“Italia fanalino di cosa europeo su abbandono scolastico”
Polistena, successo per il seminario sulla dispersione scolastica
“Italia fanalino di cosa europeo su abbandono scolastico”
POLISTENA – Si è svolto presso l’Auditorium Comunale di
Polistena, il Seminario di Studi “La scuola ha un problema solo: i ragazzi
che perde (Don Lorenzo Milani) – Scuola e Tribunale dei Minori: gli
strumenti legislativi a tutela del minore a rischio dispersione”, inserito
nell’ambito dei momenti di approfondimento del progetto “Sviluppi di reti
contro la dispersione scolastica e la creazione di prototipi innovativi”
organizzato dal Liceo Statale “G. Rechichi”, dal Movimento “Ammazzateci
tutti”, dalla Fondazione “Antonino Scopelliti” e dal Tribunale per i
Minorenni di Reggio Calabria. L’incontro, che ha trattato la tematica della
dispersione scolastica in tutte le sue sfaccettature, ha visto la
partecipazione del Dirigente del Ministero dell’Istruzione Filomena Fotia,
del Direttore amministrativo del Tribunale dei Minori di Reggio Calabria
Giuseppe Crucitta, nonché di Fratel Stefano Caria della Comunità Luigi
Monti e dello Psicologo Enrico Interdonato dell’Associazione “Addio Pizzo “
di Messina.
La giornata, condotta da Alessandro Pecora, responsabile Formazione del
Movimento “Ammazzateci tutti”, è stata introdotta dal Preside del Liceo
Giovanni Laruffa, il quale ha esordito con un intervento pungente
sottolineando che lo Stato ha l’obbligo di prendere decisioni che possano
rivoluzionare la dispersione scolastica: “questo è un fenomeno molto
complesso, che dimostra il fallimento del sistema scolastico, il quale si
ripercuote anche sull’intera società” – incalza Laruffa, aggiungendo – “una
prima risposta dello Stato potrebbe essere quella di recidere il legame tra
i figli dei mafiosi ed i loro padri, attuando la decadenza della potestà
genitoriale del padre mafioso”, dichiarandosi quindi favorevole alle
proposte di legge presentate in parlamento in tal senso.
Il dibattito è proseguito con l’intervento di Fratel Stafano Caria, che ha
dichiarato di voler realizzare una serie di incontri per discutere con i
ragazzi di tematiche così delicate in maniera più ravvicinata, e li ha
esortati a seguire sempre delle guide nella propria vita, scegliendo però
quelle giuste; per poi procedere con il contributo di Giuseppe Crucitta,
il quale ha parlato della sua esperienza professionale evidenziando che i
provvedimenti adottati in sede giudiziaria dal tribunale per i minorenni
non hanno prevalentemente natura punitiva, bensì di rieducazione di quei
giovani spesso soli e che assumono comportamenti devianti. Il convegno è
poi continuato con l’apporto di Enrico Interdonato, che assieme a Crucitta
ha esposto la vicenda, passata agli onori della cronaca negli ultimi
giorni, del giovane denominato con nome di fantasia “Peppe”, il quale ha
ricevuto un provvedimento di affido (cosiddetta “messa in prova”, ndr) che
lo ha temporaneamente allontanato dalla famiglia mafiosa, riprendendo così
la tematica ricordata dal Preside Laruffa e dal moderatore Pecora sulla
decadenza della patria potestà del mafioso, frutto di due diverse proposte
di legge in studio da due parlamentari di schieramenti opposti, ovvero
l’On. Ernesto Carbone del PD e l’On. Rosanna Scopelliti dell’NCD. Pecora si
dichiara cauto in tal senso: ” visto il contenuto delicato è bene che si
comprendano bene i benefici e tutti i limiti da apporre ad eventuale tale
provvedimento”.
La dirigente del Ministero dell’Istruzione Fotia ha illustrato le fasi del
progetto sulla dispersione scolastica e la complessità del fenomeno in
questione, ed ha chiosato aggiungendo: “Siamo in un punto di svolta,
finalmente c’è la possibilità di dare una opportunità alternativa a quei
bambini che hanno il diritto di poter davvero vivere come meritano e non
come vittime di mafia nelle loro stesse famiglie”.
Il seminario si è infine concluso, tra l’emozione dei circa trecento
giovani presenti, con un minuto di silenzio che Alessandro Pecora ha voluto
dedicare al piccolo Cocò, bambino di soli tre anni assassinato negli scorsi
mesi in Calabria, insieme al nonno, in un agguato mafioso. La sua unica
“colpa” quella di essere nato in una famiglia mafiosa.