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Estorsioni e intestazione di beni, in carcere 7 esponenti della cosca dei “Nasone-Gaietti”

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Il provvedimento è stato richiesto dalla Dda nei confronti di 7 soggetti appartenenti alla cosca “Nasone–Gaietti” che opera nel territorio del comune di Scilla

Estorsioni e intestazione di beni, in carcere 7 esponenti della cosca reggina dei “Nasone-Gaietti”

Il provvedimento è stato richiesto dalla Dda nei confronti di 7 soggetti appartenenti alla cosca “Nasone–Gaietti” che opera nel territorio del comune di Scilla. Contestati reati di associazione di tipo mafioso; concorso in tentata estorsione aggravata; concorso in intestazione fittizia di beni

 

 

Alle prime luci dell’alba, i Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria hanno
eseguito un’Ordinanza di Custodia Cautelare, emessa dal G.!.P. presso il Tribunale di Reggio
Calabria su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 7 persone,
appartenenti alla ‘ndrangheta nella sua articolazione territoriale denominata cosca “NASONE·
GAIETTI”, operante nel territorio del comune di Scilla (RC), responsabili a vario titolo di:
associazione di tipo mafioso (art. 416 bis commi 1, 2, 3, 4, 5 e 6 c.p.);
concorso in tentata estorsione aggravata dall’aver favorito un sodalizio di tipo mafioso (artt.
56, 81 cpv, 110 e 629 commi 1 e 2, in relazione all’art. 628, comma 3, nr. 3, c.p. e art. 7 legge
203/91);
concorso in intestazione fittizia di beni aggravata dall’aver favorito un sodalizio di tipo mafioso
(artt. 81 cpv e 110 c.p., art. 12 quinquies legge 356/92 e art. 7 legge 203/91).
Le investigazioni – avviate nel giugno del 2011 a seguito dell’arresto per estorsione di
FUlCO Giuseppe – rientrano in una più complessa indagine sviluppata dai Carabinieri del Comando
Provinciale di Reggio Calabria e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia nei confronti
della citata cosca di ‘ndrangheta, che ha già portato all’arresto di 17 persone ed al sequestro di
beni per un ammontare complessivo di oltre lS milioni di euro.
le indagini hanno consentito di confermare “l’esistenza a Scilfa di un’associazione mafioso
denominato cosca NASONE – GAIETTI costituita ed organizzato 01 fine di assumere il controllo sul
territorio del comune di Scilla delle attività economiche, degli appalti pubblici e privati o mezzo
estorsioni, intimidazioni sugli imprenditori, awalendosi per dette finalità dello forza e
dell’intimidazione del vincolo associativo e dello condizione di assoggettamento che ne deriva”.
l reati contestati sono: associazione di tipo mafioso ed estorsione aggravata e
intestazione fittizia di beni, entrambi aggravati dal metodo mafioso. l’attività investigativa ha fatto
emergere la capillare pressione estorsiva esercitata dalla cosca su imprenditori locali con
particolari interessi delle famiglie mafiose sugli importanti appalti dei lavori dell’Autostrada A3
Salerno – Reggio Calabria. Negli ultimi anni decine i danneggiamenti effettuati sul territorio per
imporre la forza intimidatrice.
Le indagini sono state avviate a seguito all’arresto in flagranza di reato per estorsione di
Fulco Giuseppe in data l Giugno 2011. l’attività investigativa aveva dimostrato l’appartenenza alla
cosca mafiosa del FULCO, nipote del defunto boss di Scilla NASONE Giuseppe, con ruolo di spicco
all’interno della stessa e di emissario della cosca nell’attività estorsiva; in particolare, organico alla
stessa, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, avvalendosi delle condizioni
previste dall’art. 416 bis del c.p., si era più volte recato sul cantiere esigendo dall’imprenditore la
somma di 6.000 euro, corrispondente a circa il 3% dell’intero importo dei lavori, come condizione
assolutamente necessaria alla prosecuzione degli stessi. In questo caso la cosca ha esercitato la
pressione mafiosa tramite due danneggiamenti a distanza di pochi giorni subiti dalla ditta nel
cantiere ANAS nel tratto Scilla-Favazzina sulla statale SS18. FUlCO era stato arrestato in flagranza
di reato dopo aver intascato il pizzo dall’imprenditore.
Le successive investigazioni, condotte con tradizionali metodi di indagine supportati dalle
più moderne attività tecniche di intercettazione, avevano consentito di monitorare e delineare le
dinamiche interne dell’organizzazione criminale, individuando ruoli, compiti e gerarchie interne. JI
quadro emerso è quello classico della struttura della ‘ndrangheta calabrese fondata sullo stretto
legame esistente tra le varie ‘ndrine basato sui vincoli di parentela tra gli associati, in modo tale da
costituire una granitica ed impenetrabile compagine. emersa la responsabilità della cosca sulla
quasi totalità degli episodi di danneggiamento oggetto di indagini e di cui il territorio di Scilla è
stato tristemente protagonista negli ultimi anni. L’aggressività predatoria degli associati è tale da
interessare tutto il tessuto economico, dal piccolo commerciante alla grande impresa appaltatrice.
