Sono giornate intense di lavoro, che mi vedono impegnato sia come consigliere regionale nell’attuazione di programmi e azioni concrete verso la regione, sia come leader de L’Italia del Meridione, in prima linea nei e per i territori che sono i veri soggetti sociali, in un incessante lavoro di ascolto per valorizzare le vocazioni e le peculiarità delle comunità.
Ma questi sono giorni anche di cambiamenti epocali che, in maniera più o meno palese, stanno mettendo in crisi un sistema che ha mostrato in questi ultimi anni tutto il suo fallimento, e penso alle elezioni americane, alla Russia di Putin, alla Brexit, penso al crollo dei mercati internazionali e di alcuni governi e allo stesso tempo alla crisi profonda dei sistemi valoriali e sociali e che necessariamente influiscono e influenzano la politica anche locale. Un sistema che mostra soprattutto la sua non coerenza con l’evoluzione di un mondo che ha bisogno di una chiave di volta nuova, che sappia offrire azioni tangibili e metta a regime quei cambiamenti necessari perché alle incertezze del presente faccia seguito un futuro certo e capace di dare prospettive reali e concrete di benessere e di sviluppo equo e dignitoso.
La mia generazione ha fallito su molti fronti, un po’ per colpe sue un po’ ereditate dal passato, ha condotto battaglie sbagliate, giocato con ideologie che necessariamente avrebbero trovato la loro fine perché svuotate di senso e di motivazione, perché al pensiero critico era stato sostituito il: “Ragionate fin che volete e su quel che volete, ma obbedite” e tutto questo ha portato a quella crisi che ha negato la cosa più importante: il futuro. E non lo ha negato a se stessa ma alle generazioni future, ai giovani, che smarriti si sentono prigionieri nella propria terra, esuli per scelta o costrizione e ai quali è stato tolto in qualche maniera il diritto di parola e di azione.
Ecco perché ho sempre creduto e sostenuto che per uscire dall’empasse di questa decadenza bisogna ripartire dai territori e dalla materia prima che questi offrono: le risorse umane soprattutto le nuove generazioni. I giovani rappresentano la vera chiave di volta, sono il presente che scrive il futuro, il proprio e l’altro ancora.
Ecco perché nel fondare insieme al professore Giuseppe Ferraro e ad altri amici il Movimento, abbiamo voluto soprattutto dare spazio e valore a loro, ai nostri figli, che sono diventati con L’IDM GIOVANI il vero zoccolo duro di una realtà politica che si pone non solo come alternativa alle ormai fallimentari classi dirigenziali, alle lobby centraliste, ma diventa propositiva verso la costruzione di una nuova visione della politica che scopre e si riscopre in concetti come: bene comune, senso civico, democrazia partecipata, unione e coesioni d’intenti, res pubbica.
Quando incontro, dialogo, mi confronto con i giovani militanti, presenti ormai in ogni provincia e in ogni comune; ogni volta che il Movimento cresce avvalendosi della figura di ragazzi/e che hanno deciso di mettersi in discussione e di credere nel progetto politico che sottende l’azione de L’Italia del Meridione, di riappropriarsi del valore della condivisione di idee e di progetti, di offrire il loro contributo alla crescita non solo del Movimento ma dei propri territori e della nostra regione, ciò mi emoziona, m’inorgoglisce e mi fa ben sperare.
Ed è a loro che guardo, a quel fervore che riescono a trasmettere, nei momenti di sconforto, quando tutto sembra inutile, quando ti senti uno dei protagonisti di Cervantes che lotta contro personaggi pirandelliani che governano oggi la scena politica ma anche nei momenti di entusiasmo per i traguardi raggiunti e le vittorie messe a segno.
È in questi ragazzi, nella realtà dell’IDM GIOVANI, che trovo lo stimolo giusto a portare avanti quella visione e quel sogno, diventata oggi una realtà tangibile grazie anche al loro lavoro e impegno. Quei giovani che fuori dalle ideologie del passato ma ricolmi di ideali legati all’appartenenza, alla territorialità, alla riscoperta delle proprie identità, sono l’opposto di ciò e di chi li ha ritratti come bamboccioni, mammoni timorosi di crescere, vuoti di senso e di prospettive, ma che in realtà sanno essere affamati, liberi e coraggiosi, leali, determinati e folli.
Il nuovo anno, che si aprirà con il Congresso Regionale, sarà per il Movimento un momento di crescita e di conferme, d’impegno e di azioni sempre più mirate e radicate nei territori, d’incontri e di progetti che nasceranno e si svilupperanno attraverso un laboratorio di idee che troverà nei giovani il principio di tutto e che li porterà attraverso la condivisione d’intenti a riscoprire il valore e il senso della Politica, quella impegnata, quella fattiva, quella delle grandi rivoluzioni, quella mossa dalla passione, dalla dedizione e dall’amore verso la propria terra e verso i principi stessi della Democrazia.Perché – come ho scritto, insieme con il professor Ferraro, nelle pagine del libro ITALIE – “Politica significa sapere ma ancor di più Politica significa fare sapere! ”.
E rivolgo le mie conclusioni a loro per ringraziarli e affermando: “che questo è soltanto l’inizio, il bello deve ancora venire e lavorando insieme la cambieremo questa terra e imprimeremo un cambio di rotta culturale radicale, perché voi meritate un futuro diverso, migliore di quello che la mia generazione ha saputo costruire fin ora. La mia esortazione è racchiusa nella locuzione “Sapere aude!”. Abbiate il coraggio di sapere, di conoscere, di riappropriarvi del diritto di fare e agire, anche in politica, ma soprattutto fate ciò che noi non abbiamo avuto la forza di fare: ribellatevi ai padri. Kant affermava che: per esercitare il potere della propria autonomia e perché la ragione sia libera e si manifesti bisogna crescere, diventare maggiorenni. La forza della maggiore età è quella capace di sfidare i pregiudizi, il sentire comune, le limitazioni, esercitarla significa poi non solo crescere, investire su se stessi ma anche sulle comunità in cui si vive e quindi sulla società intera”.
ORLANDINO GRECO
Leader L’Italia del Meridione