Editoriale di Mirella Maria Michienzi
Il 25 aprile
Editoriale di Mirella Maria Michienzi
Gentile Direttore,
quante belle cerimonie commemorative e quanti bei discorsi si fanno, ogni anno, il 25 aprile.
Noi figli, giustamente, siamo orgogliosi dei nostri padri…però ci sarebbe da chiedersi se i nostri padri lo sarebbero altrettanto di noi. Penso proprio di no, perché i nostri discorsi sono soltanto belle parole, retorica, senza un seguito concreto nella vita di tutti noi.
Ci troviamo davanti ad una classe politica deludente, che vive di stipendi d’oro e privilegi a cui non vuole assolutamente rinunciare…e non solo…Infatti è notorio che molti si sono appropriati in maniera poco pulita di beni e decine e decine di milioni di euro stanziati per altri scopi.
Purtroppo noi italiani non riusciamo a portare avanti un discorso serio non solo sugli svariati milioni dati ai partiti al momento in vigore, ma anche, quel che è peggio, agli ex-partiti. In quest’ultimo caso logicamente invogliando e quasi obbligando chi li riceve ” a prendere”.
Noi commemoriamo e ricordiamo mentre in Italia molti giovani e molti imprenditori si suicidano; i primi per la mancanza di lavoro, i secondi , perché non sopportano la vergogna di un fallimento.
Noi, figli degeneri, abbiamo creato un nuova forma di fallimento; infatti, oltre a quello notorio per debiti, oggi c’è il fallimento per insolvenze dei crediti.
Noi figli che non solo non riusciamo a sostenere e volere la democrazia in maniera concreta ma anche ci illudiamo di viverla mentre, invece, siamo in piena oligarchia i cui membri vivono faraonicamente e fanno da sanguisughe nei confronti del popolo.
Non credo che i nostri padri avrebbero voluto dei figli rassegnati e osservatori passivi della società e della politica; non credo che ai nostri padri sarebbero piaciuti i tanti discorsi di facciata di ogni 25 aprile.
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