di Natalia Gelonesi
Ambulatorio di cardiologia pediatrica. Mamma con bambino di cinque anni che, giustamente, ti guarda in cagnesco. Chiedi alla signora il motivo della visita e lei risponde: “Siamo venuti perché ci hanno detto che c’è un soffietto”. Che ti viene da dire: “Signora, forse si è confusa, il negozio di infissi è più avanti”.
Perché, non so a voi, ma a me la parola soffietto rimanda alle immagini vintage delle porte di casa dei miei. Praticamente ci manca il “comodino”(simpatica storpiatura geriatrica del Coumadin) e un bello specchio per le vene “vanitose” e ci siamo arredati metà camera da letto.
Ma a questa mamma cosa hanno detto per farla preoccupare e mandarla a fare una visita specialistica?
Le hanno detto, auscultando il cuore del bimbo, che c’è un piccolo soffio. Probabilmente le avranno anche detto: “Signora di sicuro non è niente ma è meglio se facciamo qualche altro esame”.
E quindi ora la signora vuole sapere cos’è sto benedetto soffio. E anche voi, immagino.
Per spiegarvi cos’è ci dobbiamo addentrare per un istante nell’anatomia del nostro cuore. A scuola vi avranno insegnato che ci sono quattro camere, due atri e due ventricoli, e chi sono io per smentirlo? Nessuno.
Atri e ventricoli comunicano tra di loro tramite sportellini che si aprono e si chiudono ritmicamente, chiamati valvole, mentre atrio destro e atrio sinistro sono separati, normalmente, da un setto, e idem per i ventricoli destro e sinistro. La valvola che mette in comunicazione atrio sinistro e ventricolo sinistro si chiama mitrale, tricuspide invece quella che permette il passaggio di sangue tra atrio destro e ventricolo destro.
Non è finita qua. Il sangue che passa dagli atri ai ventricoli dove finisce? Dal ventricolo sinistro va nell’aorta tramite un’altra valvola, la valvola aorta appunto, e dal ventricolo destro va nell’arteria polmonare tramite la valvola polmonaren(strane coincidenze). L’aorta ha il compito di portare il sangue ad organi e tessuti per fornire l’ossigeno di cui necessitano per mantenersi vitali, e l’arteria polmonare porta il sangue ai polmoni perché il sangue stesso venga ossigenato.
Ci siamo persi un piccolo e fondamentale passaggio: le arterie che portano il sangue “buono” ai tessuti si dividono in rametti, sempre più piccoli fino a diventare capillari; a livello dei capillari avviene una sorta di scarico e scambio merci, per cui l’ossigeno viene depositato nei tessuti che affidano a un altro corriere, cioè le vene, un carico di anidride carbonica. Le vene scaricano poi la loro merce nell’atrio destro, che finisce poi nel ventricolo destro e prende la strada del polmone dove va a ossigenarsi. Il sangue ossigenato che torna dal “centro benessere” polmone va in atrio sinistro a bordo delle vene polmonari, passa nel ventricolo sinistro e da lì altro giro altra corsa, e così via.
Abbiamo capito che le arterie portano e le vene restituiscono. Quindi l’aorta non è una vena. Noto una certa discriminazione verso le arterie e una più ampia popolarità delle vene: la vena aorta, le vene del cuore, bisognerebbe fare una campagna per resituire dignità anche alle arterie!
Ma questo soffio allora? A volte capita che questi sportellini, o queste dighe che fanno passare il sangue dagli atri ai ventricoli, ovvero le valvole, siano un po’ difettosi. Possono rimanere un po’ aperti dopo che il sangue è già passato, facendone refluire una certa quantità nell’atrio (insufficienze valvolari), o possono, al contrario, essere un po’ troppo chiusi, e il sangue vi passa attraverso con difficoltà (stenosi valvolari). O ancora le pareti che separano tra di loro atri e ventricoli, i cosiddetti setti (interatriale e interventricolare) possono presentare qualche crepa, qualche forellino che determina un passaggio di sangue non autorizzato. In tutti i casi sopra descritti questo flusso di sangue “anomalo” genera una turbolenza, che, poggiando un fonendoscopio sul torace, viene avvertita come un tipico rumore: il soffio.
Ecco cos’è il soffio. Io gli avrei dato un nome diverso, il soffio mi fa venire in mente una fatina che alita su una principessa addormentata, un mondo incantato, candeline che si spengono, atmosfere surreali ed impalpabili sospese in un mondo di sogni.
Ma forse chiamarlo “rumore” sembrava brutto. “Signora suo figlio fa un rumore”. Che poi la mamma ti dice: “Ah dottore mio guardi, lo so, uno solo?”.
Dovete anche sapere che non sempre il soffio si genera quando ci sono vizi valvolari (cioè valvole che non funzionano alla perfezione) ma si può sentire anche quando il flusso di sangue è troppo accelerato per altri motivi: anemia, febbre, malattie della tiroide.
Intanto il nostro piccolo “cinquenne” ha finito il suo esame e ci ha fatto un sacco di domande rimanendo entusiasta dell’esperienza unica di poter vedere il suo cuore in TV, e anche noi, per distrarlo, gli abbiamo fatto un sacco di domande stupide: “Guarda, quello è il tuo cuore, per chi batte?”, ottenendo la tenera risposta: “Per la mamma”. Risposta che darà anche a 30 e a 40 anni, e allora non sembrerà più così tenera.
Il bimbo è sanissimo, abbiamo tranquillizzato la mamma in apprensione e le abbiamo spiegato che si tratta di un soffio “innocente” (incredibile a dirsi è innocente davvero, non semplicemente dichiarato innocente in Cassazione). E’ un soffio che si sente anche quando non c’è nessun problema. Nada de nada. Tutto nella norma. E’ facilmente apprezzabile perché i bambini hanno una parete toracica più sottile e non si sono riempiti ancora i polmoni di fumo. Non è costante, a volte si sente e a volte non si sente, ed è di lieve entità.
Un’innocenza presunta fino a prova contraria. E la prova, che stavolta è stata a favore, è l’ecocardiogramma, che, tutto sommato, il pediatra del nostro simpatico bambino ha fatto bene a suggerire.
Spero di aver “soffiato” via i vostri dubbi, e augurandovi buon fine settimana vi do appuntamento alla prossima puntata!
Soffio innocente…