Primarie centrosinistra: l’analisi del consigliere comunale Pdl di Palmi Antonio Papalia
Nov 27, 2012 - redazione
“Matteo Renzi ha commesso alcuni errori gravi: come si fa a scegliere quale proprio referente in Provincia di Reggio Calabria Demetrio Naccari Carlizzi, che ha già avuto la propria occasione e l’ha fallita miseramente?”
Primarie centrosinistra: l’analisi del consigliere comunale Pdl di Palmi Antonio Papalia
“Matteo Renzi ha commesso alcuni errori gravi: come si fa a scegliere quale proprio referente in Provincia di Reggio Calabria Demetrio Naccari Carlizzi, che ha già avuto la propria occasione e l’ha fallita miseramente?”
Riceviamo e pubblichiamo:
Le primarie del centrosinistra rappresentano una tappa importante, che ha effetti e ricadute su tutto l’arco partitico nazionale.
Non intendo “invadere il campo” altrui e, pertanto, lascio agli amici del centrosinistra ogni analisi sull’esito del primo turno.
Alcuni punti fermi, tuttavia, sono chiari e lampanti:
1) Quattro milioni di italiani hanno scelto di partecipare ad uno splendido gioco, democratico e partitico, dimostrando che il pur imponente appeal esercitato dall’anti-politica grillina (o meglio “anti-partitica”) non ha valore assoluto.
2) Il centrosinistra italiano è più vivo che mai e propone un progetto politico, abbandonando l’antiberlusconismo di professione che per troppi anni ha unito correnti assolutamente eterogenee. Onore al merito.
3) Il Sindaco Matteo Renzi ha fatto rete sui territori, indicando un programma tutt’altro che retorico e facendo conoscere agli italiani le difficoltà connesse col Governo di un Comune, compresi tagli ai trasferimenti diretti e patto di stabilità (o patto “di stupidità”). Ma ha anche commesso alcuni errori gravi: come si fa a scegliere quale proprio referente in Provincia di Reggio Calabria Demetrio Naccari Carlizzi, che ha già avuto la propria occasione e l’ha fallita miseramente?
Il successo delle primarie del centro-sinistra è reso ancora più appariscente se paragonato alle dinamiche pidielline dell’ultimo anno, caratterizzate da diatribe interne e un clima da resa dei conti.
L’impressione è che l’apparato sia già schierato con Angelino Alfano. Ma pare che si sia pronti a dipendere ancora una volta dalla volontà di Silvio Berlusconi, che un giorno predica la propria “non intrusività” e l’indomani agisce da padre-padrone di un partito nato sul predellino di un’auto blu. Un partito che regge ancora in Calabria per merito del Governatore Scopelliti, ma che in quasi tutta la nazione ha perso il contatto con la gente.
Vi è un “peccato originale” in questo splendido contenitore, che andava riempito di contenuti. Abbiamo per troppo tempo seguito le ideologie, sacrificando le idee. Lo “spettro del comunismo mangia-bambini” non fa più paura a nessuno, tranne che a Berlusconi; il complotto delle toghe rosse che perseguitano il Capo si rivela, salvo che per alcune importanti eccezioni, una tesi non dimostrata e non dimostrabile, di cui alla gente importa poco. Siamo passati dalla rivoluzione liberale al libertinaggio impunito. Siamo diventati, di fatto, terreno fertile per mille paradossi.
Il continuo indecisionismo di Berlusconi disorienta gli uomini e le donne organici al movimento e, ancor di più, gli elettori. Ci consentano di liberare le nostre energie, ad oggi compresse in un contenitore evanescente e distante.
Occorre pensare con onestà intellettuale e dire che abbiamo accettato di tutto, tacitamente e silenti, quasi convinti che la storia personale di ognuno di noi potesse superare le grandi contraddizioni di Berlusconi. Abbiamo inequivocabilmente sbagliato a difendere il leader ad oltranza, spacciando come granitiche convinzioni le fragili giustificazioni del Capo.
Se partiamo dall’autocritica e continuiamo a confrontarci con la gente e fra la gente, il ragionamento formattatore acquista valore. Se invece torneremo mansueti, avremo solo perso un’ulteriore occasione per fare l’interesse di un’intera area moderata, che cerca ancora una propria identità. Quella stessa area che per protesta si rifugia in Grillo o in Renzi.
E allora ripartiamo da noi, dalle nostre idee, da un progetto per l’Italia, senza cedere ai richiami di Montezemolo, Giannino e soci, che a mio avviso rappresentano tante scialuppe in mare, ma non un cantiere per costruire una nave.
Ripartiamo da un centro-destra garantista, ma che non consenta ad alcuno di sfuggire alle proprie responsabilità civili, penali ed amministrative; da un centro-destra che crede nell’Italia produttiva, senza trascurare le donne, i lavoratori ed i pensionati; da un centro-destra liberale ma rigorosamente morale ed etico; dalle esigenze primarie della gente, senza perdere tempo a discutere di beghe partitiche; da una legge elettorale che consenta ai cittadini di scegliere il proprio parlamentare; da una giustizia civile snella che non sia da ostacolo agli investimenti internazionali; dalla Costituzione Repubblicana; dagli enti locali, che spesso si sentono abbandonati dai tavoli romani; dall’Europa, lottando per eliminare il deficit democratico; dalla cultura, dalla istruzione pubblica, dalla ricerca; dalla green-economy.
Il centro-destra che immagino o sarà così, o non sarà.
E a prescindere dal risultato elettorale della prossima primavera, si facciano le primarie del centro-destra. Se dovesse essere un fallimento dal punto di vista della partecipazione, sarà comunque un motivo in più per riflettere. Sia questa l’occasione per cominciare a ricostruire, con il sorriso, un’area moderata migliore, che stia con un piede nel passato più nobile e lo sguardo dritto nel futuro.
Il Consigliere Comunale PDL di Palmi Avv. Antonio Papalia