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TAURIANOVA (RC), SABATO 21 DICEMBRE 2024

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Why Not, condannato l’ex presidente della regione Calabria Agazio Loiero

Why Not, condannato l’ex presidente della regione Calabria Agazio Loiero

| Il 27, Gen 2012

Un anno di reclusione per il reato di abuso d’ufficio

Why Not, condannato l’ex presidente della regione Calabria Agazio Loiero

Un anno di reclusione per il reato di abuso d’ufficio

 

 

La condanna dell’ex presidente della Regione Calabria, Agazio Loiero, del centrosinistra, l’aumento della pena di primo grado per l’imprenditore Antonio Saladino, ed il non luogo a procedere per intervenuta prescrizioni per l’ex governatore del centrodestra Giuseppe Chiaravalloti, sono tra le principali novità del processo d’appello a sedici imputati coinvolti nell’inchiesta Why Not. Dopo una camera di consiglio durante oltre due ore la presidente della Corte d’appello, Francesca Marrazzo, ha letto la sentenza nei confronti dei sedici imputati. Per Loiero, che era stato assolto in primo grado, i giudici hanno accolto la richiesta della Procura generale e lo hanno condannato ad un anno di reclusione per il reato di abuso d’ufficio. E’ prescritto invece il reato nei confronti dell’altro ex Presidente della Regione, Giuseppe Chiaravalloti, assolto in primo grado e per il quale l’accusa aveva chiesto la condanna ad un anno e sei mesi. Sulla sentenza, Loiero si è detto “esterrefatto” e ha ricordato che l’inchiesta portò ad uno “scontro mai vistro tra procure”. L’ex Presidente della Regione si è chiesto se poi alla fine un “cittadino possa davvero sentirsi comunque appagato da un verdetto, specie se di condanna, o piuttosto non sia vittima di un contesto di scontro giudiziario che spaventa i cittadini inermi”. Soddisfazione per l’assoluzione è stata espressa da Enza Bruno Bossio. “Sono uscita da un incubo – ha detto – che aveva provato a distruggere la mia vita e quella dei miei figli”. L’ avvocato Nunzio Raimondi, difensore di Giuseppe Fragomeni, si è detto lieto che “la totale estraneità dai fatti di Fragomeni sia stata confermata anche in appello”. Rispetto alla sentenza di primo grado sono lievitate le pene nei confronti dell’imprenditore Antonio Saladino e di Giuseppe Lillo, condannati rispettivamente a 3 anni e 10 mesi (2 anni in primo grado) e 2 anni (1 anno e 10 mesi), perché in appello, rispetto al primo grado, i giudici li hanno ritenuti responsabili anche del reato di associazione per delinquere. Ed é proprio su questo fronte che l’accusa ha espresso piena soddisfazione. Il sostituto procuratore generale, Massimo Lia, ha affermato che “é stato confermato l’impianto accusatorio. C’é soddisfazione principalmente per il riconoscimento del reato associativo per alcuni degli imputati”. Il processo di primo grado, svoltosi con rito abbreviato, si era concluso nel marzo del 2010 con otto condanne e 34 assoluzioni. La Procura generale di Catanzaro aveva presentato ricorso contro l’assoluzione di alcuni imputati dal reato di associazione per delinquere mentre per tutti gli altri l’appello riguardava il reato di abuso in atti d’ufficio. Per altri 55 indagati che decisero di non scegliere il rito abbreviato il giudice per le udienze preliminari, Abigail Mellace, dispose il proscioglimento per 28 ed il rinvio a giudizio per gli altri 27. Per questi ultimi è in corso il processo di primo grado davanti ai giudici del tribunale di Catanzaro.

 

(ANSA)  L’ex Presidente della Regione Calabria, Agazio Loiero (centrosinistra) è stato condannato ad un anno di reclusione per il reato di abuso d’ufficio nel processo d’appello scaturito dall’inchiesta Why Not. In primo grado era stato assolto. Non doversi procedere per intervenuta prescrizione per l’ex Presidente della Regione, Giuseppe Chiaravalloti, del centrodestra. Soddisfatto il pg: ”La sentenza ha confermato l’ impianto accusatorio”. Stupefatti i difensori di Loiero.

L’imprenditore e principale imputato, Antonio Saladino, è stato condannato a 3 anni e 10 mesi (2 anni in primo grado); Giuseppe Lillo a 2 anni di reclusione (1 anno e 10 mesi); Antonio La Chimia ad 1 anno e 9 mesi (1 anno e 10 mesi) e Nicola Durante ad un anno (assolto). Sono stati assolti Pietro Macrì (9 mesi e 900 euro di multa in primo grado) e Vincenzo Morabito (6 mesi e 600 euro di multa). E’ stata confermata la sentenza di assoluzione di primo grado nei confronti di Gianfranco Luzzo, Tommaso Loiero, Franco Nicola Cumino, Pasquale Anastasi, Giuseppe Fragomeni ed Enza Bruno Bossio. Restano confermate le condanne di primo grado nei confronti di Francesco Saladino (4 mesi e 300 euro di multa) e Rinaldo Scopelliti (1 anno). Nei confronti di Antonio Saladino i giudici hanno disposto anche l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e l’interdizione legale durante l’esecuzione della pena. E’ stato anche revocato il beneficio della sospensione condizionale della pena. Ad Agazio Loiero e Nicola Durante sono state riconosciute le attenuanti generiche ed è stata disposta l’interdizione temporanea dai pubblici uffici. Per i due imputati i giudici hanno deciso anche la sospensione della pena e la non menzione nel certificato del casellario giudiziale.

