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Hacker cinesi attaccano agenzie federali americane

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Allarme nel reparto delle agenzie federali statunitensi per lo scompiglio come quello
provocato dalla incursione di agenti cinesi nelle maglie telematiche. Si tratta dell’ennesimo
attacco informatico contro agenzie. Un gruppo di hacker stranieri, secondo i media
americani sarebbero cinesi, ha violato i dati personali di 4 milioni di dipendenti
pubblici, tra quelli in servizio e in pensione.L’attività illecita è stata individuata
dall’Office of Personnel Management e dal ministero per la Sicurezza Interna (Homeland
Security), stando ai quali l’azione di spionaggio si sarebbe conclusa all’inizio
di maggio. Secondo il Washington Post e il Wall Street Journal si tratterebbe di
un attacco messo a segno a dicembre, ma di cui si ha notizia solo adesso.Sulla violazione,
l’ennesima di un’agenzia governativa statunitense, sta indagando l’FBI; si tratta
dell’ultimo attacco in ordine di tempo dopo quello che ha colpito il dipartimento
di Stato e la Casa Bianca. In cima alla lista dei nemici digitali degli Stati Uniti
vi si trovano Cina e Russia, sebbene entrambi i paesi respingano le accuse al mittente
e anzi dichiarino di essere a loro volta vittime di attacchi organizzati da potenze
esterne.Per Giovanni D’Agata presidente dello “Sportello dei Diritti [1]”,
ancora una volta è la prova che le mutate esigenze della guerra globale, impongono
delle contro misure si tiene contro il pericolo crescente delle nuove “armi di scompiglio
di massa”. La nostra preoccupazione che non venga compromessa ulteriormente la privacy
e la sicurezza dei cittadini.