Le impressioni e le perplessità della nostra scrittrice
di MIRELLA MARIA MICHIENZI
Presentato il volume “L’architettura in Toscana dal 1945 ad oggi”
Le impressioni e le perplessità della nostra scrittrice
di Mirella Maria Michienzi
Nella sede RAI di Firenze è stato presentato il volume “L’Architettura in Toscana dal 1945 ad oggi” (ed. Alinea), curato da molti architetti e direttori generali della Regione Toscana e del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.
Lo scopo è stato quello di fare un itinerario-guida in Toscana seguendo un percorso di opere d’arte post 1945.
Ne sono state individuate e schedate ben 402 ma nel volume si sono aggiudicate la menzione 392.
Quest’opera vuole anche sensibilizzare i Comuni toscani, dove si trovano le opere prescelte, a tutelare il loro “patrimonio”. Per questo sono stati invitati tutti i sindaci interessati.
E’ stato sottolineato che, però, per la suddetta tutela non esistono fondi o stanziamenti.
Le diapositive scorrevano mentre i conferenzieri parlavano…Nulla da dire sulla bellezza del Cimitero Americano o sulla Chiesa della Vela alla confluenza dell’autostrada Firenze mare – A1; sulla sede RAI; sulle ville in pietra arroccate o su particolari strutture a forma circolare… Però mi è rimasta molta perplessità su tanti itinerari: Centri commerciali; il Polo Universitario i cui architetti avrebbero dovuto farsi prima una carrellata sulle strutture universitarie nel mondo e non limitarsi a palazzine misere dall’aspetto pre-fabbricato o fabbricato veloce che, dopo circa un anno dall’inaugurazione, ha perso pezzi di cornicioni e di facciate (un’amica mi ha detto che non si può fare nemmeno un piccolo paragone con il Campus di Cosenza); quella brutta costruzione in cui ha sede l’Archivio di Stato (qui fino a vent’anni fa sorgeva una bella e solidissima struttura senza una crepa, con la facciata perfettamente integra, con infissi in ottimo legno e senza spifferi, che accoglieva la piscina CONI, un cinema che è stato la passione di tutti i ragazzi e, poiché era grande, anche l’Ufficio del Lavoro. La struttura risaliva al Fascio e, pur non essendo “infettiva”, è stato deciso di abbatterla e di farci spendere tantissimi soldi per qualcosa di minore pregio e qualità anche se oggi si è aggiudicata un posto nel suddetto volume). E che dire delle case popolari, della sede della Cassa di Risparmio che è tra un paesaggio “lunare” e un vago ricordo delle Torri Gemelle, delle case con i balconi a punta di triangolo?
Forse è bene fermarsi con la speranza che i turisti non seguano questi itinerari – guida altrimenti con orrore si accorgeranno che l’architettura di Firenze è stata distrutta ed offesa dai palazzinari che si sono fatti avanti, dopo gli anni ’60, abbattendo anche moltissimi villini ottocenteschi a favore della speculazione edilizia. Via Masaccio è l’emblema di questo scempio; qui, tra gli altri palazzoni, emerge quello della Telecom che circa 15 anni fa è stato abbandonato, e lo è tuttora in pieno degrado, perché è stata fatta una nuova sede nel quartiere di Novoli.
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