“Ricordiamoci che l’Italia è la patria delle convergenze parallele e dei compromessi storici, del manganello e doppiopetto e dei partiti di lotta e di governo, della politica dei doppi forni. La patria giusta per un partito paradossale come la Lega Nord”
di LUIGI PANDOLFI
La favola bucata del parlamento padano
“Ricordiamoci che l’Italia è la patria delle convergenze parallele e dei compromessi storici, del manganello e doppiopetto e dei partiti di lotta e di governo, della politica dei doppi forni. La patria giusta per un partito paradossale come la Lega Nord”
di Luigi Pandolfi
La Lega riapre il “parlamento padano” e torna a parlare di secessione. Rispetto a qualche settimana fa c’è però una cosa che rende questa manifestazione di fede meno grave ed intollerabile: il Carroccio non è più al governo ed i suoi principali esponenti non sono più soggetti ai vincoli derivanti dal giuramento di fedeltà alla Repubblica “una e indivisibile”.
Beninteso: lavorare “attivamente” per il discioglimento dell’unità nazionale è ancora reato nel nostro paese. Ma questo i leghisti lo sanno e a porre in essere azioni concrete, miranti al conseguimento di un obiettivo di separazione del Nord dal resto del paese, non ci pensano minimamente.
Nondimeno è evidente come talune manifestazioni continuative, una certa sistematicità dell’aggressione alle istituzioni ed ai principi fondamentali della Repubblica, stiano di fatto contribuendo a sfibrare il tessuto connettivo di quest’ultima. Sono quelli che, in altre occasioni, ho definito “microstrappi” che, nella loro regolarità, non fanno altro che allentare i fili che già debolmente tengono insieme le varie membra del paese.
Comunque sia, in attesa che la politica e le istituzioni prendano più sul serio certe manifestazioni, non si può non fare qualche considerazione sulla fondatezza e la “tempistica” di certe provocazioni del Carroccio.
Primo. Il parlamento padano è stato riesumato dopo che si è chiusa, e non per decisione autonoma della Lega, la “vacanza romana” di Bossi & co. Finché è durata la stagione ministeriale “romana”, al senatur non è passata proprio per la testa l’idea di convocare il parlamento della Padania. Bastava Roma.
Secondo. Se l’Italia unita “ha perso” ed è in difficoltà, al netto della crisi internazionale, la responsabilità è anche loro, che hanno “manovrato” a Roma con Berlusconi per un buon decennio, affossandone la credibilità e minandone le possibilità di rilancio economico e produttivo.
Terzo. Se il Nord negli ultimi tempi è arretrato e sconta problemi anche nuovi, come la pervasiva infiltrazione nella sua economia della criminalità organizzata, sarà stata, per una parte, anche colpa di “Roma”, ma a “Roma” in questi anni ci sono stati loro, non altri.
La verità è che la Lega è paradossalmente il più “italiano” dei partiti che oggi calcano la scena nazionale, con tutti i vizi che una certa “italianità” ha rifilato anche alla politica ed ai suoi costumi.
Ricordiamoci che l’Italia è la patria delle convergenze parallele e dei compromessi storici, del manganello e doppiopetto e dei partiti di lotta e di governo, della politica dei doppi forni. La patria giusta per un partito paradossale come la Lega Nord.
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