Ed infatti sono stati proprio i lavori di ammodernamento della Autostrada A3 SA-RC a costituire
bersaglio privilegiato. la dinamica ricostruita dagli inquirenti è risultata chiara. Il danneggiamento
dei mezzi di lavoro è stato il segnale lanciato dalla consorteria criminale alla ditta appaltatrice. I
danneggiamenti, pianificati nei minimi dettagli, ed accompagnati dalla minuziosa conoscenza delle
aree di cantiere da parte degli arrestati, erano finalizzati a mettere i responsabili delle varie ditte in
contatto con gli emissari criminali di volta in volta designati, come condizione necessaria al
regolare proseguimento dei lavori. Quasi sempre la stessa la dinamica: danneggiamento a mezzo
incendio o corpo contundente dei macchinari di lavoro. a bordo dei quali veniva solitamente
collocata una bottiglia contenente del liquido, avvolta da nastro isolante e dotata di miccia. La
conoscenza precisa dei luoghi e delle realtà lavorative delle ditte impegnate era talvolta favorita
dalla assunzione presso le stesse ditte di accoliti che diventano veri e propri collegamenti con i
criminali di riferimento. Nel caso in cui il segnale non veniva immediatamente recepito, veniva
attuata una escalation di intimidazioni fino a raggiungere gli obiettivi desiderati.
L’odierno provvedimento cautelare, richiesto dalla Direzione Distrettuale Antimafia di
Reggio Calabria, si muove lungo tre direttrici: individua altri partecipi all’associazione di tipo
mafioso operante in Scilla, conferma la pressione estorsiva ai danni delle ditte impegnate
sull’autostrada A3 SA·RC con ulteriori episodi di richiesta di denaro e contesta ai danni di tre
indagati il reato di intestazione fittizia di beni. In particolare è stata delineata la figura di altri
soggetti, organici alla cosca e legati da stretti vincoli di parentela, che eseguivano le direttive dei
vertici impartite dal carcere, compiendo azioni intimidatorie ai danni delle imprese impegnate nei
lavori di ammodernamento dell’Autostrada A3 SA-RC, prospettando la necessità di dover garantire
adeguato sostentamento ai detenuti ed ai loro familiari. È stata ricostruita altresì un’altra
estorsione posta in essere nell’aprile e maggio 2012 ai danni di un’altra ditta, alla quale era stato
richiesto il pagamento di 500 euro mensili a titolo di tangente.
Nel provvedimento cautelare è stato contestato a carico di tre arrestati anche il reato
previsto dall’art. 12 quinquies comma 1 del decreto legislativo nr. 306 del 1992, in quanto con più
azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, al fine di eludere le disposizioni in materia di
misure di prevenzione patrimoniale, attribuivano fittiziamente la proprietà di beni immobili, conti
correnti ed aziende.
le indagini patrimoniali, infatti, hanno confermato le precedenti e recenti acquisizioni
investigative, dimostrando anche che il possesso e la riconducibilità in capo a GAIETTI Matteo di
un esorbitante ed ingiustificabile patrimonio (costituito da immobili, attività commerciali e
depositi di denaro) costituisce il frutto del reimpiego del denaro illecitamente acquisito. Gli
accertamenti hanno permesso anche di ricostruire il modus operandi utilizzato da GAIETTI Matteo
per celare il possesso di questo illecito tesoro, accumulato in un ventennio di profitti frutto della
“promozione, direzione ed organizzazione della ‘ndrangheta operante a Scifla e territori limitroF’.
Si è dimostrato, infatti, che GAIETTI Matteo si è servito dei propri familiari, intestando loro i beni,
per eludere eventuali provvedimenti ablativi nei suoi confronti. Per giungere a tale risultato è stata
ricostruita con estrema cura la capacità reddituale di GAIETTI Matteo, la sua capacità di spesa
alimentata anche dai surplus conseguenti a investimenti finanziari, dalla vendita di cespiti
patrimoniali precedentemente acquistati o realizzati dallo stesso GAIETTI Matteo, la disponibilità
finanziaria frutto del ricorso al credito (nelle forme ordinarie e ipotecarie).
la cosca mafiosa ha condizionato il regolare e quotidiano svolgimento della vita
economica e sociale della comunità scillese. Come sottolineato nell’ordinanza dal Giudice delle
Indagini Preliminari, nel corso dell’indagine “le attività tecniche di intercettazione sono state
valorizzate dalle dichiarazioni testimoniali rese dalle vittime, rappresentando una formidabile
occasione storico-culturale, che si auspica imitabile nel mondo dell’imprenditoria che opera sul
territorio”.
Nel corso dell’operazione odierna sono stati impiegati oltre 100 Carabinieri. Gli arrestati
sono stati associati presso le Case Circondariali di Reggio Calabria e Ragusa, dove è stato arrestato
uno degli indagati che si trovava lì occasionalmente per ragioni di lavoro.

Carina Angelo 24.05.1967

Carina Angelo

Nasone Francesco 29.01.1972

Nasone Francesco

Gaietti Rocco 28.11.1964

Gaietti Rocco

Gaietti Matteo 22.10.1969

Gaietti Matteo

Delorenzo Rocco 02.07.1982

Delorenzo Rocco

Calabrese Antonino 01.12.1980

Calabrese Antonino

Calabrese Carmelo 27.03.1972

Calabrese Carmelo

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