“Dopo dieci anni di commissariamento che hanno terminato di affossare la sanità calabrese, il governo nazionale ha pensato bene di preparare un decreto apposito recante il titolo “Disposizioni speciali per il rafforzamento della gestione commissariale del Servizio sanitario della Regione Calabria”: per il rafforzamento? Cioè, invece di prendere atto del disastro generato dalla gestione commissariale, si prova a premiarla e rafforzarla. Eppure è lo stesso decreto che, al suo articolo 1, riconosce la “persistenza delle condizioni di disavanzo del settore sanitario” e il “mancato raggiungimento dei livelli essenziali di assistenza”: è evidente che le logiche dell’attuale governo non collimano propriamente con le più elementari regole della logica”.
È quanto dichiara il consigliere regionale Bevacqua che così prosegue: “La narrazione che si vorrebbe far passare è che la responsabilità non è dei commissari che si sono succeduti, bensì di direttori generali, direttori amministrativi e direttori sanitari: per tutti costoro si prevedono verifiche straordinarie, decadenze e sostituzioni, il tutto deciso in piena autonomia dal Commissario ad acta. La gestione commissariale, che ha goduto di poteri amplissimi e ne ha usato con esiti indifendibili, con questo nuovo decreto diventa una sorta di monarchia assoluta: la Regione, che già aveva modo di incidere ben poco in materia, adesso viene totalmente estromessa. Il tutto, senza mettere mano alla riorganizzazione della rete ospedaliera, della rete emergenza-urgenza e dell’assistenza territoriale; senza occuparsi dei requisiti organizzativi, tecnologici e strutturali già definiti; senza chiedersi come abbiano vigilato gli advisor profumatamente pagati nelle stagioni commissariali; senza considerare i compensi extra per settantenni commissari straordinari che si vorrebbero infilare un po’ dappertutto come panacea di ogni male; senza, infine, curarsi dei possibili profili di illegittimità costituzionale di questo decreto che, da più parti, vengono rilevati”.
“Sembra quasi – conclude Bevacqua – che il problema non sia quello di assicurare ai calabresi il diritto alla salute, ma di continuare a impedire ai rappresentanti eletti dai calabresi di occuparsi di una competenza essenziale che assorbe i tre quarti del bilancio regionale. In buona sostanza, un mega spot elettoralistico che non risolve un bel niente”.