Enzo Bettiza, uno dei più grandi giornalisti della carta stampata, in interviste e scritti ha spesso raccontato la sua esperienza di condirettore del Giornale (di cui fu tra i co-fondatori) e il complesso rapporto che lo legò in quegli anni ad Indro Montanelli che, come è noto, finì per deteriorarsi irrimediabilmente, non condividendo le scelte di indirizzo politico del direttore che Bettiza considerava, a ragione, sbagliate.
Il grande Indro, quotidianamente, con la sua prosa corrosiva, firmava un brevissimo corsivo per la rubrica “Controcorrente” e spesso capitava che il prodotto non corrispondeva alla sua fama.
Bettiza non è ricorso a perifrasi: “Passava ore e ore a vergarli a mano, come una cavalletta fulminata… E finché durava questo invasamento dovevo sorvegliarlo perché, non so come, Montanelli tendeva a scivolare nella licenziosita’ sessuale…”.
Stiamo parlando di due icone della storia del giornalismo.
Oggi, purtroppo, ci sono in giro per le redazioni di importanti quotidiani, giornalisti e columnist che provano con una certa frequenza ad improvvisarsi scrittori di corsivi, cercando di imitare i loro illustri predecessori.
Tra essi spicca il signor Sebastiano Messina, formatosi professionalmente (e politicamente) nella redazione catanese de L’Ora, storico giornale palermitano del pomeriggio legato a doppio filo con il Pci, per approdare successivamente alla corte di Eugenio Scalfari, dove si è cimentato, non lasciando in verità un grande segno, con svariati argomenti (dalla politica alla critica televisiva).
Dirottato per 4 anni alla direzione redazione palermitana di Repubblica (a molti è sembrato il classico “promoveatur ut admoveatur) dove ha brillato per faziosità, Messina è tornato infine alla casa madre dove il direttore Mauro gli ha affidato una rubrica,”Bonsai”, in cui il nostro si esercita (quasi) quotidianamente a scrivere e, se non bastasse, a diffondere su Repubblica Tv, i suoi davvero poco brillanti corsivi.
Tutto da leggere (o ascoltare) quello dedicato all’ennesimo maleodorante scandalo calcistico di cui sono protagonisti eccellenti i dirigenti del Catania, la squadra della sua città, in cui, per celia, il nostro suggerisce di legalizzare scommesse e compravendite di partite di calcio.
Siamo di fronte, come si usa dire, ad uno “spirito di patata”.
L’umorismo e l’ironia non sono generi facili da manipolare e, sin troppo spesso, Messina mostra di non averne molta dimestichezza.
Si consoli lui e consoliamoci noi.
Se non ci riusciva ieri Montanelli non si capisce perché dovrebbe riuscirci oggi il signor Messina.
Emanuele Pecheux