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Presentato “L’urlo di Reggio. Un progetto per la rinascita della città” di Paolo Bolanoc

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L’avvio di un dibattito su Reggio alla presenza del candidato sindaco Giuseppe Falcomatà

Presentato “L’urlo di Reggio. Un progetto per la rinascita della città” di Paolo Bolano

L’avvio di un dibattito su Reggio alla presenza del candidato sindaco Giuseppe Falcomatà

 

 

Un lavoro aperto a tutti i contributi per avviare un dibattito sul futuro della città e della regione. È questo lo spirito che ha animato il giornalista Paolo Bolano nella scrittura de “L’urlo di Reggio. Un progetto per la rinascita della città”. Ed è lo stesso spirito che ha caratterizzato l’incontro al Circolo Velico Reggio nel quale è stato presentato il volume, edito da Città del Sole. Protagonisti lo stesso Bolano, giornalista e regista con una lunga esperienza in Rai, Giuseppe Caridi, storico e docente universitario, autore dell’introduzione del libro, il cantastorie Otello Profazio e gli esponenti del Partito Democratico Gimo Polimeni, Giulio Tescione e Giuseppe Falcomatà, candidato sindaco. Ha moderato l’incontro il giornalista Antonio Aprile. “Questo libro – ha detto Aprile – è prima di tutto un percorso completo che parte dall’analisi storica e arriva fino ai nostri giorni con una decina di nuove proposte per il futuro di Reggio. Attraverso la metafora dell’antica Grecia e del Teatro, Paolo Bolano pone al centro la cultura non solo come forma di consapevolezza ed emancipazione dell’individuo ma anche come elemento di produzione e sviluppo economico”. Giuseppe Caridi ha sviscerato i contenuti: “Il fulcro di questo progetto Reggio si articola in tre direttrici: l’agricoltura biologica con l’accento sul bergamotto e nuove strade da percorrere; la cultura, basata sul concetto di produzione e il turismo, con nuove interessanti proposte”. Caridi ha sottolineato anche la sezione di rassegna stampa e fotografica del libro che documenta incompiute e sprechi e che prende spunto dall’esperienza del giornale “Rinascita Reggio – Le periferie” diretto da Paolo Bolano. Tra gli interlocutori politici ha preso la parola per primo Giulio Tescione, coordinatore del PD: “Per uscire dalla crisi – ha spiegato – dobbiamo assumerci delle responsabilità e mettere al bando gli alibi. Affrontare i problemi come fa l’agricoltore che quando c’è la tempesta invece di imprecare si preoccupa di rimettersi subito al lavoro”. Un nodo fondamentale, secondo Tescione, è quello dell’identità: “Ci concentriamo troppo sulla criminalizzazione dei problemi e poco sulla nostra identità”. Gimo Polimeni ha parlato di quelle che sono secondo lui le parole chiave del libro. La prima è passione civile: “A Reggio – ha spiegato – è venuto meno una sorta di senso civico positivo, smarrito a volte nell’indifferenza altre nel non crederci più. Per questo la passione civile diventa un elemento determinante. La seconda parola è suggestione: Paolo cita episodi e personalità del passato per evocare suggestioni rispetto a una ricostruzione civile e questo è importante in una città che tende a dimenticare. La terza parola è questione meridionale che viene riproposta in declinazioni nuove come esempio di impegno civile. Poi c’è un’altra questione importante. Il sogno che Paolo coltiva di una “Cinecittà 2″ come elemento centrale di un rapporto nuovo fra questa parte d’Italia e il Mediterraneo, come centro di formazione e di produzione”. Cultura, centralità delle periferie e una nuova etica politica permeano le pagine del libro e su questi temi è chiamato a confrontarsi anche Giuseppe Falcomatà, che parte da una piccola premessa prendendo spunto dalla copertina del libro, raffigurante l’Atena: “Questa immagine della statua ripresa di spalle e rivolta alla città ha una sua storia ben precisa” ha detto spiegando come prima che venisse rifatto il lungomare la statua guardava verso l’esterno perché gli invasori venivano da fuori, successivamente fu girata perché il nemico veniva dall’interno. “La cultura – ha continuato Falcomatà – è importante come l’acqua, è un bene prezioso che deve costituire un investimento a disposizione di tutti. Questa città manca di una casa della cultura, vanno valorizzati i musei, i teatri, le nostre biblioteche. Bisogna portare i bambini a leggere libri perché fare questo significa realizzare un investimento e anche sottrarli alla criminalità. La rinascita – ha concluso – può avvenire solo con un lavoro di collaborazione con le forze positive che ognuno deve fare con lo spirito di dare e non di chiedere”. Uno spirito nuovo dei cittadini lo chiede anche Otello Profazio, che con la sua consueta ironia ha messo in evidenza che “quello che manca ai reggini è la passione, ma non quella che spesso c’è ed è rivolta al male. Serve una passione rivolta verso il bene. Bisogna che il reggino cambi”, ha concluso dedicando ai presenti un intervento musicale. Infine ha preso la parola Paolo Bolano, autore di questo L’urlo di Reggio: “Faremo altri dibattiti – ha spiegato per ribadire che si tratta di un lavoro aperto – per poterlo completare con i suggerimenti di tutti”. La domanda che si pone è: esiste oggi un popolo calabrese in grado di riprendersi quello che una storia di soprusi e di baroni gli ha tolto? Un popolo evoluto che come nell’antica Grecia andava a Teatro ed era in grado di capire e scegliere adeguatamente la propria classe politica? “Faccio questo viaggio dal passato a oggi – spiega Bolano – e dico che ci deve essere un’altra Calabria, produttiva, diversa rispetto a quella che non ha mai prodotto. Il corso sociale e politico del nuovo millennio deve dare alla nostra gente la possibilità di realizzarsi in tutti i campi, dalla cultura all’agricoltura, creando lavoro e cancellando la parola ‘ndrangheta. Guardiamo al Mediterraneo e prepariamo la nostra gente ad esportare la nostra cultura invece di comprarla. Quando parlo di una Cinecittà 2 mi riferisco a un indotto che potenzialmente può arrivare a migliaia di occupati. Lì dobbiamo batterci e possiamo farlo perché il cinema, le televisioni, via web e satellite, hanno bisogno di produzioni e se produci qualità riesci a venderla. Da nessun’altra parte c’è una richiesta come nella cultura per questo bisogna investire partendo dalla formazione, senza sprechi e ruberie come è successo in passato”.