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TAURIANOVA (RC), LUNEDì 02 DICEMBRE 2024

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Why not, nessun complotto contro De Magistris. Tutti assolti Non ci fu un complotto per l'avocazione delle indagini avviate da De Magistris, il tribunale di Salerno ha assolto tutti gli imputati tra cui anche Pittelli, Galati e Saladino

Why not, nessun complotto contro De Magistris. Tutti assolti Non ci fu un complotto per l'avocazione delle indagini avviate da De Magistris, il tribunale di Salerno ha assolto tutti gli imputati tra cui anche Pittelli, Galati e Saladino
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SALERNO – Tutti assolti perché il fatto non sussiste. Crolla il caso sul presunto complotto messo in atto per sottrarre le indagini ‘Why not’ e ‘Poseidone’ a suo tempo condotte a Catanzaro dal pm Luigi De Magistris. La sentenza dei giudici della I sezione penale del Tribunale di Salerno parla chiaro: i sei imputati non hanno complottato affinché le indagini fossero state sottratte all’allora sostituto procuratore sulla base di un complotto. I sei imputati assolti sono Salvatore Murone, ex procuratore aggiunto di Catanzaro, Giancarlo Pittelli, avvocato e parlamentare, ex coordinatore regionale di Forza Italia in Calabria; Giuseppe Galati, ex sottosegretario alle Attività produttive (oggi esponente parlamentare del gruppo Ala); Antonio Saladino, ex presidente della Compagnia delle opere della Calabria; Dolcino Favi, ex procuratore generale facente funzione a Catanzaro e l’avvocato Pierpaolo Greco.

L’inchiesta Why Not, avviata nel 2009, è durata tre anni coinvolgendo un centinaio di persone tra cui politici di primo piano a livello nazionale: Romano Prodi, Clemente Mastella, oltre a presidenti e assessori delle Giunte regionali calabresi di centrosinistra e centrodestra. Un fascicolo per il quale si arrivò anche ad una crisi di governo e che ipotizzava una serie di illeciti nella gestione di di fondi statali, regionali e comunitari con la complicità e la partecipazione dei politici. Dell’ipotesi accusatoria, però, alla fine, dopo anni di processi, da un punto di vista giudiziario è rimasto ben poco. Tra proscioglimenti, archiviazioni, assoluzioni e prescrizioni, la quasi totalità degli indagati alla fine ne è uscita indenne.

Se le conseguenze giudiziarie sono state limitate, ben altre sono state quelle sul piano politico. L’inchiesta Why not, infatti, ha avuto un peso determinante per la caduta del Governo di Romano Prodi, dimessosi il 24 gennaio 2008, dopo che Clemente Mastella – anche lui indagato e la cui posizione fu poi archiviata – proprio per quell’indagine fece venire meno il suo sostegno al Governo del professore.

L’indagine fu poi avocata dalla Procura generale di Catanzaro, con conseguenze che in quel momento erano difficilmente immaginabili. Il magistrato, sottoposto a procedimento disciplinare per l’acquisizione abusiva di tabulati telefonici di parlamentari, si dimise entrando in politica, diventando subito eurodeputato di Italia dei valori e poi riuscendo a farsi eleggere sindaco di Napoli. Ma Why not è stata anche al centro di uno scontro senza precedenti tra apparati giudiziari: la Procura della Repubblica di Salerno e la Procura generale di Catanzaro si sequestrarono a vicenda i fascicoli, costringendo il Csm a sostituire tutta la catena gerarchica. proprio questo scontro diede poi vita al processo conclusosi oggi con l’assoluzione di tutti gli imputati.