“Matteo Salvini lasci la via del clamore”


Milano – “C’è un momento in cui la politica di parte deve cedere il passo alle istituzioni, perché non si può gestire un’emergenza di proporzioni drammatiche come l’immigrazione a suon di slogan ad effetto, quando nella realtà si è dimostrato di non essere in grado di gestire concretamente la situazione”: è quanto dichiara il sociologo Antonio Marziale, presidente dell’Osservatorio sui Diritti dei Minori, che richiama l’attenzione: “Del mio amico Matteo Salvini, particolarmente attivo sul fronte immigrazione, ma dimentico di cosa combinò il suo più vicino e ascoltato uomo di partito, Roberto Maroni, allorquando nel corso di un’assemblea Unicef del 2009, nelle vesti di ministro dell’Interno, denunciò un traffico di organi tra minori immigrati che avrebbe coinvolto in qualche modo l’Italia. E Maroni non è passato, ma presente che conta e contribuisce alle strategie. C’è da chiedersi con quale attendibilità politica, visto e considerato la leggerezza con la quale seminò panico non indifferente”.

Marziale ricorda: “Dall’Aido, associazione italiana donatori di organi, all’ONU, ad altre realtà associative nazionali ed internazionali, si levò un’ondata di indignazione e soprattutto di ragionevole dimostrazione di mancanza di prove rispetto alle dichiarazioni dell’allora inquilino del Viminale, il quale – evidenzia il sociologo – chiamato a riferire in Commissione parlamentare per l’Infanzia, al tempo presieduta da Alessandra Mussolini, si mascherò dietro la giustificazione di deduzioni derivanti da segnalazioni dell’Interpol, in pratica smentendosi clamorosamente”.

Per il presidente dell’Osservatorio: “Il fenomeno dell’immigrazione coinvolge stuoli di creature in tenerissima età, che non possono essere al centro di campagne elettorali permanenti, bensì di risoluzioni efficaci. La gara a chi la spara più grossa rappresenta un limite che più che risolvere contribuisce a generare ulteriori problemi. Pertanto – conclude Marziale – si abbandoni la strada del perseguimento della prima pagina sui giornali e si badi a garantire ai bambini quella sicurezza e quella tutela di cui, evidentemente, nei loro paesi non hanno goduto”.