Viaggio nella storia della città di Rizziconi Domenico Caruso esplora i comuni della Piana
di Domenico Caruso
Origini della città
Fondato probabilmente dai profughi di Tauriana, Rizzìconi fino all’eversione feudale (1806) fu un casale del Ducato di Terranova di cui seguì le vicende.
Appartenne, quindi, ai Lauria, ai Joinville e ai Sanseverino fino all’inizio del Quattrocento; ai Santangelo, ai Caracciolo, ai Correale, ai Cordova, ai de Marinis ed infine – dalla 2^ metà del XVI secolo – ai principi Grimaldi di Gerace. L’attestazione del toponimo, contenuta in uno studio di Domenico Vendola, risale al XIV secolo: de Riczicone. Il termine rizikòn (scoglio), derivante dal greco, con l’aggiunta del suffisso -oni (gr. -ones) designa i discendenti di una famiglia.
Sostiene G. Pensabene (v. Dizionario Etimologico – DES) che, in passato, Rizziconi rappresentava la difesa di Taurianova (allora Radice e poi Radicina). Il toponimo per i Greci dovette essere Radicis acies (guarnigione di Radice). La primitiva Rizziconi dovette essere Drosi, centro civile e nodo importante della Via Popilia.
Ai tempi della Repubblica partenopea (1799), proclamata dal generale Championnet, Rizzìconi fece parte del cantone di Seminara e con le successive riforme amministrative francesi fu inclusa prima fra le università del governo di Rosarno e poi fra i comuni del circondario di Polistena. Molto importante risulta la frazione Drosi (Drosium), antica stazione romana della via Popilia: scavi archeologici hanno portato alla scoperta di alcuni sepolcri dell’età preistorica.
Il “Passo dei cavalli”
Nel 1495 le truppe francesi di Carlo VIII occuparono la nostra Regione. Allora il duca di Calabria Alfonso II (il Guercio), dopo aver abdicato a favore del figlio Ferdinando II (Ferrandino), si ritirò nel convento siciliano degli olivetani a Mazzara. Ferdinando II chiese l’aiuto del Re Ferdinando II d’Aragona (il Cattolico) che gli inviò le sue truppe al comando di Consalvo di Cordova (il Gran Capitano).
Quest’ultimo, attraversato lo Stretto di Messina, occupò Reggio e pose il suo campo a Seminara. I due eserciti nemici, schierati dalle pendici dell’Aspromonte al fiume Petrace, si scontrarono a lungo (21 gennaio 1495) con esito incerto. Verso sera la fanteria spagnola, respinta dalla cavalleria pesante francese, si piegò in rotta fra le paludi di Rizziconi. Qui al duca di Calabria Ferdinando venne ucciso il cavallo e Giovanni d’Altavilla, nel cedergli il suo e permettere così al figlio del suo Re di raggiungere i fuggitivi, perse la vita.
Da allora il luogo tra il vecchio mulino e la stazione della Calabro Lucana è stato chiamato il Passo dei cavalli.
(L’episodio è riportato da Raffaele A. Catananti in: Rizziconi, De Pasquale Ed. Varapodio-RC, 1993).
Dopo la sconfitta di Seminara, Ferrandino recuperò gran parte del regno ma morì di malattia il 3 settembre 1496.
I riti della Settimana Santa
Il Venerdì, fin dal 1902, si svolge la rappresentazione Il Cristo, tragedia sacra sulla vita e la crocifissione di Gesù, scritta da Francesco Carbone ed interpretata da attori del luogo.
La Domenica di Pasqua si può assistere al suggestivo incontro della statua di Gesù Risorto con quella della Vergine, alla quale viene tolto il velo (sbelata) dopo l’emozionante annuncio dell’Apostolo Giovanni. L’ordine viene assicurato da un gruppo di uomini incappucciati (volantini). La tradizionale cerimonia, definita l’Affruntata, richiama un gran numero di persone anche dai paesi limitrofi.
L’angolo della poesia
Ugo Arcuri
(Rizziconi 1915 – 1979)
Da: Questione meridionale
Coccodrilli piangenti solo adesso,
non c’è pietà per chi non vuol capire
e rivolge le spalle all’avvenire:
chi è causa del suo mal pianga se stesso! //
Scrolliamoci la polvere di dosso,
la cenere lasciamo ai cimiteri:
la gloria è nel domani, non nell’ieri,
l’aquila è in cima e la ranocchia al fosso! //
Gettiamo al fuoco tutti i vecchi dei
che a lungo ci prostrarono e i solenni,
ammuffiti ricordi dei millenni
diamo alle ragnatele dei musei! //
Risorge solo il popolo che vuole
risorgere e sa scegliersi il cammino,
e si crea volta a volta il suo destino
cogli occhi fissi al sole, al sole, al sole!
Poeti e scrittori
Fra i personaggi illustri ricordiamo: 1) Edoardo Arcuri (1877-1940), medico, scrittore e autore di articoli scientifici, appassionato di folklore. 2) Ugo Arcuri (1915-1979), professore di lettere e filosofia, poeta, saggista di studi storici e pedagogici. Collaborò al “Travaso” e al “Marc’Aurelio”. Fra le sue opere: “Diomede Marvasi e la sua requisitoria contro l’ammiraglio Persano”; “Così parlando onesto”; “Aldo Capitini”. 3) Francesco Carbone (1868-1928), poeta, pittore, fotografo e inventore. Autore, tra l’altro, della “Sacra Tragedia” che viene rappresentata nel paese durante la Settimana Santa. 4) Domenico Cordopatri (1751-1818), dottore in lettere e filosofia, economia e lingua greca; scrittore e autore di poesie in lingua e in latino. 5) Domenico De Luca (1871-1971), avvocato e commendatore del Regno d’Italia; ha donato la casa paterna e alcuni terreni all’Opera S. Francesco d’Assisi affinché venisse realizzata la Casa di riposo per gli anziani. 6) Potito Giorgio (1916-1988), combattente; poeta e scrittore; autore – tra l’altro – dei “Canti dell’Aspromonte”. Per il volume “Adulteri” fu accusato di vilipendio alla religione di Stato e poi assolto.
E per finire
Facciamo nostra l’esortazione di Ugo Arcuri, di viva attualità:
Scrolliamoci la polvere di dosso,
la cenere lasciamo ai cimiteri:
la gloria è nel domani, non nell’ieri,
l’aquila è in cima e la ranocchia al fosso! //
Gettiamo al fuoco tutti i vecchi dei
che a lungo ci prostrarono e i solenni,
ammuffiti ricordi dei millenni
diamo alle ragnatele dei musei. //
Risorge solo il popolo che vuole
risorgere e sa scegliersi il cammino,
e si crea volta a volta il suo destino
cogli occhi fissi al sole, al sole, al sole!
(Da: Così parlando onesto, 1974)