Violenza in corsia, ordine Medici Reggio a Crotone Si è discusso di tutela della salute e della professione medica ed odontoiatrica
L’Ordine dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri della provincia di Reggio Calabria ha partecipato con una nutrita delegazione all’importante appuntamento organizzato, da tutti gli ordini provinciali dei medici calabresi, sul tema “La violenza in danno dei medici e degli operatori sanitari: come prevenirla e gestirla”. L’iniziativa congiunta degli ordini dei medici della nostra regione si è svolta presso la Sala Consiliare del Comune di Crotone, alla presenza di rappresentanti istituzionali e camici bianchi. L’evento è stato promosso nell’ambito del piano di incontri programmato dall’Esecutivo della Fnomceo per una condivisione delle strategie e delle azioni da attivare a tutela della salute e nell’interesse della professione medica ed odontoiatrica. L’incontro è stato introdotto e moderato dal Presidente dell’Ordine di Crotone, Enrico Ciliberto che ha ricordato quei medici calabresi che hanno pagato con la vita, il loro impegno professionale ovvero: Gino Marino, primario chirurgo presso l’Ospedale di Locri, Nicola Pandolfo, primario neurochirurgo agli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria, Costanzo Catuogno, primario urologo in servizio al nosocomio di Vibo Valentia. Ma se un passato, ancora non troppo lontano, ci rammenta queste immani tragedie, il presente ed il recente passato ci raccontano una catena infinita di aggressioni, intimidazioni, minacce e vessazioni a cui medici ed operatori sanitari sono soggetti nello svolgimento dell’attività lavorativa.
Alla tavola rotonda, poi, sono intervenuti: il sindaco di Crotone, Ugo Pugliese, il VicePrefetto Vicario di Crotone, Sergio Mazzia, il Presidente del Tribunale del posto, Maria Vittoria Marchianò, il Questore di Crotone, Massimo Gambino, il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale della città pitagorica, Giuseppe Capoccia, il direttore generale dell’Asp crotonese, Sergio Arena. Ed ancora i presidenti dei cinque Ordini calabresi: Ciconte, Corcioni, Maglia e Veneziano. «Dietro i casi di violenza nei confronti dei medici – ha ricordato il Presidente della Fnomceo, Filippo Anelli – vi sono delle disuguaglianze nell’erogazione dei servizi, in ambito sanitario, tra Nord e Centro Sud, dove si verificano la maggior parte degli episodi. Chi vive nelle regioni del Sud ha un’aspettativa di vita di circa 3 anni inferiore rispetto a chi vive in Lombardia. E l’appello che rivolgiamo alle istituzioni è quello di applicare in concreto l’articolo 3 della Costituzione nella parte in cui mira a rimuovere queste evidenti distanze che caratterizzano le nostre regioni. La violenza non può essere disgiunta da un processo di uguaglianza e dall’equità nell’accesso alle cure. Basti pensare che la maggior parte dei centri ospedalieri di eccellenza è allocato nelle città del Nord Italia».
«La violenza – ha proseguito il Presidente Fnomceo – si argina soprattutto combattendo le disuguaglianze e mettendo i medici nelle condizioni di ben operare. Quando i colleghi devono fare doppio lavoro per il blocco del turnover è fisiologico che aumenti il rischio clinico. Uno studio internazionale correla la mortalità al rapporto numerico medico-paziente. Investire sui medici significa investire in salute». «Sembra che, in questo momento – ha puntualizzato Filippo Anelli – la politica abbia preso in seria considerazione il problema della violenza nei confronti dei medici con un disegno di legge che è stato approvato dal Consiglio dei Ministri. Chiediamo, però, non solo l’inasprimento delle pene per chi aggredisce un medico, ma anche la procedibilità d’ufficio di questi reati perché, molto spesso, i medici non denunciano, per tante ragioni, non ultime quelle di carattere deontologico in quanto un medico non pensa mai di fare del male ad un suo assistito. Ci sono state delle proposte di legge relative alla presenza di un presidio della Polizia di Stato nei Pronto Soccorso o il trasferimento delle guardie mediche in postazioni protette».
