‘Ndrangheta a Roma, condanne per 107 anni in Appello, condannato il boss Carzo che insieme ad Alvaro è ritenuto il capo della ‘ndrina locale
Feb 14, 2025 - redazione
I vertici, i capi, i gregari. Sono 14 gli imputati della “propaggine” della ‘ndrangheta, la prima autorizzata dalla casa madre calabrese per operare nella Capitale, che hanno chiesto di essere giudicati con rito abbreviato. E tutti sono stati condannati.
La pena più alta è stata di 18 anni per Antonio Carzo, uno dei due capi secondo la Direzione distrettuale antimafia di Roma della prima locale di ‘ndrangheta della capitale, definito il “Papa” delle cosche calabresi. Il boss che intercettato diceva noi siamo una propaggine di là sotto e si scagliava contro la Procura di Roma. Arriva dopo due ore di camera di consiglio la sentenza dei giudici d’appello per gli imputati – una ventina – che avevano optato per il rito abbreviato. Condanne complessive per oltre cento anni di carcere. Tra le accuse contestate nella maxi inchiesta Propaggine della Dda e del centro operativo della Dia di Roma associazione mafiosa, traffico di droga, estorsione, truffa, riciclaggio. Una sentenza in chiaroscuro per le difese. Rispetto al primo grado pene ridotte per alcuni imputati, ma una conferma sostanziale dell’impianto accusatorio. Davanti all’ottava sezione penale del Tribunale di Roma continua intanto il processo gli altri imputati, circa una quarantina che hanno scelto il rito ordinario. Tra loro l’altro capo della locale, Vincenzo Alvaro.
A capo della ‘ndrina di Roma, secondo l’impianto accusatorio della procura di Roma, c’erano Vincenzo Alvaro e Antonio Carzo: proprio Carzo nell’estate del 2015 aveva ricevuto dalla casa madre della ‘ndrangheta l’autorizzazione per costituire una locale nella Capitale, retta dallo stesso Carzo e da Alvaro.