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“Rigore, crescita, equità i principi ispiratori della manovra Monti”

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Rota (Fli): “Anche alla Calabria servirebbe un governo tecnico fatto di paladini imponenti, seri, onesti, capaci, che lavorino per fare quella pulizia e quella programmazione necessarie per cancellare tutti gli anni di non governo”

“Rigore, crescita, equità i principi ispiratori della manovra Monti”

Rota (Fli): “Anche alla Calabria servirebbe un governo tecnico fatto di paladini imponenti, seri, onesti, capaci, che lavorino per fare quella pulizia e quella programmazione necessarie per cancellare tutti gli anni di non governo”

 

 

Riceviamo e pubblichiamo:

L’ascolto del Presidente del Consiglio dei Ministri Monti in conferenza stampa, la scorsa domenica, ha prodotto in molti cittadini il risveglio dell’orgoglio di essere italiani. Una sobrietà e una serietà che avevamo dimenticato e che ci hanno riportato indietro di qualche decennio, quando i nostri governanti conferivano al mondo l’immagine del nostro Paese e degli italiani, trasferendo quelle qualità che da sempre ci avevano acquistato il marchio dell’eleganza, dell’etica, della professionalità espresse in ogni campo, dalla cultura, all’imprenditoria, alla enogastronomia, alla moda, all’artigianato.

Il nostro sistema, ovviamente, non ha cominciato ieri il suo cammino verso il dissesto; le carte cominciarono ad ingarbugliarsi ai tempi aurei, quando l’Italia viveva l’epoca del boom economico, quando i politici cominciarono ad intendere la politica come mezzo teso a garantirsi  un elettorato. La creazione di sistemi di premialità nei confronti dei propri sostenitori, ha determinato la nascita delle Regioni nel 1970, i Ministeri cominciano la loro moltiplicazione, la creazione di decine di enti inutili, sono stati il risultato di questo degradante concetto di politica, concentrata sul potere e non già sul servizio da  rendere al cittadino per garantirgli crescenti miglioramenti delle condizioni di vita.

A detta di molti studiosi dei fenomeni macroeconomici, quella corrente avrebbe dovuto essere l’epoca in cui si sarebbe dovuto registrare il momento del perfetto equilibrio socio-economico mondiale; in realtà si è verificato il fenomeno opposto, ossia la peggiore crisi socio-economica mai vissuta.

Il nostro sistema è andato in tilt insieme a tutto il sistema globale; un terribile corto circuito che non poteva essere risolto dal Governo Berlusconi  e comunque, non dal mondo della politica sempre più svuotato dei veri valori e degli ideali che avrebbero dovuto ispirarla.

Un premio nobel per l’economia sostiene chela BCE potrebbe evitare il fallimento dell’Italia, stampando denaro, ma ciò determinerebbe un aumento dell’inflazione ed è quello chela Germaniavorrebbe evitare. Questo il motivo per cui ci vengono chiesti sforzi, perché il nostro fallimento metterebbe a rischio l’Euro Zona e la crisi dell’Euro avrebbe effetti anche sugli USA dove si verificherebbe una doppia recessione. Momento troppo grave, che richiede gravi misure.

Cosa hanno visto i nostri occhi domenica, quando Monti e i suoi Ministri davanti alle telecamere hanno illustrato agli italiani le linee generali della manovra “salva Italia”? Certamente un gruppo di Governo concentrato sui problemi per cercare le più opportune soluzioni; un Governo cosciente dell’impopolarità delle soluzioni adottate; consapevole che solo con quelle soluzioni l’Italia ce la potrà fare e, comunque, sicuro di poter dire che “l’Italia non fallirà”.

Ci si aspettava sacrificio dalla manovra ed i sacrifici ci sono inevitabilmente per tutti: la differenza questa volta sta nell’atteggiamento dello stesso Governo che decide di adottare dei tagli anche a se stesso per essere solidale con gli italiani che pagheranno il prezzo più alto; che soffre le decisioni adottate, perché valutate in tutta la loro gravità e la commozione del ministro Fornero ne è stata la prova tangibile; non lacrime di coccodrillo, come qualcuno ha detto, ma piuttosto sensibilità di una donna che non ha saputo frenare un gesto istintivo di sincero imbarazzo per aver dovuto agire anche nei confronti di chi era penalizzato socialmente, pur senza quest’ultima manovra. La differenza si nota ancora nella collaborazione tra Istituzioni e forze politiche, coese verso un risultato che già produce effetti con il risveglio delle coscienze.

