Duro stop da parte della Corte di Giustizia Europea agli aumenti di luce e gas a
sorpresa con una sentenza che farà certamente discutere ma che esprime, per Giovanni
D’Agata presidente dello “Sportello dei Diritti”, alcuni principi sacrosanti
prima d’ora poco o mai rispettati dagli stati ossequiosi al volere della lobby delle
compagnie energetiche. Infatti, per i giudici con sede in Lussemburgo, la società
fornitrice, è obbligata a preannunciare all’utente l’incremento delle tariffe,
fornendo anche la motivazione. E il consumatore ha diritto a essere posto in condizioni
di recedere dal contratto di utenza o comunque di contestare la revisione.La fattispecie
si riferisce a controversie che nascono in Germania, ma la sentenza nelle cause riunite
C-359/11 e C-400/11, pronunciata il 23 ottobre avrà effetti in tutta l’area UE e
obbligherà le imprese ad uniformarsi.I giudici ddlla quarta sezione chiamati a dirimere
una controversia pendente innanzi alla Corte federale tedesca tra clienti e fornitori
su aumenti scattati tra il 2005 e il 2008 hanno rilevato che gli utenti rientrano
nell’obbligo generale di approvvigionamento e sono soggetti a una tariffa standard.
Ritengono dunque gli aumenti fatturati dalla compagnia «eccessivi e basati su clausole
illegali».E in effetti le direttive comunitarie “energia elettrica” 2003/54
e “gas” 2003/55 non ammettono una normativa nazionale come quella tedesca che
determina il contenuto dei contratti di fornitura dell’energia elettrica e del
gas e consente ai fornitori di modificare la tariffa, senza però garantire che i
consumatori siano informati in tempo utile dei motivi, delle condizioni e della portata
del rincaro.I principi comunitari, rilevano i giudici europei, «/obbligano gli Stati
membri a garantire un elevato livello di tutela dei consumatori riguardo alla trasparenza
delle condizioni generali di contratto/». Oltre al diritto di recedere dal contratto,
previsto dalle direttive in caso di revisione di prezzo, i clienti devono anche avere
il diritto di contestare la modifica della tariffa applicata alla fornitura.