro, per poi proseguire sotto l’allora casa degli Aversa, in via dei Campioni, oggi per la deposizione di una seconda corona di fiori, per mantenere vivo e fermo il ricordo di un uomo, di una coppia e di un’intera famiglia che oltre alla tragedia ha dovuto subire, il 19 marzo dello stesso anno dell’uccisione, l’incendio alla bara contenente le spoglie dell’uomo di Stato, avvenuto all’interno del cimitero di Castrovillari dove era stata tumulato qualche mese prima.

CRONISTORIA PER NON DIMENTICARE

Salvatore Aversa e la moglie Lucia Precenzano, furono uccisi il 4 gennaio del ‘92 in un agguato mafioso, in via dei Campioni. La coppia venne affiancata da un assassino solitario gli esplose contro una raffica di colpi mortali da pistola rubata pochi giorni prima, nell’abitazione di un poliziotto appartenente allo stesso commissariato del sovrintendente Aversa.

Nell’agosto del 1996, sulla base di una serie di testimonianze di alcuni pentiti, Rizzardi e Molinaro, allora ritenuti colpevoli della mattanza e in attesa di un nuovo giudizio, furono scagionati. I collaboratori, infatti, indicarono altre persone come mandati e autori del delitto Aversa. Nel febbraio del 2001 furono individuati invece gli autori materiali dell’omicidio. Si trattava di due pentiti della Sacra Corona Unita Pugliese, Salvatore Chirico e Stefano Speciale, che confermano la loro tesi davanti al Gip del Tribunale di Catanzaro nel gennaio del 2002. Più tardi, il giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Catanzaro, Maria Teresa Carè, condannò l’ex testimone di giustizia Rosetta Cerminara, accusata di truffa aggravata ai danni dello Stato, falso e calunnia, alla pena di tre anni e quattro mesi di reclusione, all’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni ed al risarcimento dei danni nei confronti delle parti civili. La Cerminara con le sue dichiarazioni aveva fatto condannare Giuseppe Rizzardi e Renato Molinaro per l’uccisione del sovrintendente della polizia di Stato, Salvatore Aversa, e della moglie Lucia Precenzano

Alla luce di nuovi ed importanti elementi, nel febbraio del 2009, per il duplice omicidio fu condannato a 30 anni di reclusione Francesco Giampà, 61 anni, presunto mandante del delitto e già precedentemente assolto al termine del processo di primo grado.

La sentenza definitiva arrivò invece dalla Corte d’assise d’appello di Catanzaro, presieduta dal giudice Rinaldo Commodaro la quale, accogliendo la richiesta del sostituto procuratore generale Giovanni Grisolia. Inoltre la Corte, dopo aver dichiarato il non doversi procedere nei confronti del secondo imputato, Giovanni Torcasio, per morte del reo, sempre accogliendo le richieste della pubblica accusa ha infine confermato l’assoluzione per Nino Cerra che, come gli altri due, era uscito indenne dal giudizio conclusosi il 17 aprile 1999, davanti alla Corte d’assise cui invece il pubblico ministero aveva chiesto tre ergastoli.

Il coinvolgimento nel processo col presunto ruolo di mandanti di Francesco Giampa’, detto “o Professore”, di Cerra e di Torcasio, tutti considerati esponenti di vertice delle cosche di ‘ndrangheta lametine, derivò, all’epoca, dalle dichiarazioni autoaccusatorie del collaboratore Tommaso Mazza, nonchè dalla “chiamata in reita’” di ben altri otto pentiti.

Ma quelle accuse non ressero al giudizio di primo grado, ed anzi le cose cambiarono molto quando, nel 2000, entrarono in scena gli altri due pentiti chiave dell’inchiesta, Salvatore Chirico e Stefano Speciale, che si dichiararono esecutori materiali dei delitti di Aversa e sua moglie, ricevendo una condanna a 10 anni in primo grado, poi ridotta a 8 anni in appello. Proprio le dichiarazioni di Chirico e Speciale consentirono agli inquirenti di superare la fase di “stallo” che si era verificata quando il primo impianto accusatorio costruito dagli inquirenti contro due uomini, Giuseppe Rizzardi e Renato Molinaro, sulla base delle dichiarazioni della “superteste” Rosetta Cerminara (decorata per la sua testimonianza con la medaglia al valore civile, e poi condannata per calunnia) franò rovinosamente nel momento in cui si scoprì che le parole della donna erano mendaci.

redazione@approdonews.it