Videogioco incita ad uccidere i professori Marziale: “Noi denunciamo, ma i genitori controllino”
“Scarica le tue frustrazioni con questo gioco violento, nel quale puoi scoprire tutte le maniere per uccidere un professore”: è il motto di un videogioco che va per la maggiore tra gli adolescenti, segnalato da alcune mamme all’Osservatorio sui Diritti dei Minori.
“Il videogioco – spiega il sociologo Antonio Marziale, presidente dell’Osservatorio – è facilmente accessibile, non abbisogna di alcuna registrazione e accampa la pretesa di istruire su come colpire violentemente un professore con strumenti di offesa facilmente reperibili in qualsiasi classe, come una sedia, uno zaino, una forbice, una pinzatrice, un vaso portafiori ed altro e il paradosso sta nell’avviso, rigorosamente in lingua inglese, che informa del contenuto severamente violento ad inizio del game”.
Per il sociologo: “La segnalazione non è da sottovalutarsi, visti e considerati l’alta influenza che i videogiochi esercitano a livello cognitivo sui soggetti di prima adolescenza ed i più recenti rilievi scientifici che paragonano gli effetti dei videogame al consumo di sostanze tossicodipendenti, ma anche sul piano educativo – continua Marziale – le ricadute sono da non sottovalutarsi, perché i contenuti riducono ulteriormente la già traballante autorevolezza della scuola”.
“Tra i commenti al videogioco – rileva il presidente dell’Osservatorio – spiccano quelli di un adolescente che, con tanto di punti esclamativi, suggerisce ai professori di guardarlo, un altro invece scrive che è meglio se proprio i docenti non lo guardano. Un passatempo che visto con gli occhi di un adulto può risultare a dir poco deficiente e graficamente scadente, con tonalità grigio-scure su bianco e un rosso marcato all’atto dell’aggressione, ma che nella mente di un soggetto in età evolutiva può scatenare emozioni e reazioni pericolose”.
“Mentre noi ci premuriamo di denunciare il videogioco alla Polizia delle Comunicazioni chiedendone la chiusura – conclude Marziale – auspichiamo che i genitori collaborino in prima persona al controllo dei contenuti mediali ai quali i propri figli attingono”.