PG, CONFERMATO IMPIANTO ACCUSATORIO

“Siamo pienamente soddisfatti per la sentenza emessa dai giudici della Corte d’appello perché é stato confermato l’impianto accusatorio”. Lo ha detto il sostituto procuratore generale Massimo Lia che ha rappresentato, insieme al Pg Eugenio Facciolla, l’accusa nel processo d’appello Why Not. “C’é soddisfazione – ha aggiunto – anche perché è stato riconosciuto il reato associativo per alcuni degli imputati, così come avevamo chiesto nel nostro appello. I giudici hanno aggiunto altre condanne a quelle di primo grado e questo riteniamo che dimostri come la tesi dell’accusa è stata sostanzialmente accolta”.

DIFESA FRAGOMENI,VIVA SODDISFAZIONE

“In relazione alla sentenza emessa oggi dalla Corte di Appello di Catanzaro, con la quale, in accoglimento della mia eccezione di inammissibilità dell’impugnazione come proposta dalla Procura Generale della Repubblica di Catanzaro avverso la sentenza di assoluzione (capo 20 della Rubrica) emessa nei confronti del Prof. Fragomeni nel primo grado di giudizio, è stato dichiarato inammissibile l’appello di detta Procura, desidero esprimere viva soddisfazione per l’esito del giudizio”. Lo afferma in una nota il difensore di Giuseppe Fragomeni, l’avvocato Nunzio Raimondi. “In particolare, mi preme evidenziare – aggiunge – come, aldilà dei profili di merito rispetto ai quali la condotta del mio assistito è stata ritenuta già dal primo giudice assolutamente irreprensibile, la Corte di Appello di Catanzaro abbia ritenuto di accogliere una delicata questione di diritto relativa alla improponibilità dell’impugnazione del Pubblico ministero o del Procuratore generale a seguito di assoluzione in primo grado quando prima della proposizione impugnazione il reato addebitato risulti prescritto. Tale eccezione, unitamente a quella della aspecificità dei motivi, ha formato oggetto della mia discussione di rito e di merito dinanzi alla Corte territoriale al fine di resistere alle censure della Procura Generale ed ha poi prevalso con la odierna sentenza”. “Sono infine davvero lieto – conclude l’Avv. Raimondi – che la totale estraneità ai fatti di Fragomeni sia stata confermata anche in appello e questo autentico galantuomo e professionista correttissimo sia uscito da una vicenda così pesante (in origine gli erano stati contestati molti e gravi reati) a testa alta”.

LOIERO, VITTIMA SCONTRO GIUDIZIARIO

“Come sempre anche questa volta rispetto le decisioni della Magistratura. Cionondimeno davanti a questa sentenza sono davvero esterrefatto”. Lo afferma in una nota il coordinatore nazionale della federazione tra Mpa ed Autonomia e Diritti ed ex Presidente della Giunta della Regione Calabria, Agazio Loiero. “Mi stupisce – aggiunge – che io oggi venga condannato per aver licenziato, con la mia Giunta di allora, una delibera in cui davo pienamente la libertà alla dirigenza di compiere un atto o di non compierlo. La verità è che siamo in presenza di un’inchiesta nella quale si è assistito ad uno scontro mai visto tra Procure: è stato perquisito un procuratore generale, altri magistrati hanno lasciato la Magistratura immediatamente dopo; alcuni magistrati sono stati trasferiti, altri destituiti, ed alcuni sono stati mandati a giudizio”. “Mi chiedo – prosegue Loiero – se alla fine un cittadino possa davvero sentirsi comunque appagato da un verdetto, specie se di condanna, o piuttosto non sia vittima di un contesto di scontro giudiziario che spaventa i cittadini inermi. Si pensi che io non ho voluto rendere neanche una dichiarazione spontanea perché mi sembrava superflua. Sono comunque certo di non aver compiuto nessun atto illegittimo. Davvero nessuno”.

ENZA BRUNO BOSSIO: USCITA DA INCUBO

“Finalmente sono uscita da un incubo”. E’ quanto afferma, in una nota, Enza Bruno Bossio sulla conferma in appello della sentenza di assoluzione nel processo Why Not. “Un incubo – aggiunge – che aveva provato a distruggere la mia vita e quella dei miei figli. Al quale ho resistito non solo con la consapevolezza di non aver fatto mai nulla di illecito, ma anche grazie all’affetto di moltissimi amici. Non mi sono mai sottratta ai processi in tribunale, anche se vivevo fino in fondo l’ingiustizia morale e materiale di quello che mi stava accadendo. Ma nonostante tutto ho avuto fiducia nel compimento dell’azione della magistratura, soprattutto di quella giudicante. Anche perché non mi sento di essere innocente perché assolta, ma assolta perché innocente. Dunque esiste il merito dei processi che si svolgono nelle aule dei tribunali, che sono altra cosa dei processi mediatici che condannano le persone sulla piazza prima ancora di essere giudicate da chi è preposto a questo compito”. “Per ora – conclude Bruno Bossio – mi godo con serenità questo momento. Ci sarà tempo e luogo per riflettere su questa terribile vicenda che ancor prima che sul piano personale ha determinato conseguenze devastanti per la vita di tanti lavoratori ed imprese calabresi”. Gli avvocati Ugo Celestino e Fabio Viglione, difensori di Enza Bruno Bossio, hanno espresso grande soddisfazione per la sentenza. “La Corte d’Appello di Catanzaro – affermano – ha confermato la pronuncia pienamente assolutoria già ottenuta dalla dr.ssa Enza Bruno Bossio in primo grado. Ha trionfato la giustizia dei fatti e delle prove contro ipotesi accusatorie che, per quanto riferibili alla nostra assistita, si sono dimostrate assolutamente inconsistenti”.

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