Villa San Giovanni, il centrodestra all’attacco della maggioranza, “esclusione e gestione faziosa”

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Il Centrodestra di Villa San Giovanni, assieme ai consiglieri di minoranza, esprime profondo dispiacere per
l’ennesima modalità divisiva adottata dalla maggioranza di governo, anche su questioni che, sebbene
possano apparire semplici, hanno un’importante valenza istituzionale. Ancora una volta, infatti, si è scelto di agire in modo solitario e da un unico punto di vista: quello della maggioranza consiliare.
Dispiace constatare come la Sindaca, accompagnata dalla Presidente del Consiglio – quest’ultima eletta
all’unanimità da tutta l’assise comunale, quindi da tutte le forze politiche dentro e fuori il Consiglio – sembri dimenticare il ruolo di rappresentanza generale che ricopre. Nessun dialogo, nessun confronto è stato attivato, nonostante le ripetute dichiarazioni di apertura e partecipazione che, purtroppo, non si traducono mai in fatti concreti.
La manifestazione del 12 aprile, organizzata per ricordare i 20 anni dall’assegnazione del titolo di “Città” da parte del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, rappresentava un’importante pagina di storia per la nostra comunità. Sarebbe bastato un minimo coinvolgimento delle forze politiche cittadine – che dal 2005 ad oggi hanno tutte, da destra a sinistra, contribuito alla crescita e allo sviluppo della Città – per dare un autentico senso di comunità e unità.
Siamo stati, ancora una volta, costretti nostro malgrado a non presenziare all’evento, nel massimo rispetto
istituzionale, in particolare verso il Sindaco dell’epoca, il Dr. Rocco Cassone. Fu infatti la sua amministrazione, inclusiva e condivisa con l’intero Consiglio comunale, a permettere il raggiungimento di quel prestigioso riconoscimento. A lui va il nostro sentito e incondizionato ringraziamento.
Purtroppo, l’iniziativa odierna, indipendentemente dalle intenzioni dichiarate dalla Sindaca e dalla Presidente del Consiglio, viene totalmente sminuita dall’esclusione – come detto – dei partiti e delle persone che hanno concepito e sostenuto quel risultato in questi vent’anni. Un impegno democratico e amministrativo portato avanti nel tempo da uomini e donne della nostra Città, oltre ogni appartenenza politica.
Si è persa un’altra occasione, in un giorno così significativo, per unire invece che dividere. Ma ciò, per quanto ci rattristi, non ci sorprende, visti i continui e ripetuti momenti di scontro promossi dal gruppo consiliare di maggioranza contro tutte le forze politiche cittadine – da destra a sinistra – lasciando attonita l’intera comunità villese.
Un appuntamento che avrebbe dovuto rappresentare un momento di memoria condivisa e partecipazione istituzionale allargata si è invece trasformato in un evento gestito in modo totalmente unilaterale. Nessun confronto, nessun invito al dialogo, nessuna forma di coinvolgimento è stata riservata ai rappresentanti della minoranza, ai partiti e ai loro iscritti, che hanno degnamente rappresentato la storia di questa Città. Una gestione accentratrice che svilisce il ruolo delle Istituzioni, riducendole a meri strumenti di ratifica delle decisioni della maggioranza.
Tale impostazione, arbitraria e autoreferenziale, contrasta apertamente con i principi costituzionali di
trasparenza, pluralismo e partecipazione (articoli 97 e 49 della Costituzione Italiana). Ignorare questi valori
significa svuotare di senso le Istituzioni democratiche.
A preoccupare, tuttavia, non è solo la gestione dell’evento, ma il messaggio culturale e politico che ne deriva: quello di una politica chiusa, autoreferenziale, incapace di riconoscere la legittimità e la ricchezza della pluralità delle idee. In un’epoca già segnata dalla crescente distanza tra cittadini e istituzioni, scelte come questa non fanno che acuire la disaffezione verso la partecipazione civica.
Per tutte queste ragioni, abbiamo preso la decisione – sofferta ma necessaria – di non partecipare alla
manifestazione del 12 aprile. Una scelta che vuole sottolineare la profonda distanza tra chi concepisce la
politica come esercizio democratico e chi, invece, la riduce a strumento di potere.