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La “struncatura” della discordia. Gioia Tauro dichiara guerra a Palmi

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di Caterina Sorbara

Tra Gioia Tauro e Palmi i rapporti non sono stati mai amorevoli, adesso pare sia scoppiata tra le due cittadine pianigiane, una singolare  guerra: “la guerra della struncatura”.

Tutto è nato il  mese scorso, quando gli amministratori di Palmi, hanno dato inizio a “il progetto della struncatura” asserendo che la struncatura è un piatto tipico della tradizione di Palmi e sarà presente all’Expo di Milano, grazie a uno spot  realizzato da una troupe della RAI, guidato dalla giornalista Anna Bruni Eugeni.

Apriti cielo a Gioia Tauro che, si sono visti rubare il piatto “da sotto il naso”.

Noi di Approdonews, abbiamo voluto parlare con il dott. Vittorio Savoia, insigne studioso di storia locale, con al suo attivo due apprezzate pubblicazioni e un’altra in corso d’opera.

Il dott. Savoia, innanzitutto, ci precisa che  se i palmesi hanno conosciuto la struncatura è grazie ai tanti studenti gioiesi che studiavano a Palmi.

Subito dopo ci racconta che la piazza di Gioia fu, sempre considerata uno dei massimi caricatoi di olio di tutto il Meridione. Dagli atti del Consiglio Provinciale del 1839 si legge:”Il paese di Gioja è divenuto, per la sua opportunità il luogo ove si fa il maggiore commercio della provincia, tutti i negozianti vi concorrono, e molti di essi vi fanno dimora. Ma trovandosi circondato da acque stagnanti e principalmente da quelle del fiume Budello, che non fluiscono regolarmente, ed in varie parti impaludano, avviene che l’aria nei mesi estivi rendesi malsana in tutti que contorni”.

Nonostante il problema della malaria Gioja era diventato il principale sbocco d’esportazione della provincia.

Attratti dall’ottima posizione del sito e prevedendone per l’avvenire un grande sviluppo, molte famiglie di commercianti di stanza del litorale amalfitano pensarono bene di trasferirsi, armi e bagagli, in Gioja e di creare qui i loro traffici. Quei pionieri, appena giunti nella nostra cittadina, alimentarono subito il commercio e diedero la prima spinta ad un rinnovamento completo, per cui è da ascrivere a loro esclusivo merito se Gioja, oltread essere il maggiore emporio dell’olio della provincia di Reggio Calabria, divenne in breve volgere di tempo un vero e proprio centro commerciale di generi alimentari ed in particolare modo di pasta.

Savoia continua il suo racconto dicendo che i primi immigrati che ci vengono rilevati dai libri parrocchiali di Gioja risultano un Pietro Gambardella di Conca (Sa), deceduto nel 1807 ed un Antonio Pisani di Atrani (Sa), perito nel 1811 e successivamente, sempre dalla costiera amalfitana, risultano deceduti a Gioja: un Gambardella Francesco nel 1839, una Gargano Angela di Pietro nel 1840 ed una Proto Giuseppa di Alfonso nel 1841.

Già alla fine degli anni 30 del 1800, gli amalfitani venditori di pasta in Gioja costituivano una cospicua colonia di cittadini, questi nel 1847 avevano provocato una notevole agitazione nel Comune, come risulta da una lettera del sindaco al sottintendente del 13.10.1847 nella quale si dice “I pubblici venditori di pasta,ostinatamente,hanno voluto mantenere la pugna, a non voler vendere alla ragione di grana 9 il rotolo secondo le assise stabilite dal decurionato (consiglio Comunale)”.

Dall’Annuario d’Italia del 1895 risultano a Gioja, venditori di pasta  tantissimi commercianti di origine amalfitana, come per esempio: D’Amato Francesco, Gambardella Francesco e Russo Antonio.

C’erano anche molti venditori di farina.

Savoia ci racconta che la maggior parte di questi commercianti utilizzava le “scopature” di magazzino, cioè raccoglieva da terra i residui misti di farina e crusca durante le operazioni di molitura del grano, e successivamente venivano impastati dando luogo ad un tipo di pasta del colore scuro, chiamata struncatura e veniva messa in vendita a prezzi molto bassi. Talvolta risultava di sapore fortemente acido e veniva data in pasto ai maiali e alle galline. Le classi sociali meno abbienti, di Gioja e dei paesi vicini la consumavano loro e per correggere il sapore o per attenuare il grado di acidità, usavano condirla con salse molto piccanti o con acciughe salate , aglio e peperoncino. Per lunghi anni si poteva ancora trovare in piccole botteghe di Gioja sotto banco, quasi come merce di contrabbando.

Quindi conclude Savoia: La stroncatura è un tipo di pasta originariamente di Gioia Tauro ed esclusivamente dell’antica Gioja, anche se paesi vicini cercano di rubare la nostra originalità.

Ancora oggi viene venduta a Gioia Tauro e  fa parte dei menù di molti ristoranti gioiesi.

Un gioiese che da 50 anni vive a Torino, Antonio Toscano, ha raccontato che sua nonna materna Marianna Minneci, classe 1892 aveva un panificio al  Piano delle Fosse e vendeva la struncatura e la cucinava per tutta la famiglia. Ricorda anche che tutti i Comuni della Piana del Tauro compravano a Gioia Tauro la farina e la struncatura.

Sembra anche che su face book  è nato un gruppo che difende la tipicità gioiese del piatto.