Napoli applaude spettacolo compagnia reggina CarMa


di Giuseppe Campisi

Napoli – Gli applausi scroscianti e le standing ovation ricevute dall’Augusteo hanno confermato, se possibile una volta di più, alla compagnia teatrale CarMa la bontà di un progetto che – dal debutto a Cinquefrondi nel 2013 al lungo tratto di strada percorso sino ad Agugliano – si è fatto apprezzare per l’unicità di una rappresentazione storico-culturale che ha di fatto spazzato via ogni qualsivoglia dubbio sui tragici accadimenti che portarono, col sangue, col ferro e col fuoco, all’unità d’Italia e con essi rinvigorito il coraggio di chi, ancora oggi, non teme di raccontarli. Lo hanno ben gradito gli attenti spettatori di un teatro nobile ed antico come quello del parterre napoletano che gremito in ogni ordine di posto per ben tre sere di fila, dal 5 al 7 ottobre scorso, hanno avuto modo di saggiare la bravura di Carilli e compagni sull’onda di una spinta non solo (e non tanto) emotiva quanto sul riconoscimento ragionato di una pièce che – grazie ai suoi tratti drammaticamente veri e storiograficamente provati – ne ha conquistato il cuore.

Si, possiamo dirlo, perché finanche il primo cittadino Luigi De Magistris non ha potuto esimersi dal commentare compiaciuto di aver assistito allo spettacolo dell’associazione culturale Carma affermando lapidario: «Bello davvero. La storia va riscritta, lo dobbiamo al nostro Sud». Un ritorno alla carica in grande stile quello dei narratori Lorenzo Praticò e Gabriele Profazio, della cantante Marinella Rodà e dei musicisti Mario Lo Cascio e Alessandro Calcaramo che, dopo aver offerto l’antipasto appena l’anno scorso proprio all’Augusteo, avevano saputo strappare alla qualificata giuria dell’VIII Edizione della Rassegna di Teatro Amatoriale il pass per il cartellone della stagione corrente con tre serate memorabili.

D’altra parte, la propaganda dei promoter del teatro di Piazzetta Duca d’Aosta non lasciava spazi a dubbi parlando di «un viaggio imperdibile che ripercorre la storia del periodo pre e post unitario, dalle condizioni economiche del Regno delle Due Sicilie alla spedizione dei Mille, fino alle repressioni del Regno d’Italia appena sorto». Insomma, premesse importanti figlie di una collaudata regia che sul boccascena ha esaltato, in favore di pubblico, storia ed origini di un mondo perduto e non per colpa dei vinti. L’incanto del teatro-canzone ha, in definitiva, stregato anche Napoli che ha esercitato tutta la sua suggestione evocativa di patria e regno anche sulla compagnia reggina: «Siamo rientrati nella nostra città – annota il regista Carilli – ancora emozionati per questa tre giorni napoletana che è andata oltre ogni più rosea aspettativa.

Il tanto “temuto” pubblico dell’Augusteo ci ha confermato che il nostro è un linguaggio universale e che non ha alcuna barriera di età, luogo, estrazione sociale. Torniamo con la consapevolezza di aver fatto bene e con tanta voglia di continuare ad impegnarci per poter riassaporare ancora fortissime emozioni come quelle appena vissute». Il condensato di un’esperienza che sicuramente ha lasciato il segno negli occhi e nelle menti di entrambi (spettatori e compagnia) in uno scambio osmotico di quelli che fanno bene al corpo ed allo spirito e che, in fondo, rappresentano con il dono degli applausi (e come non potrebbero!) il premio più ambito per chi ha la fortuna di praticare l’arte scenica regalando emozioni talvolta rigando il viso dello stupefatto pubblico col soffio d’una lacrima di gioia amara.