Negli ultimi giorni, in assenza di argomenti che abbiano un minimo di solidità, nella quotidiana polemica che ha per oggetto il Presidente del consiglio, nel dibattito tra i saloni della politologia che, da anni, fanno a gara nel gettare discredito al nostro Paese e a chi lo governa, buttandola spesso in caciara, è entrata in campo, con interventi a gamba tesa (metaforicamente, s’intende, data l’età dei protagonisti), in rapida successione, quella che viene da definire, ricorrendo alla terza legge della dinamica,”la lobby del catetere”.
Ha iniziato, il supponente fondatore di Repubblica Eugenio Scalfari, novantunenne: nell’ultimo sermone domenicale ha definito Matteo Renzi “più furbo che intelligente”. Lo ha prontamente seguito Afredo Reichlin, novantenne vecchio arnese del comunismo italiano, che ha apostrofato il segretario del partito a cui è iscritto, come “ignorante”.
Infine alla compagnia non poteva non aggiungersi l’arzillo Prof. Giovanni Sartori, anch’egli novantunenne, non nuovo ad esternazioni tonitruanti e alla pratica dell’ altrui dileggio, il quale in un intervista a Il Fatto (e a chi se no?) ne ha avute per tutti: Obama? Un incapace. Papa Francesco+-? Un furbacchione argentino, Renzi? Un furbetto (meno male che non ha aggiunto, bontà sua, “del quartierino”), puntellando codeste grevi definizioni con argomenti davvero risibile che tradiscono un’autostima smisurata e scarsa (se non nessuna) misura.
L’unico grande vecchio che, per fortuna sua e nostra, continua a fare sfoggio di una notevole lucidità e a coltivare la qualità che ci si aspetterebbe dalle persone anziane, la saggezza, è il Presidente emerito della repubblica Giorgio Napolitano, da pochi giorni novantenne.
Ma è un’eccezione. Purtroppo in giro ci sono troppi protagonisti del dibattito politico che non si rassegnano all’inesorabile scorrere del tempo e seguitano a (s)parlare e a tranciare giudizi “ex cathedra”, pur essendo acclarato che, visti i loro trascorsi, farebbero un grande regalo a tutti dedicandosi finalmente, nell’ autunno della loro esistenza, alla empre troppo poco praticata virtù del silenzio.
Emanuele Pecheux