Dopo un periodo fin troppo lungo, l’Italia torna ad essere credibile agli occhi degli italiani e del mondo: si registra sulle più importanti testate giornalistiche del Pianeta; lo confermano il calo vertiginoso dello spread e i numeri positivi delle Borse.

Lo confermano ancora tutti quegli italiani che come dei buoni padri di famiglia, sono pronti ad abbracciare il sacrificio pur di rendere un vantaggio alle generazioni che verranno.

Credibilità agli occhi del mondo sta a significare che quando si dice italiano non si penserà più allo stereotipo creatosi negli ultimi decenni e confermato come “modello da imitare” col berlusconismo: un signore di mezza età che si crede un trentenne, che rincorre le ragazzine, che si vende al miglior offerente, un affarista, un uomo tutto fumo e niente arrosto.

Il Governo in venti giorni ha vagliato i punti nodali del sistema sui quali occorreva intervenire per reperire la liquidità necessaria per portare a pareggio il bilancio dello Stato e per rilanciare l’economia in quanto, non è sufficiente reperire liquidità per pagare gli interessi prodotti dal Debito Pubblico, ma è necessario che l’economia riparta per abbassare anche il capitale. Ha adottato soluzioni seguendo un ordine di propedeuticità incontestabile, da quella più dolorosa delle pensioni, alle imposte patrimoniali, ai tagli alla politica, alla tassazione dei beni di lusso e adottando misure a favore delle donne, dei giovani, del Mezzogiorno, delle imprese virtuose, consci che bisognava giocare sulla capacità di crescita delle aziende (premiando la capitalizzazione delle imprese), sull’apertura verso i mercati esteri (internazionalizzazione) e sulla competitività del Sistema Paese

(infrastrutture e snellimento delle procedure per realizzare economie e ridurre i tempi stessi di realizzazione delle opere).

Chiaro che le famiglie risentiranno di questo aggravio e saranno necessari interventi tesi ad agevolare l’accesso al credito per poter far fronte a questo periodo di appesantimento della spesa, ma siamo certi che saremo capaci di trovare quegli equilibri che ci consentiranno di uscire a testa alta da questa condizione di estremo disagio.

I principi ispiratori di questa manovra sono il RIGORE  la CRESCITA e  l’EQUITA’.

Il rigore è dettato dalla improrogabilità delle condizioni che non consentono accomodamenti palliativi nei confronti di qualsivoglia parte sociale.

La crescita si realizza con gli incentivi al mercato del lavoro (agevolazioni alle imprese, al lavoro giovanile, al lavoro delle donne) agli interventi sulle infrastrutture, alle misure da adottare per il Mezzogiorno.

L’equità è provata dal fatto che la manovra non fa’ contento nessuno, mettendo ogni cittadino nelle condizioni di contribuire alla risalita del Paese.

Il segreto del governare bene risiede nella capacità di prospettiva, intesa come capacità di inquadrare i problemi e individuare le probabili soluzioni; accanto alla capacità di prospettiva deve necessariamente affiancarsi la capacità di previsione, ossia la capacità di prevedere gli eventi affinchè questi non ci sovrastino.

Ci pare che queste qualità siano proprie di Monti e della sua squadra e accanto al loro impegno deve ora unirsi l’impegno e la capacità delle forze politiche in gioco affinchè in questa fase non vadano a svuotare di contenuto il programma di Governo. L’impegno di tutti gli italiani dovrà essere  quello di voler tornare ad occupare i livelli che ci sono sempre stati riservati dalla nostra storia e dalle nostre tradizioni.

La situazione nazionale ci spinge a meditare anche sulla situazione della nostra Calabria e sul nostro governo regionale che, per prassi consolidatasi, nel suo alternarsi da sinistra a destra e viceversa, non ha conosciuto politici che l’abbiano mai presa veramente a cuore.

Oggi stiamo toccando il fondo per le vergogne venute alla luce riguardanti giudici e consiglieri collusi con la ‘ndrangheta. Il malaffare e la corruzione dominano da sempre. Dove dovremo arrivare? Anche alla Calabria servirebbe un governo tecnico fatto di paladini imponenti, seri, onesti, capaci, che lavorino per fare quella pulizia e quella programmazione necessarie per cancellare tutti gli anni di non governo, per ripartire con sacrificio magari, ma consapevoli che le rinunce di oggi

porterebbero i figli di questa sventurata terra verso un futuro che possa garantire la realizzazione  delle loro sacrosante aspettative.

Avv. Stefania Rota (Componente Assemblea Nazionale Futuro e Libertà per l’Italia)

redazione@approdonews.it