Ufficiale cc arrestato a Crotone: nipote boss Nicola Arena gli custodiva la barca
Lug 26, 2012 - redazione
Procuratore: “Fiducia nei carabinieri ma chi sbaglia deve pagare”
Ufficiale dei carabinieri arrestato a Crotone: il nipote del boss Nicola Arena gli custodiva la barca
Procuratore: “Fiducia nei carabinieri ma chi sbaglia deve pagare”
CATANZARO – C’era un rapporto di amicizia legato ad una barca ormeggiata a Isola Capo Rizzuto (Crotone) tra il colonnello dei carabinieri Enrico Maria Grazioli e Nicola Arena, di 48 anni, nipote omonimo di Nicola Arena, 75 anni, ritenuto il boss della cosca della ‘ndrangheta. E’ proprio per il loro rapporto di amicizia che Grazioli si è rivolto ad Arena per intervenire su un imprenditore di Crotone che non aveva pagato dei lavori all’imprenditore catanzarese Danilo Silipo. I particolari della vicenda, che ieri ha portato in carcere il colonnello Grazioli con l’accusa di tentata estorsione, sono stati resi noti nel corso di una conferenza stampa alla quale ha partecipato il procuratore della Repubblica e capo della Dda di Catanzaro, Vincenzo Antonio Lombardo, ed il procuratore aggiunto, Giuseppe Borrelli. Il debito vantato da Silipo nei confronti dell’imprenditore crotonese ammontava a circa 40 mila euro. Silipo dopo aver tentato di recuperare il credito attraverso le vie legali, senza però riuscirvi, decise di chiedere aiuto a Grazioli il quale interessò Nicola Arena. Sulla vicenda il procuratore Lombardo ha evidenziato che “questi episodi alimentano la forza intimidatrice della criminalità. Da parte nostra c’é la piena fiducia nei confronti dell’Arma dei carabinieri ma se ci sono delle mele marce bisogna eliminarle”. Per il procuratore aggiunto è grave il “comportamento di un uomo delle istituzioni. La criminalità organizzata si alimenta di queste contaminazioni ed è per questo che bisogna intervenire perché chi sbaglia deve pagare. Il fenomeno non riguarda solamente l’arma dei carabinieri nella quale riponiamo tutta la nostra fiducia”. “Il nostro è un territorio – ha concluso Borrelli – ad elevata pervasività criminale ed è per questo che ci servono investigatori capaci di fronteggiare la situazione ad un livello adeguato”.
Ufficiale dei carabinieri arrestato per tentata estorsione. Intercettazioni con “l’amico” del clan Arena
In manette è finito il tenente colonnello Enrico Maria Grazioli, all’epoca dei fatti comandante del nucleo investigativo del Comando provinciale di Catanzaro. Misura di sicurezza anche per Nicola Arena, di Isola Capo Rizzuto. Indagati un imprenditore di Catanzaro e un commercialista di Crotone
CROTONE – Un ufficiale dei carabinieri e un componente di una nota famiglia di ‘ndrangheta insieme per risolvere il “problema” di un amico che vantava un credito che non riusciva a recuperare. I protagonisti della vicenda sono il tenente colonnello Enrico Maria Grazioli e Nicola Arena, componente della società che ha realizzato il parco eolico di Isola Capo Rizzuto, sequestrato pochi giorni fa in un’operazione antimafia, nonché imparentato con l’omonima cosca di ‘ndrangheta del crotonese. Con loro anche l’imprenditore Danilo Silipo, 51 anni, residente a Montepaone (in provincia di Catanzaro), l’amico aiutato dai due, e il commercialista crotonese Antonio Francesco Sulla, 44 anni, entrambi indagati.
Le indagini hanno portato oggi all’arresto dell’ufficiale dei carabinieri, così come disposto dal gip di Catanzaro Gabriella Reillo, su richiesta del procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli e del pm Paolo Petrolo. Nei confronti di Arena è stata, invece, applicata la misura del divieto di residenza in provincia di Crotone. Agli indagati è contestato il reato di tentata estorsione, con la Dda di Catanzaro che aveva chiesto anche l’aggravante del metodo mafioso non riconisciuta dal gip.
Secondo le indagini, tra maggio e luglio 2009, quando Grazioli ricopriva l’incarico di comandante del Roni del Comando provinciale di Catanzaro con il grado di maggiore, l’ufficiale avrebbe ricevuto da Silipo l’incarico di recuperare un credito di 40mila euro che lo stesso vantava da un imprenditore crotonese, L.G. Grazioli si sarebbe, quindi, rivolto ad Arena con il quale, è emerso nelle indagini, aveva rapporti amicali nonostante fosse consapevole del suo “spessore criminale”. Arena, insieme a Sulla, avrebbero avviato una serie di azioni per recuperare il credito, “anche avvalendosi della forza di intimidazione derivante dall’appartenenza di Arena all’omonima famiglia di ‘ndrangheta”.
LE INTERCETTAZIONI. Tra l’ufficiale dei carabinieri Enrico Maria Grazioli, finito in carcere con l’accusa di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso, e Nicola Arena, imparentato con la nota cosca di Isola Capo Rizzuto, c’erano rapporti molto stretti. Al punto che, nelle conversazioni intercettate nell’ambito delle indagini condotte dalla Dda di Catanzaro, i due usavano toni molto confidenziali. “Amico mio” era il modo in cui Grazioli avviava quasi sempre le telefonate con Arena. E questo nonostante l’ufficiale sapesse che il suo interlocutore era nipote di Nicola Arena, capo storico della cosca di Isola Capo Rizzuto. Anzi, secondo gli inquirenti, proprio il cognome Arena sarebbe stato utilizzato per “avvisare” l’imprenditore crotonese della necessità di pagare il debito di 40mila euro maturato nei confronti dell’imprenditore catanzarese Danilo Silipo, indagato nel procedimento.
Il quadro delle intercettazioni telefoniche è allarmante, se si considera che Grazioli, sempre secondo le indagini, non usava mezzi termini nel chiedere ad Arena di convincere l’imprenditore L.G. “Questo qui deve soltanto essere preso per le orecchie e portato ad onorare quello che deve…”, afferma l’ufficiale dell’Arma in una conversazione telefonica. Ed ancora, dinnanzi ai continui rinvii: “Bisogna prenderlo e dirgli senti firma questo assegno per quello che è perché adesso hai rotto abbastanza i c….”.
E per convincere l’imprenditore a pagare, sempre secondo l’inchiesta della Dda, Nicola Arena si sarebbe recato tre volte dallo stesso, facendo pesare il suo ruolo. Al centro della vicenda, una fornitura di infissi che Silipo avrebbe fatto per la costruzione di alcune villette a Crotone, poi finite sotto sequestro. Una fornitura di 180 mila euro, per la quale proprio Silipo vantava ancora un credito di 40mila euro.