Movimento politico – culturale “Insieme per Gioia”. L’urgenza di un grido d’allarme a favore della salute pubblica 

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Interrogarsi sui motivi concernenti le condizioni nelle quali in modo particolare oggi versa la Calabria significa chiedersi – prima di tutto – se ci sia l’effettiva volontà politica di restituire questa terra all’Italia, o se più semplicemente non la si sia mai considerata pienamente parte integrante di essa, dal momento che ciò che accade non può essere esclusivamente liquidato nelle consuete forme dei ritardi dello sviluppo, ma invece come il risultato di scelte precise e di molteplici e sistematici abbandoni. Ci si dovrebbe più precisamente chiedere a chi conviene che questo territorio continui a restare in ginocchio e svuotato dei più sostanziali diritti, dove la democrazia – fondamentale bene sociale – si mostri debole e discontinua, e dove per tutto ciò è la criminalità organizzata a colmare spesso le desolanti mancanze lasciate dalle istituzioni. Se non si riparte da qui — dal riconoscere questa ipocrisia che ormai sembra essere diventata strutturale — parlare di sviluppo, come pure di rilancio di piani strategici, sarà solo un altro modo per prendere ulteriore tempo, mentre la Calabria continuerà a essere condannata all’oblio, a dispetto della sua storia e dunque della sua cultura. La realtà e che ci troviamo di fronte a una carenza di determinazione, che tende a spezzare ogni tentativo di risanamento di questo ingiusto e indegno isolamento, in modo particolare per quel che concerne la questione delle infrastrutture e dei servizi legati alla complessa dimensione della salute, la cui mancanza di tutela da una parte abbrutisce sempre di più l’inviolabile valore della dignità umana, dall’altra assume i diffusi meccanismi di mortificazione di uno dei diritti fondamentali dello Stato democratico e sociale, oltretutto espressamente garantito dalla Costituzione della Repubblica Italiana. Tali considerazioni impongono la necessità – se non l’urgenza – di concentrare l’attenzione critica sull’approvazione dell’Accordo di Programma Quadro relativo all’utilizzo dei fondi previsti dall’art. 20 della legge 67/1988. Fondi che dovrebbero finanziare – a quanto pare sulla carta – la tanto preannunciata realizzazione del progetto esecutivo del Nuovo Ospedale di Vibo Valentia e del progetto definitivo del Nuovo Ospedale della Piana di Gioia Tauro. Bisogna ammettere che proprio qui – vale a dire su quella che non può non essere definita come un’inammissibile distorsione di sistema – si misura la distanza tra le vuote dichiarazioni di impegno della Regione Calabria e ciò che, di fatto, si realizza. Innumerevoli anni di ritardi, intollerabili rimpalli istituzionali e peggio ancora opacità procedurali hanno trasformato questo grande progetto nel riassuntivo simbolo di un’eterna attesa, in un’opera che esiste solo come strumentale enunciazione di principio, buona per i trionfalistici comunicati stampa e per le messe in scena istituzionali, ma priva di qualsiasi reale volontà di attuazione. Promesse che si rinnovano ciclicamente a ogni campagna elettorale, come un copione stanco e già sentito, utile solo ad alimentare la menzogna che qualcosa si stia muovendo. Una strategia, questa, che a ben riflettere risulta essere sempre la stessa, vale a dire annunciare per non fare, parlare per non agire. Le problematiche e le emergenze, nel frattempo, si diffondono e si cronicizzano, gli operatori sanitari vengono lasciati soli e i cittadini calabresi continuano a pagare l’amaro prezzo di questa paralisi con la loro salute, rinunciando alle cure oppure – per chi può – migrando verso altre regioni con il cosiddetto turismo sanitario, che rappresenta un’indiscutibile e umiliante forma di esodo sanitario forzato. Ci troviamo di fronte alla perversa logica del perpetuo rinvio, che non è certamente frutto del caso, ma piuttosto l’inequivocabile sintomo di un modello di gestione che si regge sull’immobilismo, sull’uso politico della sanità pubblica e sulla rassegnazione indotta nei territori. La Calabria non ha bisogno di altre cattedrali nel deserto, o di nuovi progetti serrati nei cassetti: ha invece bisogno di dignità e, soprattutto, di verità. A questo proposito va aggiunto che ci si trova a fare i conti non con l’assenza di risorse, ma con l’incapacità – o l’imperdonabile mancanza di volontà – di considerare il diritto alla salute come basilare e concreto tassello nel compimento del progetto costituzionale di sviluppo dell’integrità della persona. Dinanzi a questa paralisi strutturale e politica, il Movimento politico e culturale “Insieme per Gioia” chiede con rinnovata forza e senza più accettare alibi di procedere perlomeno all’immediata razionalizzazione e al tangibile rafforzamento delle reti ospedaliere – consolidando tutti i possibili strumenti di coordinamento assistenziale dei pertinenti servizi – a partire dai nosocomi di Gioia Tauro e di Polistena, nel tentativo di affrontare questa situazione di drammatico blocco. Non si tratta più di pianificare grandi opere future, ma di intervenire subito sull’esistente, laddove si combatte quotidianamente – con grande professionalità e, spesso, in silenzio – contro carenze di personale, mezzi obsoleti e reparti al collasso. È una richiesta di sopravvivenza, non di privilegio: è, detto in altri termini, la rivendicazione di un diritto che non può più attendere. Si chiede, al contempo, di rilanciare seriamente il potenziamento delle relazioni istituzionali e organizzative intorno alla più ampia problematica della sanità, aprendo un tavolo di concertazione dialogica che veda coinvolti – in maniera stabile e trasparente – tutti gli attori responsabili: Regione, Comuni, professionisti del settore, associazionismo culturale e cittadini. Non è più tempo di decisioni calate dall’alto, tantomeno di provvedimenti tecnici presi – come spesso accade – nella più assoluta assenza di confronto con i territori di appartenenza. Solo un approccio realmente partecipativo potrà ricostruire quel rapporto di fiducia tra istituzioni e popolazione che – particolarmente in questi ultimi anni – è stato minato da troppi silenzi, da scelte alquanto deprecabili e da una cronica assenza di responsabilità politica. Un tavolo che non sia solo formale, ma operativo e vincolante, capace di affrontare le emergenze ma anche di pianificare le ragioni del presente e del futuro. Perché la sanità non può essere gestita come un affare burocratico o contabile, ma come un nodale diritto soggettivo del cittadino, che richiede visione, ascolto e coraggio decisionale. Perché ogni ritardo, ogni nuova promessa disattesa – come pure ogni riunione esclusivista e inconcludente – hanno un costo umano preciso, fatto di diagnosi mancate, di fiducia tradita e di conseguenza di vite spezzate. E se davvero si vuole restituire alla Calabria un ruolo dignitoso all’interno del sistema sanitario nazionale, si cominci da qui, da luoghi come Gioia Tauro e Polistena, dove la sanità non è teoria evanescente, ma una vera e propria lotta quotidiana.