«Lo Stato – ha concluso il Presidente della Federazione Nazionale – ci deve mettere nelle condizioni di garantire il diritto alla salute ai cittadini perché noi siamo i medici della gente e non i medici dello Stato». «Troviamo, quasi quotidianamente, sui giornali, notizie di presunta malasanità e di aggressioni ai medici – ha evidenziato il Presidente dell’Ordine dei Medici di Reggio Calabria, Pasquale Veneziano – Questa situazione si ripercuote soprattutto sui nostri pazienti in quanto chi opera in questo clima di tensione non può, certamente, operare bene. Per rendere meglio l’idea: un calciatore, in allenamento, difficilmente sbaglia un calcio di rigore; durante una partita importante, il rischio di sbagliarlo è concreto. Proprio per questo tutti coloro che stanno alimentando questa situazione non fanno altro che mettere a repentaglio la capacità assistenziale dei medici. Mettetevi nei panni di chi, in sala operatoria, si trova a dover prendere una decisione delicata: un conto è prenderla nella massima serenità, un conto è decidere sapendo di rischiare l’aggressione all’uscita dalla porta».
«Se 1700 sono i casi accertati di violenza nei confronti dei colleghi – ha aggiunto il Presidente dei Medici reggini – sono almeno il triplo quelli che non assurgono agli onori della cronaca per svariati motivi. Pensiamo quale possa essere lo stato d’animo dei pazienti e dei loro familiari nella nostra Regione davanti a scenari raccapriccianti quando, entrando nelle strutture sanitarie si trovano davanti ascensori, tac ed ecografi che non funzionano mentre chi va al San Raffaele, a Milano, viene ricevuto con 6 tappeti rossi. Possiamo avere anche i migliori medici ma chi arriva in uno dei nostri ospedali, dinnanzi a queste scene, non può che pensare di essere giunto in una struttura di frontiera».
«Mi chiedo, poi, – ha concluso Pasquale Veneziano – se quando un medico viene denunciato, in Procura qualcuno si chiede perché quel sanitario ha fatto dei turni di lavoro esorbitanti, perché l’ambulanza ha ritardato o non era disponibile, perché gli ospedali sono stati chiusi; perché dei reparti sono stati chiusi o dei posti letto sono stati tagliati. E’ solo risolvendo questi problemi che si potranno avere degli effetti positivi su tutto il resto».
Oltre al Presidente, dr Pasquale Veneziano, la delegazione dell’Ordine dei Medici che ha preso parte all’evento di Crotone, è stata composta dal Vicepresidente, Giuseppe Zampogna, dal Tesoriere, Bruno Porcino, dai consiglieri: Said Al Sayyad, Francesco Biasi, Rocco Cassone, Domenico Pistone, Marco Tescione, Antonino Zema, Teodoro Vadalà; dai revisori dei conti: Antonino Loddo e Carlo Previte, dalla componente della Commissione Odontoiatri, Lucia Raso.
Durante il dibattito, poi, è intervenuto il Vicepresidente dell’Ordine dei Medici, Giuseppe Zampogna che ha portato la sua testimonianza riferita presso il Pronto Soccorso di Locri e all’attività presso la struttura carceraria di Laureana di Borrello.
«Per la convulsione che ritroviamo nei Pronto Soccorso – ha rimarcato Zampogna – sarebbe il caso di aggiungere accanto ai codici colore tradizionali, anche il codice trincea». Il consigliere Marco Tescione ha evidenziato come media ed istituzioni veicolano messaggi errati sulla categoria favorendo questa imperversante aggressività nei confronti dei medici. «Sembra che l’unico problema della sanità – ha sottolineato il consigliere dell’Ordine reggino – sia la riforma dell’intramoenia come se i medici siano solo pronti ad arricchirsi sulle spalle del paziente senza pensare alla qualità del servizio da erogare, quando sappiamo bene tutti che non è così».
Marco Tescione, inoltre, ha proposto di prevedere, a tutela dell’attività medica, forme precipue che limitino i casi di responsabilità arginando quel fenomeno ormai sempre più frequente e noto come medicina difensiva, invitando, infine, il Presidente Fnomceo a farsi portavoce in riferimento a tali tematiche.
Il consigliere, Antonino Zema, ha fatto da megafono al disagio dei medici di continuità assistenziale, che, alla luce dei reiterati episodi di violenza ed intimidazione che li riguardano, hanno avanzato la provocatoria richiesta di effettuare dei corsi di autodifesa rimarcando lo stress psicologico a cui essi sono, oggi, sottoposti.
Durante la manifestazione, poi, la testimonianza, fra gli altri, del medico palmese, Roque Pugliese, vittima, per ben due volte, di episodi di violenza, a cui il Presidente della Fnomceo, Filippo Anelli, a nome di tutto l’Esecutivo nazionale ha espresso incondizionata vicinanza.