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Il senatore Bilardi plaude al Ddl 720 sulla ratifica della convenzione di Istanbul

| Il 19, Giu 2013

“La violenza contro le donne è una piaga sociale che purtroppo ha sempre trovato nel nostro Paese terreno fertile. Auspichiamo quindi che la ratifica della Convenzione di Istanbul possa avvenire in forma unitaria e condivisa”

Il senatore Bilardi plaude al Ddl 720 sulla ratifica della convenzione di Istanbul

“La violenza contro le donne è una piaga sociale che purtroppo ha sempre trovato nel nostro Paese terreno fertile. Auspichiamo quindi che la ratifica della Convenzione di Istanbul possa avvenire in forma unitaria e condivisa”

 

 

Riceviamo e pubblichiamo:

La data dell’11 maggio 2011 è un giorno di svolta perché sancisce, con la convenzione di Istanbul, la prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, con lo scopo e l’effetto di rendere inviolabile la dignità delle donne, abiurando ogni clima intimidatorio, ostile, degradante, umiliante o offensivo, nonché ogni aggressione verbale o fisica, di natura sessuale: nella qualità di uomini e soprattutto meridionali non possiamo non sostenere questi concetti e questi postulati che rappresentano la quintessenza della nostra concezione tradizionalista della famiglia e della nostra visione ideale della donna, sia essa madre, moglie, sorella o compagna di vita, di lavoro, di passioni. Le donne meridionali – non va dimenticato – rappresentano da sempre l’unità e la forza indissolubile delle famiglie.
Già con la Dichiarazione del 1993 le Nazioni Unite impegnandosi a combattere il fenomeno della violenza sulle donne denunciavano «Ogni atto di violenza fondata sul genere che abbia come risultato, o che possa probabilmente avere come risultato, un danno o una sofferenza fisica, sessuale o psicologica per le donne»

Nel nostro Paese, solo con l’approvazione nel 1996 della legge n. 66, la violenza carnale, gli atti di libidine violenta e gli atti osceni vennero riconosciuti come «delitti contro la persona. Ebbene sono passati ,purtroppo, diciassette anni e in Italia la maggioranza delle violenze sulle donne rimane ancora sommersa. Esiste infatti un divario tra le denunce per violenza sessuale e le donne che avrebbero subito uno stupro. Le donne tendono a denunciare più facilmente i reati se subiti da estranei, piuttosto che da persone conosciute. La donna tende a voler tenere unita la propria famiglia, costi quel che costi.
Il fenomeno attraversa trasversalmente tutte le classi sociali , senza distinzione di età, razza, etnia. E’ una delle maggiori cause di morte o invalidità permanente delle donne sino ai 50 anni, al pari del cancro e degli incidenti stradali. Ci rattrista ricordare che in Italia dal 2005 al 2012 il numero di vittime ha superato quota 900 . Il fenomeno del femminicidio è diventato triste cronaca quotidiana. Talmente quotidiano che si tende a farlo passare come un fenomeno fisiologico. Ma cosi non è e cosi non può essere.
Ci rimane ancora impressa nella nostra mente e nei nostri cuori la crudeltà verificatesi il 26 maggio scorso a Corigliano Calabro subita dalla povera Fabiana Luzzi ragazzina che a soli 16 anni è stata accoltellata e bruciata viva dal suo ragazzo.
La violenza contro le donne è una piaga sociale che purtroppo ha sempre trovato nel nostro Paese terreno fertile. Una piaga che non si può pensare di risolvere con la sola repressione. Non ci sarebbero nè risorse , nè personale a sufficienza.
E’ necessaria quindi, prima di tutto, una educazione al rispetto della donna, che deve essere trasmessa in famiglia, a scuola e attraverso i media.

E’ indispensabile modificare stereotipi e rappresentazioni della donna veicolati dai mezzi di comunicazione e dalle pubblicità, introducendo codici di autoregolamentazione e linee di comportamento per garantire il rispetto innanzitutto della figura femminile.
Bisogna che i procedimenti penali a carico dei colpevoli abbiano una attenzione particolare da parte della magistratura, sia per evitare che la loro lunghezza contribuisca a mantenere aperte per troppo tempo ferite dolorose, sia, e sopratutto, per evitare che quella che può sembrare una attività di stalking – anch’essa ora sanzionata penalmente – possa tradursi in qualcosa di più grave.
Per questo chiediamo che siano opportunamente sostenute le Forze dell’ordine, che spesso rappresentano il primo baluardo di salvezza per le vittime. Si tratta di operatori altamente qualificati che devono conciliare tecniche investigative e norme procedurali con dei risvolti umani e psicologici notevoli.
Chiediamo che il tema della violenza contro le donne sia all’ordine del giorno di tutti i livelli istituzionali, soprattutto quelli periferici, municipali e di quartiere, perché è là che si consuma la violenza ed è la che le donne devono essere sostenute per denunciare i soprusi.
Occorre potenziare la rete antiviolenza, incoraggiando le vittime a denunciare e occorre disporre di personale esperto che possa dare un sostegno e un aiuto immediato alla donna che ha subito un sopruso.
La violenza sulle donne è ancora oggi una delle forme di violazione dei diritti umani più grave e diffusa anche nel mondo occidentale.
I più recenti riconoscimenti in tema di diritti civili, sociali e culturali a favore delle donne, non hanno tuttavia fermato o quantomeno delimitato il fenomeno della violenza fisica, psicologica e sessuale nei confronti del genere femminile.
Sui temi etici e sulla famiglia l’Europa individua principi di riferimento, lasciando ai singoli Stati l’onere di declinare questi temi nella Ratifica e nella legislazione ordinaria, nel rispetto della storia, della cultura e dei propri principi costituzionali.
Questo nuovo Trattato è il primo strumento internazionale, giuridicamente vincolante, che crea un quadro legislativo completo per proteggere le donne contro qualsiasi forma di violenza.
Auspichiamo quindi che la ratifica della Convenzione di Istanbul possa avvenire in forma unitaria e condivisa, anche per dare un segnale forte al nostro Paese di una volontà ferma e determinata di contrasto alla violenza contro le donne.
Senatore Grande Sud Giovanni Bilardi