La memoria storica di Vibo Valentia e il 25 aprile, giornata della liberazione del nazi-fascimo

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Oggi 24 aprile mi aggiravo tra le cappelle del cimitero di Vibo Valentia dove mi ero recata in visita per salutare i miei cari defunti; mi accompagnavo ad amico catanzarese con il quale abbiamo fatto un giro in tutta la parte storica e abbiamo potuto notare il degrado e l’abbandono di molte tombe e monumenti di illustri miei concittadini che hanno fatto la storia della nostra città. Vorrei ricordare che il culto dei morti è un rito antico quanto l’uomo e le prime sue testimonianze risalgono ai tempi della preistoria, mentre a Vibo Valentia ci si dimentica di onorare la memoria dei grandi del passato. Abbiamo potuto constatare con i nostri occhi che il monumento di Enrico Gagliardi, Marchese di Panaja è circondato da un tappeto di foglie ed aghi di pino ed avrebbe bisogno di una lucidatura importante dei marmi, la tomba-monumento del Poeta dialettale Vincenzo Ammirà è molto rovinata e piena di erbacce, per non parlare di quella dove riposa l’Onorevole Giacinto Froggio, membro della Costituente e grande oratore, il cui perimetro è ornato da vistosi ciuffi di erbacce e di quella dell’Abate Pignatari, Maestro del Conte Vito Capialbi, anche questa semi-distrutta e coperta da erbacce. Tra questo sfacelo tre lodevoli eccezioni: la tomba di Michele Aiello, docente e uomo di cultura, curata dai familiari, quella dei Murmura (dove riposano le spoglie mortali del poeta dannunziano Pasquale Enrico Murmura, dell’Onorevole Pasquale Murmura e del Senatore Antonino Murmura) anche questa oggetto di cura da parte della famiglia e quella di Luigi Razza, di cui non vi sono eredi nella nostra città.

Sorge spontanea la domanda: chi tutela e protegge la nostra storia ha letto i Sepolcri di Ugo Foscolo? L’illustre poeta in questo poema parla della necessità di stabilire una corrispondenza d’amorosi sensi tra morti e vivi proprio attraverso le tombe; i grandi della storia e la loro memoria costituiscono, infatti, secondo lui, un modello di riferimento per le giovani generazioni. Da noi questo non è garantito, a meno che non ci siano i familiari a farlo o non sia fascisti. Perché ricordo, a me stessa prima che agli altri, che Luigi Razza è ricordato e celebrato in varie forme nella nostra città; a lui infatti, sono dedicati l’aeroporto militare, lo stadio, una piazza, una via, una monumentale statua di fronte al Duomo, un busto bronzeo nell’atrio del Municipio e una cappella monumentale al cimitero. Eppure Razza è stato un politico e un ministro di un governo fascista da cui domani tutti noi celebriamo la liberazione; l’Italia si è liberata, fortunatamente dal nazifascismo da 80 anni ormai, ma Vibo Valentia forse no.

Anna Murmura