Vigilanza Lipu: “Contro le ecomafie, unire Corpo Forestale dello Stato e Polizia Provinciale” Per il coordinatore Laratta: "L’unica vera e seria riforma da attuare è l’unione di Corpo Forestale dello Stato e Polizia Provinciale, insieme per tutelare meglio l’immenso patrimonio ambientale del Bel Paese"
Cosenza – Nuovo intervento da parte del dott. Domenico Laratta, Coordinatore provinciale di Cosenza del Servizio Nazionale
Vigilanza Ambientale della L.I.P.U. (Lega Italiana Protezione Uccelli), in
merito alle riforme in atto con il DDL
n.1577 “riforma della Pubblica Amministrazione”. Laratta, già nello scorso
mese di dicembre si
era fermamente dichiarato contrario a un
ipotetico smantellamento sia del Corpo Forestale dello Stato sia in particolar
modo dei Corpi di Polizia Provinciale. Le guardie giurate calabresi della
LIPU, coordinate dal nucleo storico della provincia di Cosenza, molto attive
nel contrasto ai reati a danno degli animali, contro il bracconaggio e in
materia di tutela dell’ambiente, da una parte apprezzano il recente emendamento
n.7.501 del Sen. Pagliari, che è il relatore del DDL cd. “Madia” n.1577, dove
tra gli altri si legge di un riordino complessivo
delle funzioni di polizia di tutela del territorio con riordino pure dei corpi
di Polizia Provinciale, dall’altra parte,
sono preoccupate poiché non sarebbe ancora chiaro e dettagliato il
destino dei due principali corpi che si occupano prevalentemente di polizia
ambientale, ovvero proprio il CFS e la Polizia Provinciale. Per Laratta: “Leggendo
gli ultimi comunicati delle
associazioni che rappresentano gli ufficiali e gli agenti della Polizia
Provinciale, si evince chiaramente, come sia ragionevole supporre che la
Polizia Provinciale accerti una parte fondamentale di tutti i reati ambientali
scoperti e denunciati in Italia. Facendo
qualche calcolo, secondo i numeri enunciati e raccolti dai vari sondaggi: dati
SOSE, A.I.P.P, A.I.P.A, Analisi CABS sul bracconaggio e Rapporto Ecomafie di
Legambiente, pur se non in possesso di dati completi, fatte delle debite
proporzioni, la sola Polizia Provinciale,
accerterebbe annualmente una media tra i 5000 e i 6000 reati ambientali, con
decine di migliaia di sanzioni amministrative in materia, oltre al
coordinamento in capo esclusivo alla Polizia Provinciale, di oltre 12.000
guardie volontarie”. Numeri pesanti
che devono essere sommati a quelli altrettanto cospicui, prodotti dal CFS,
forza di polizia presente da oltre 190 anni. Ancora Domenico Laratta, che
preoccupato dice: “ C’è un serio rischio
che il DDL sui reati ambientali, appena passato al Senato, una volta approvato
definitivamente, non possa poi trovare una valida e concreta applicazione sul
campo”. Il ragionamento del Coordinatore delle guardie LIPU si basa sul
fatto che: “Qualora la Polizia
Provinciale e il Corpo Forestale, che sono i due maggiori corpi di polizia che
si occupano di reati ambientali, dovessero subire processi di depotenziamento o
essere riformati in modo sgangherato, chi si occuperebbe di controllo del
territorio con funzione preventiva e di contrasto ai gravi delitti contro
l’ambiente? Non è possibile immaginare un Paese senza unità specializzate nella
lotta alle ecomafie, e nel DDL sui reati ambientali sono contemplati una serie
di gravi delitti che prevedono nel più grave dei fatti, la reclusione fino a 15
anni in caso di disastro ambientale”. Il Coordinatore, continuando nel merito del
discorso specifico alla Polizia Provinciale,
afferma: “La professionalità dei
poliziotti provinciali, data da specifiche competenze, esperienze e formazione,
non può essere dispersa in livelli inadeguati per lo svolgimento delle funzioni
di polizia ambientale, come appunto è l’ambito municipale; atteso che, la Provinciale
svolge anche altri importanti compiti estesi in territori spesso sguarniti da
altri presidi, com’è la polizia stradale o le funzioni ausiliarie di pubblica
sicurezza. Inoltre, nonostante l’esiguità del personale e i limiti territoriali
dei corpi e servizi di Polizia Provinciale, visti i risultati prodotti nell’antibracconaggio,
si deve necessariamente ritenere che, in moltissimi territori, questo presidio
è una realtà oramai insostituibile. La
proposta a questo stato di cose è già da diverso tempo in discussione nelle
sedi opportune e va verso la creazione di un unico soggetto di polizia
ambientale nazionale. Qualora ve ne fosse bisogno, secondo lo stesso
Laratta, giova ricordare che: “L’unica
vera riforma seria, razionale e che porterebbe innumerevoli vantaggi anche e
soprattutto economici è quella di unire la Polizia Provinciale al Corpo
Forestale dello Stato, un organico ideale di circa 10.000 poliziotti professionisti
al servizio del bene più prezioso che abbiamo: la natura e il territorio. Altro
che poi piangerci addosso sui disastri idrogeologici, che si combattono solo
con un’adeguata prevenzione sul campo oltre che con leggi severe e pene certe
per chi distrugge il patrimonio di tutti”. Infine l’appello: “Faccio un accorato
appello al Governo, a
tutti i parlamentari di qualsiasi schieramento politico, ai sindacati nazionali
e locali, alle associazioni, affinché tutti assieme, ognuno per la propria
competenza, escano dagli schemi di parte e ragionino seriamente nella direzione
che c’è bisogno di dare certezze e punti fermi in una società che sta perdendo
i valori più importanti. Il nostro futuro è quello dei nostri figli passa
inevitabilmente dalla tutela del territorio, confidiamo nel lavoro del Governo,
l’impegno di tutti, deve essere quello di fermare i bracconieri, i criminali e
gli speculatori dell’ambiente, questo si potrà fare solo attuando una riforma
che tenga conto assolutamente della professionalità e del prezioso lavoro
quotidiano delle donne e degli uomini in divisa appartenenti al Corpo Forestale
dello Stato e alla Polizia Provinciale. Uniti si vince.”